sabato 4 febbraio 2023

Bussano alla porta - M. Night Shyamalan

un film misterioso, quattro personaggi appaiono, bussando alla porta, quattro cavalieri dell'Apocalisse, che hanno scelto, o loro o qualcun altro, una famiglia per risolvere i problemi del mondo.

i quattro, guidati da un gigantesco, in tutti i sensi, Dave Bautista fanno le loro richieste, con fermezza e gentilezza, qualcuno deve morire per salvare il mondo.

un po' mi ha ricordato Colossal, di Nacho Vigalondo, una minaccia implacabile che sembra inarrestabile.

niente di nuovo, quindi, ma la "versione" di M. Night Shyamalan è sempre molto interessante.

un film che non vi dispiacerà.

buona (catastrofica e claustrofobica) visione - Ismaele

 

 

...Nel corso del film, dunque, in modo semplice e diretto, Shyamalan ci mette a confronto con ciò che siamo diventati e con ciò che potremo diventare se non vengono compiute le giuste scelte. La tensione è palpabile, sin dalle primissime scene, dove il giocare spensieratamente nel bosco di Wen viene interrotto dalla comparsa in scena di Leonard. Parlando proprio di quest’ultimo personaggio, difficile non accorgersi di quanto Dave Bautista si riveli un interprete capace di dar equilibrio agli opposti, non minimizzando la sua possenza ma anzi arricchendola dotando il suo Leonard di una gentilezza a cui non si è realmente pronti.

Tornando al film, dall’arrivo dei quattro estranei sarà dunque un susseguirsi di attese, non detti e colpi di scena che accrescono sempre più il senso di agitazione, avendo poi sempre in mente la premessa di base, ovvero la scelta che i protagonisti dovranno prima o poi compiere. Chissà se similmente a The Village questo Bussano alla porta si affermerà come il miglior film capace di raccontare il nostro contemporaneo, di certo si rivela un’opera coerente con la produzione precedente del regista, sia a livello estetico che tematico, offrendo una convincente evoluzione nella sua ricerca dell’essenza della società attuale.

Attraverso l’allegoria proposta con questo film, Shyamalan ci invita infatti ad una riflessione sul valore delle scelte che compiamo ogni giorno, sull’importanza imprescindibile della fede e dell’amore, ma anche a ripensare il ruolo delle immagini e il loro peso sulla coscienza umana. Un film estremamente lucido e importante, dunque, al quale si possono perdonare alcuni passaggi narrativi meno convincenti, e capace soprattutto di tenere con il fiato sospeso in modo intelligente e spingere lo spettatore ad una partecipazione attiva (cosa non frequente oramai), dal quale difficilmente si uscirà delusi. Ancora una volta, dunque, Shyamalan si conferma un magnifico narratore dei suoi (e nostri) tempi.

da qui

 

È infatti Bautista che regge questo thriller di parola, tutto dialoghi, confronti e tentativi di convincere gli altri, è lui ad impostare il tono terrorizzato ma anche molto empatico che ha la storia, quel misto di paura per la fine di tutto ma anche di avvicinamento agli altri e tentativo di trovare una soluzione insieme senza la violenza: “Quando ho incontrato Dave ho realizzato che era davvero il personaggio che pensavo potesse interpretare, così innocente, dolce e fragile anche nei miei confronti. È un uomo da 150 Kg di muscoli ma non è così che affronta la vita, anzi lo fa come una persona fragile. Gli ho detto: “Non cambiare. Io dirò azione e lo registreremo!”.

la grande idea (del romanzo ma poi ben tradotta nel film) è che ci sia qualcuno di così grosso in quella parte, qualcuno che associamo alla violenza e di cui temiamo la forza, che anche se non fa nulla è minaccioso. Quello crea la tensione, che poi è sempre il punto: “Spesso guardo le proiezioni dei miei film in sala per controllare che la gente non vada in bagno, perché davvero non dovresti essere in grado di poterci andare mai!”. Non è infatti la tensione il problema di Bussano alla porta ma, come spesso è capitato a Shyamalan, semmai lo è la maniera in cui questa tensione è organizzata in una trama, gli obiettivi della storia e poi la sua risoluzione. Anche in questo caso è facile trovarsi un po’ delusi dagli esiti, dopo che per tutto il film è stato costruita così bene un’aria di grande enfasi e si sono alzate le poste in gioco.

Shyamalan da sempre però è così, è un regista a cui importa molto di più come un film fa sentire lo spettatore che il fatto di avere una trama pulita, coerente e scritta rispettando tutte le regole. Questo gli ha consentito di creare film che dividono e spesso deludenti ma anche di creare ogni volta una tensione che è solo sua, che tutti riconosciamo e che (caso raro) sa nutrirsi anche di niente, cioè non esce per forza dalla logica degli eventi ma lui riesce a farla comparire da sola. Non a caso i suoi film apocalittici preferiti sono La notte dei morti viventi e Gli uccelli di Hitchcock in cui non esiste un’origine chiara per gli eventi: “Entrambi quei film evocano in me la sensazione di cui sono drogato: essere parte di un evento oscuro e pazzesco di cui ho appena realizzato le implicazioni”.

da qui

  


2 commenti:

  1. Shyamalan ha un grande dono, quello di saper catturare l'interesse dello spettatore attraverso la tensione di cui sono permeati i suoi film. E ci riesce (quasi) sempre, anche a dispetto di sceneggiature non proprio impeccabili... era già successo con "Old" e si ripete con "Bussano alla porta": trama per certi versi surreale, eppure il film funziona alla grande!

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    1. è vero, ci sono così tante cose interessanti nei suoi film che al confronto le imperfezioni sono trascurabili

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