un film che racconta ognuno di noi, come saremo, forse.
demenza senile e Alzhameir all'inizio li riconosceremo, poi si cade in un buco nero nel quale la nostra volontà e la nostra memoria non le governeremo più.
qualcuno lo sa per esperienza vissuta, sulla pelle di altri, spesso genitori, e non si torna indietro.
Anthony Hopkins è così bravo che il film sembra quasi un documentario, e ognuno (ri)conoscerà qualcosa del tramonto, è ancora giorno, ma non si vede più bene, poi il buio.
è un film al chiuso, dove il tempo scorre con tempi diversi per ognuno, e distinguere il vero dal non vero diventa sempre più difficile.
uno inizia a dire quello che pensa, ma anche quello che non pensa e ritorna bambino, smarrito e spaventato, in attesa della carezza e dell'abbraccio della mamma, che non arriverà mai più.
anche la figlia, Olivia Colman, è straordinariamente brava.
buona, imperdibile, visione - Ismaele
…The Father è allora soprattutto il veicolo
che dà a Anthony Hopkins uno degli ultimi straordinari ruoli della sua
carriera, che gli è valso un secondo Oscar come Miglior Attore dopo quello
per Il silenzio degli innocenti. Un personaggio che si chiama come lui (Zeller ammette di
averlo portato sul grande schermo proprio per donarlo a Hopkins) e che
all'inizio strizza l'occhio alle tante figure intellettualmente dominanti e in
fondo un po' sprezzanti già interpretate in passato, da Lecter all'amato Lear,
ma che presto si ritrae in una vulnerabilità trasparente che strappa il cuore.
È anche una recitazione insolitamente fisica, articolata a più livelli su tutto
il corpo in ogni istante di girato.
La complessità tecnica è enorme, ma ciò che conta
è il modo in cui l'attore gallese cuce il filo emotivo tra una scena e l'altra
(grazie anche all'espressività di Olivia Colman, perfetta nel ruolo di figlia
generosa), elevando la trovata di sceneggiatura e offrendo una catarsi
autentica a qualunque spettatore che abbia mai avuto a che fare con questo tipo
di malattia.
Ben oltre la frontiera dell'empatia, The Father spinge ad affrontare
la prospettiva del declino cognitivo che vive in ognuno di noi, smontando la
realtà sotto i nostri occhi.
… Fra le tante cose che The Father riesce a fare alla
perfezione è l'uso dello spazio. Il film è infatti un dramma da
camera, che viene da una pièce teatrale dello stesso Zeller.
Tutto ciò che vediamo è importante, tornerà alla fine e avrà un piccolo grande
ruolo nel palcoscenico mentale del Padre interpretato da Anthony Hopkins. La
decrittazione della sceneggiatura avviene tramite gli oggetti, la loro perdita
o il loro ritrovamento, in una continua marea che cancella le orme nella sabbia
cerebrale del protagonista.
Nulla è lasciato al caso, e fin dall'inizio The
Father destabilizza nel suo stesso gioco dei generi, con sottofondi
horror, venature investigative e una coperta di mistero che noi cerchiamo di
togliere, mentre Zeller lo sta già facendo al posto nostro.
Ed è proprio quando ogni cassetto inizia ad aprirsi e pensiamo di essere
totalmente persi che The Father schiocca le sue dita e
ci riporta nella lancinante realtà della demenza senile, facendoci capire una
singola e cruciale cosa: abbiamo sempre avuto il punto di vista di Anthony
Hopkins, prigionieri del suo dramma che nemmeno il sipario riesce a cancellare…
… Anche se The
Father – Nulla è come sembra rifugge dal patetismo e dalla
pornografia del dolore, è inevitabile che con il suo progredire la storia
diventi sempre più amara e che il tunnel in cui è imprigionato Anthony si
stringa sempre di più intorno al protagonista. In questo racconto di
sovrapposizioni di volti e di ricordi, di fantasmi del passato, di presenti
alternativi, di futuri mai scritti e di solitudine mentale, prima ancora che
fisica ed emotiva, stupisce ancora una volta la delicatezza con cui Zeller
mette in scena il crepuscolo dell’esistenza, trasformando anche una fredda
stanza di ospedale in un luogo di riflessione sulla memoria e sul cammino che
ognuno di noi intraprende mentre si avvicina alla fine: quello verso casa e
verso gli affetti più profondi, anche se lontani nel tempo e nel ricordo.
Smarrito negli anfratti più reconditi della sua mente,
sospeso fra tante diverse proiezioni della realtà e incapace di assegnare alle
facce che gli stanno intorno la giusta collocazione temporale e affettiva,
Anthony non può più contare su nessuna Rosabella, né su qualche scritta che lo
aiuti a raccapezzarsi. Non resta così che aggrapparsi ai sentimenti più
universali e inscalfibili, come l’amore materno, e a una natura silenziosa ma
accogliente, a cui affidarsi senza remore per sentire ancora il vento sulla
pelle. Insieme alla memoria, scompaiono così anche i traumi e i dolori, le
delusioni e le menomazioni. Resta solo un flebile anelito di vita, perso nel
tempo e nello spazio, da assaporare e custodire, come questo splendido lavoro
di Zeller.
"The
Father" è un film inquietante e poetico al tempo stesso, interpretato da
due straordinari attori protagonisti. Caratterizzata dall'apparente assenza di
una storia, la pellicola è la rappresentazione di una condizione, di una lenta
ma inesorabile discesa in uno stato di inconsapevolezza. Case che cambiano
disposizione, persone che trasformano i loro volti e decisioni smentite, mai
prese, portano alla domanda: qual è la realtà? Mentre il racconto scorre tra
ripetute e continue modifiche, lo spettatore entra sempre di più nella mente
del personaggio chiedendosi cosa stia accadendo. Nonostante si tratti di un
film fortemente drammatico, un velo del genere thriller e mistery pervade ogni
scena e si percepisce in ogni sequenza. La trama si intreccia a quella verità
intangibile e illusoria che diventa sempre più lontana e che, giorno dopo
giorno, acquista forma e spessore.
Il film cattura lo
spettatore tenendolo sospeso per tutti i 97 minuti che lo compongono. Suspence,
tensione e apprensione rendono "The Father" coinvolgente nella sua
magica scoperta di un mistero. Analogia, simbolismo, metafore e associazioni
ricalcano gli elementi del thriller e del crime-detection, ma il
tutto all'interno di una storia senza reati né crimini. Oggetti che si spostano
da soli, figlie che diventano assistenti e ricordi che diventano sogni, non c'è
alcuna certezza nella storia di "The Father". Ma nonostante la verità
si faccia attendere, la pellicola trasmette tutta la sofferenza e l'angoscia di
una vita che non si riesce più a sostenere da soli. Ogni giorno ci saranno le
stesse domande, ma le risposte saranno sempre diverse…
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