martedì 8 giugno 2021

Tutto Woody Allen (in 23 parole) - Filippo Adussi

 

 

Qualche cinema ha già riaperto, qualche altro, probabilmente, riaprirà presto. Per ingannare l’attesa, non sarebbe male usufruire di quell’importantissimo diritto dello spettatore di ri-vedere ciò che più è piaciuto; in questo caso specifico, l’ampissima filmografia di Woody Allen rappresenta un ottimo modo di farlo. Tuttavia, data la mole, sarebbe forse utile, specialmente per i non appassionati, questa sorta di breve dizionario “Allen-noi, noi-Allen”, ch’è stato pensato appunto come una specie d’agile via d’accesso alle tematiche principali affrontate dal regista, con tanto di consigli ai neofiti in conclusione, in modo da potere facilmente iniziare, nel caso sventurato non si avesse mai visto nulla del nostro, con qualche titolo che altri direbbero essere ormai un classico. Buona visione!

Morte

Vero tema centrale del cinema alleniano, la morte e la paura della morte, o meglio l’angoscia da essa generata, rappresentano il bersaglio di Woody Allen, il quale, potremmo anche dire, nei suoi film non fa altro che cercare di dissacrarne la tragicità, canzonandola. Spesso, infatti, la morte è un personaggio del film a tutti gli effetti, nella classica sua parodia di mantello e cappuccio, e anch’essa vittima, esattamente come i “vivi” che deve mietere, degli stessi loro vizi e problemi, primo fra tutti, paradossalmente, la fretta (Harry a pezzi, 1997). «Ci sono cose peggiori della morte. Se hai passato una serata con un assicuratore, sai perfettamente di cosa parlo».

Sesso

Per certi versi, la controparte del tema della morte. Allen ne analizza le sfaccettature da ogni punto di vista, soprattutto psicologico (cfr. Psicanalisi), ma anche del prestigio sociale (Match point, 2005), dal punto di vista morale, nelle sue declinazioni “non-convenzionali” (ad esempio, il triangolo amoroso in Vicky Cristina Barcelona, 2008), oppure seguendo semplicemente il suo sviluppo nelle diverse fasi della relazione, da prima a dopo il matrimonio (cfr. Matrimonio). Naturalmente, Allen non manca d’ironizzare anche sui tabù dell’erotismo e sulle sue mitizzazioni. «Oggi sono più famoso, faccio cilecca con donne più belle». Il sesso, spessissimo, è il motore delle vicende dei suoi film.

Televisione

«Gli americani non gettano mai via i loro rifiuti, ma li trasformano in show televisivi».     

Jazz

Provetto clarinettista, la più grande passione di Woody Allen (dopo le Donne, s’intende) è la musica Jazz, che infatti rappresenta il prezioso arricchimento di gran parte delle sue colonne sonore più riuscite. Basti pensare al celebre incipit di Manhattan (1979), che s’apre sulle travolgenti note di “Rhapsody in blue” di Gershwin, ma anche all’inferno ricostruito in Harry a pezzi, dove una schiera di demoni sudaticci tormenta i dannati sulle sfrenate note di “Sing, sing, sing” di Benny Goodman.

Psicanalisi

Questa rappresenta il vero e proprio “filo rosso” del cinema alleniano, dal momento che può essere considerato, quest’ultimo, un modo di fare film incentrato sulla introspezione e la ricerca dei “motivi profondi” che muovono l’agire dell’uomo, spesso inconsciamente. Allen declina questo suo interesse per l’interiorità in modi molto diversi, e con linguaggi cinematografici molto diversi, anche agli antipodi. Basti pensare alla differenza che passa tra un film come Interiors (1978), dalle tinte di tonalità fredda e distaccata (à la Bergman, per capirci), totalmente privo di colonna sonora, ed altre sue pellicole, decisamente più colorate e vivaci, praticamente sullo stesso tema, come, per esempio, il pluripremiato Hannah e le sue sorelle (1986). Inoltre, la psicanalisi, o meglio gli psicanalisti, sono l’oggetto satirico di numerosissime sentenze di Allen, il quale sostiene che tale disciplina, in realtà, sia semplicemente una farsa «tenuta in piedi dalla lobby dei produttori di divanetti».

Masturbazione

Woody Allen sostiene che, per essere dei buoni amatori, il segreto è esercitarsi molto da soli (Amore e guerra, 1975). «Non denigrare la masturbazione, è sesso con qualcuno che amo».

Matrimonio

Allen, essendosi sposato ben tre volte, evidentemente conosce bene gli alti e bassi del talamo nuziale, e spesso ne fa una calzante parodia nei suoi film. Tra i problemi più frequenti analizzati dal nostro relativamente alla vita matrimoniale, troviamo ovviamente la noia, l’assenza di stimoli, il calo della libido e, chiaramente, il desiderio di nuove avventure; per dirlo con una parola sola, insomma, l’infedeltà (cfr. Corna). Spesso, i protagonisti dei suoi film sono pericolosamente coinvolti in vere e proprie relazioni extraconiugali, che arrivano anche a conseguenze disastrose (come, ad esempio, in Crimini e misfatti, 1989), oppure sono attanagliati da dilemmi morali, del tipo “chi deve lasciare chi”, che impediscono loro d’abbandonare una vita insoddisfacente e rifarsene una migliore. È altrettanto frequente che il protagonista sia divorziato, ed Allen ironizza parecchio sulle problematicità d’avere un “ex”, come, per esempio, in Manhattan, quando l’ex-moglie del protagonista si rifà una vita con una ragazza lesbica, che prontamente Allen cerca d’investire “per errore” con la macchina.

Menzogna/Verità

Molti dei personaggi dei film di Allen sono bugiardi cronici, ma, quasi sempre, ottengono ciò che si meritano. Quando questo non accade, tuttavia, lo spettatore li odia profondamente.     

Bergman, Ingmar

Regista svedese, vero e proprio punto di riferimento per l’estetica cinematografica di Allen, oltre che per le tematiche filosofiche dei suoi film più esistenziali. Nel celeberrimo Io e Annie (1977), Allen lo omaggia mettendo, sullo sfondo d’un cinema sulla strada, le locandine del di lui film “Face to face. «Se non posso raggiungere la sua qualità, forse potrò avvicinarmi alla sua quantità».

Corna

«Il mio corpo appartiene a mio marito, ma quello che faccio dal collo in su è tutta un’altra cosa» (Celebrity, 1998).       

Dio

Esattamente come la morte, anche Dio è uno dei personaggi con cui Woody Allen dialoga più frequentemente, in maniera diretta o più spesso indiretta, per quanto, a differenza di quell’altra, Dio non venga mai rappresentato caricaturalmente nei suoi film. Allen, pur ritenendosi profondamente un ateo, data la sua visione delle religioni (cfr. Ebraismo), si dichiara però agnostico, perché, dice, è meglio non farsi prendere dai colpi di testa, visto che «magari io oggi m’ammazzo, e Lui domani concede un’intervista» (in Amore e guerra). Per quanto concerne il paradiso, cfr. la voce Donne.

Manhattan (ma anche, per estensione, New York)

«Capitolo primo. “Era troppo romantico riguardo a Manhattan, come lo era riguardo a tutto il resto: trovava vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico. Per lui New York significava belle donne, tipi in gamba che apparivano rotti a qualsiasi navigazione…” eh no, stantio, roba stantia, di gusto… insomma, dai, impegnati un po’ di più, da capo. Capitolo primo. “Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea: la stessa carenza di integrità individuale che porta tanta gente a cercare facili strade stava rapidamente trasformando la città dei suoi sogni in una…” non sarà troppo predicatorio? Insomma, guardiamoci in faccia: io questo libro lo devo vendere. Capitolo primo. “Adorava New York, anche se era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. Com’era difficile esistere, in una società desensibilizzata dalla droga, dalla musica a tutto volume, televisione, crimine, immondizia…” no, troppo arrabbiato. Non voglio essere arrabbiato. Capitolo primo. “Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre…” no, aspetta, ci sono: “New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata”.». (incipit di Manhattan).

Problemi di coppia

Letteralmente ogni commedia romantica di Woody Allen affronta la tematica delle relazioni attraverso la lente d’ingrandimento dei problemi di coppia, dagli screzi quotidiani d’una coppia ormai scafata (Misterioso omicidio a Manhattan, 1993), agli equivoci ed incomprensioni profonde, fino ad arrivare a sintetizzare le dinamiche di coppia nel disincanto di Basta che funzioni (2009). Il film che forse riassume meglio di tutti l’ampissimo spettro di sfaccettature che le relazioni sentimentali sanno celare in sé stesse è però Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010).

Parigi

La sola città, dopo NY, dove il nostro si sente a casa. Alla capitale francese, e, in particolare, alla vivacità culturale che l’ha caratterizzata negli anni della belle époque, il nostro ha dedicato uno dei suoi film più riusciti in assoluto, ovvero Midnight in Paris (2011).

Pioggia

Di solito, nei film di Woody Allen, la pioggia ha un significato allegorico molto positivo, in chiave spesso romantica. Frequentemente sottolinea un rinnovamento, una catarsi dei sentimenti, un nuovo amore, oppure un amore ritrovato dopo le avversità. Naturalmente, può anche simboleggiare una sorta di negazione di tutte queste cose, qualora il personaggio la viva piuttosto come un problema, e non come una benedizione, per così dire, letteralmente venuta dal cielo. Il film che maggiormente palesa questo rapporto di Allen con la pioggia è forse Un giorno di pioggia a New York (2019), ma anche la scena finale del già citato Midnight in Paris.

Ipocondria

«Le parole più belle del mondo non sono “ti amo” ma “è benigno”» (in Harry a pezzi).

Donne (sinonimo di Muse)

Woody Allen ha, per il genere femminile, qualcosa di più che una semplice passione. Tutto ciò che ha imparato, dice lui, lo ha appreso dalle sue amicizie o relazioni col gentil sesso. Spesso e volentieri, infatti, le sue compagne sono state anche protagoniste dei film (cfr., per esempio, Diane Keaton; ma anche la seconda moglie Louise Lasser, o l’attrice Mia Farrow), tanto che non sarebbe difficile utilizzare questo criterio per suddividere la produzione artistica di Allen in periodi diversi, in base alla musa del momento. Altrettanto importante, da questo punto di vista, è stata l’amicizia di Allen con Scarlett Johansson, da cui il regista è stato tanto ispirato da tornare lui stesso a calcare le scene in veste d’attore, dopo anni d’assenza (Scoop, 2006).

Bianco & nero

I toni di grigio sono spesso scelti da Woody Allen per i suoi film più introspettivi. In quello ch’è forse il suo capolavoro, ovvero Manhattan, il nostro utilizza il bianco e nero anche per ricreare quella atmosfera metropolitana tipicamente newyorchese, dando maggiore realismo ad un film ch’è, letteralmente, una lettera d’amore di Allen alla sua città. Anche in Ombre e nebbia (1991), troviamo un utilizzo simile delle tonalità di grigio, questa volta tuttavia intese a ricreare un ambiente cupo, di sospetto, più vicino al film noir.

Fellini, Federico

Allen omaggia questo suo grande maestro in uno dei suoi film più belli in assoluto, Stardust memories (1980), ch’è una sorta di parodia in chiave più leggera del capolavoro di F.F., 8 e ½.

Ebraismo

D’origine ebraica, Allen cresce, appunto, nel quartiere giudaico di Brooklyn, ricevendo dalla sua famiglia un’educazione religiosa in tal senso, che poi abbandonerà. La sua idea è che le religioni (in questo senso tutte, e non solo quella ebraica) siano come dei “club associativi” che, dice lui, hanno lo scopo di alimentare il concetto di diverso. Questo, ovviamente, non esclude che lui tenga in altissima considerazione il bisogno insito nell’uomo di una “ricerca spirituale” che, tuttavia, deve essere, a suo parere, il più possibile libera e “umana” in senso integrale. Nei suoi film, Allen ironizza parecchio sulle idiosincrasie dell’ortodossia ebraica, così come anche su quella di altre religioni.

Keaton, Diane

Il grande amore del regista. I film che vedono la collaborazione dei due sullo schermo, infatti, sono quelli che maggiormente hanno consacrato il nostro nel firmamento della storia del cinema.

Venezia

Il posto del cuore del nostro regista, tanto da scegliere la città veneta come location delle sue terze, ed ultime, nozze. In una intervista ad Enzo Biagi, Allen ha definito Venezia come “un’amante, una bella donna dal fascino irresistibile”.

Sogno/Realtà

Uno dei temi più cari del regista è sicuramente il contrasto tra la cruda realtà della vita e la capacità di astrarre, in una sorta di via di fuga intellettuale, dalle tragedie d’ogni giorno. Ad esempio, in La rosa purpurea del Cairo (1985), questa possibilità d’evasione è data dal cinema, il rifugio che la protagonista, Cecilia, sceglie per salvare sé stessa dalla “grande depressione” degli anni ’20, che probabilmente si chiamava così non per caso. «La vita reale è per chi non sa fare di meglio» (in Un giorno di pioggia a New York).

 

Consigli per i neofiti: 1) Amore e guerra (1975); 2) Io e Annie (1977); 3) Manhattan (1979);  4) Stardust memories (1980); 5) La dea dell’amore (1995); 6) Harry a pezzi (1997); 7) Anything else (2003); 8) Match point (2005); 9) Scoop (2006); 10) Midnight in Paris (2011); 11) Magic in the moonlight (2014); 12) Un giorno di pioggia a New York (2019).

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