Jafar, persona non grata per il Potere del suo paese, non può girare film, ma lui lo fa lo stesso.
certo, sono piccoli film, fatti in casa, costa solo la benzina e il nastro delle riprese, il resto è buona, anzi ottima, volontà.
il regista filma con la camera (abbastanza) fisse, in auto, persone e pensieri interessanti, come se si potessero dire quelle cose liberamente.
l'effetto è strano, e bellissimo.
non perdetevelo, il biglietto oggi è regalato.
buona (chiacchierata) visione - Ismaele
QUI il film completo, sottotitolato in italiano, su Raiplay
…Un piccolo film girato con nulla, ma potente e
geniale, girato nello stile di “Dieci” del maestro dell'autore e più famoso
autore iraniano Abbas Kiarostami, con cui tanto ha collaborato Panhai e dal
quale il nostro ha saputo trarre le tecniche e la classe registica con cui,
anche in condizioni di fatto impossibili, il cineasta riesce a incantarci e a
farci riflettere in modo dirompente e, viste le drammatiche circostanze
personali che lo affliggono ormai da anni, dopo reclusioni e l'attuale libertà
vigilata, in grado di commuoverci e straziarci il cuore.
…Pahani è libero di girare come gli pare e piace, nonostante
l’arresto domiciliare per via della sua propaganda anti-islamica e l’arresto
del 2010, e per questo si offre anche di un fornire un ritratto dell’Iran
contemporanea attraverso i vari passeggeri, con varie tematiche che vengono
toccate attraverso le conversazioni che si susseguono tra i passeggeri: si
passa a parlare del personale concetto di giustizia, della pena di morte, di
cui l’Iran detiene il terzo posto per esecuzione di pene capitali, finché non
si giunge a parlare di cinema, di cui tutto il lungometraggio ne sembra
impregnato. Si citano i film di Panahi stesso, viene denunciata la censura dei
film occidentali da parte del governo, il che causa la circolazione di dvd
illegali, ormai unica fonte che permette agli studenti di cinema di formarsi.
Jafar diventa una sorta di anziano saggio su cui fare affidamento circa la
scelta di questi dvd e come zio raccomanda alla nipote alcune dritte su come
girare un filmato per un compito affidato dalla scuola.
…Un film dedicato al cinema come forma di
espressione libera, pieno di humour, poesia ed
originalità. «Le restrizioni sono spesso fonte d’ispirazione
per un autore – ha affermato Darren Aronofsky, presidente della giuria del
Festival di Berlino 2015, in occasione della consegna dell’Orso d’Oro alla
piccola Hana Saeidi Panahi, nipote del cineasta ed interprete in erba del
film – poiché gli permettono di superare se stesso. Ma a volte le
restrizioni possono essere talmente soffocanti da distruggere un progetto ed
annientare l’anima dell’artista. Jafar Panahi, invece, ha scritto una lettera
d’amore al cinema. Il suo film è colmo d’amore per la sua arte, la sua
comunità, il suo paese e il suo pubblico». Per evitare di mettere
ulteriormente in pericolo i generosi artisti che hanno lavorato con lui, Panahi
ha scelto di non inserire credits al
film, ma i volti, le idee e le interpretazioni veicolano messaggi che rimangono
nello spettatore anche senza nulla di scritto.
…Il tassista Panahi è svagato, divertito, confuso, è
buono con tutti, non fa altro che scusarsi date le sue tremende mancanze
professionali, i suoi incrontri sono tutti significativi e creno dei piccoli
mondi, dei microuniversi all'interno dell'auto. Si comprende subito, già dai
primi due passeggeri, che il film non sarà soltanto un semplice esperimento, ma
una profonda riflessione sulla libertà, la legge e le condizioni attuali
dell'Iran. Infatti, i primi due clienti di Panahi parlano della giustizia, sul
fatto che sia giusto o meno condannare a morte per piccoli reati anche solo per
dare un segno; Scoprirero che la persona che si batte per la condanna a morte è
in realtà un borseggiatore. Dopo di loro abbiamo un nano che dice di svolgere
un lavoro molto importante, poiché vende copie di film vietati e tra questi c'è
Midnight in Paris di Woody Allen che Panahi ha potuto vedere grazie a lui.
L'incontro con la nipote è incredibilmente significativo, poiché è una bambina
che cerca di fare il suo primo film con la macchina fotografica e deve
rispettare le regole rigidissime imposte dall'insegnante di cinema,
straordinario il momento in cui la piccola legge le regole allo zio che a causa
delle stesse non può girare per venti anni. Poi abbiamo lo splendido incontro
con l'avvocato che difende i diritti dei soppressi e il finale con la
telecamera rubata è una denuncia che ci fa capire che solo l'ingiustizia può
fermare l'arte e la libertà espressiva. Taxi Teheran è un capolavorio di
ironia, di silenzi lancinanti, di dolore e presa di coscienza, è soprattutto un
grido di liberazione, una speranza che mette luce per ogni artista soppresso,
ma naturalmente non è un capolavoro per la semplice condizione attuale di
Panahi ma per la grandezza artistica dello stesso che rende ogni momento
profondo, non uscendo mai dalla grazia del cinema per farci cadere in un banale
filmato da reality, ma tutto è sempre circoscritto all'arte e alla sua forza
espressiva.
Dal trailer mi sembra carinissimo, una chance gliela voglio dare xD
RispondiEliminasarà una bella sorpresa :)
Elimina