il terzo film di Luigi Bazzoni che vedo, ne parlano come di un'opera minore, ce ne fossero di opere minori così.
attori bravi (grande Franco Nero), regia come si deve, fotografia di serie A, un film che non delude.
non sappiate niente della storia, non mancheranno le sorprese.
buona visione - Ismaele
…girato veramente da dio, sin dalla telefonata di
Helene al figlio, con rumori, voci, tempi perfetti; il suo apice è
l'eccezionale inseguimento, le lampade appese traballanti, il vento, i blu e la
macchina che si muove ed entra ed esce dalle finestre, i vetri che si rompono,
la cattura. E poi tutto svanisce, il cinema diventa semplice racconto, ma quegli
attimi, sì, quei minuti, wow, la purezza di uno sguardo, il lavoro di un
regista, la naturalezza, in questo, di Luigi Bazzoni.
…Se si vuole essere pignoli e sottoporre il film ad accurata revisione da lente d’ingrandimento allora non pochi sarebbero i difetti da sottolineare: troppi personaggi non ben delineati, omicidi spesso risolti frettolosamente senza motivazioni credibili, troppo poco peso allo spessore psicologico dell’assassino nella soluzione finale (se il movente è tanto bizzarro da avere radici nell’astrologia forse un approfondimento sul suo background non avrebbe nuociuto…). Ma Giornata nera per l’ariete non merita di essere archiviato così. Al di là delle manchevolezze del plot, ha comunque meriti che gli consentono di essere annoverato tra quei titoli emblema del film di genere italiano. Dove manca la sceneggiatura interviene la bellissima e sinistra fotografia di Vittorio Storaro e dove il film si fa prevedibile è la macchina da presa a offrire soluzioni non banali.
Bazzoni predilige primi piani per drammatizzare i dialoghi ed è il grandangolo a intervenire creando senso di spaesamento; non il solito zoom sul volto del protagonista ma spazi aperti, sinistri e stranianti. Insomma, non perfetto, ma un piccolo gioiello del giallo all’italiana. Giornata nera per l’ariete è stato spesso accusato di essere tutto stile e niente sostanza, «di essere buono per tagliare il brodo». Chi ha detto che avere stile è cosa da poco? E se lo stile riesce a plasmare una sequenza inquietante e ricca di suspense come quella dell’aggressione al bambino sul finale allora non è detto che una cosa escluda l’altra. Se poi puntare alla sostanza significa avere a che fare con certi film di oggi, ben venga lo stile.
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