domenica 6 giugno 2021

Milano calibro 9 - Fernando Di Leo


Milano è una protagonista del film, e tutti sono bravissimi.

io preferisco Rocco (Mario Adorf), ma è un dettaglio.

la sceneggiatura è perfetta, vendetta, amore, tradimento, amicizia, colpi di scena, non manca niente, e tutto al posto giusto.

ci sono dentro anche i turbamenti di quegli anni, nelle parole del poliziotto che vede e dice che la polizia è al servizio del capitale, dei ricchi.

in sintesi, è un gioiellino da non perdere - Ismaele


 

 

Gastone Moschin, sfruttato al di fuori del genere comico, è perfetto per la faccia granitica (un po’ da duro un po’ da buono) di Ugo Piazza. Un “uomo del Nord”, freddo, calcolatore, imprevedibile, con un’unica debolezza, in cui il destino farà breccia. Mario Adorf è il suo controcanto mediterraneo e sudista, la forza in movimento, bruta e irriflessa, tanto quanto Piazza ne incarna la potenza statica. Al di là delle considerazioni sulla giustezza dell’ethos criminale che di Leo rappresenta in Rocco e dell’istrionismo di Adorf (doppiato da Stefano Satta Flores, al quale va reso quanto che gli spetta nella caratterizzazione), il suo personaggio emerge come nessun altro in Milano calibro 9, tant’è che il regista gli lascia il grande assolo dell’inizio e chiude il film su di lui, custode del codice morale che non permette di lasciare invendicata la morte di un “giusto”. Poi la grande messa in luce di Barbara Bouchet, nello sguardo della quale brillavano – disse di Leo – come delle “cattiverie”; poi Philippe Leroy, Chino nervoso e incanottierato; poi il nostalgico boss cieco, Ivo Garrani, poi Lionel Standler, che pare una chioccia più che un mastino; poi l’opposizione dei due poliziotti, Frank Wolff il fascista, e Luigi Pistilli il progressista; poi i picciotti, colti ciascuno in un vezzo, in uno schizzo espressivo, in un tic, tutti veri e pregnanti; poi Milano, azzurracea e nebbiosa, stessa che entra come personaggio nella storia. E Fernando di Leo in quella del cinema.

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Divenuto film cult del genere già al momento della sua uscita nelle sale, Milano Calibro 9 presenta tutti i punti di forza che sono presenti in tutte le migliori pellicole del regista: innanzitutto un’azione serrata ed avvincente, quindi una fotografia limpida ed originale grazie all’uso spesso intelligente e mai banale della mpd (spesso dal basso verso l’altro), inoltre una colonna sonora tra le migliori del filone poliziesco. Il film presenta alcune situazioni che poi detteranno la strada da seguire a molti registi che si cimenteranno nel genere: un uomo ricercato per uno sgarro, la sua vendetta, varie azioni punitive e intimidatorie, un finale a sorpresa…

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En Milán Calibre 9 Di Leo logra conjugar con mano maestra la sensación de desconfianza, neurosis y atropellos superpuestos que reinaba en una época que ya había dejado atrás aquel Milagro Económico Italiano de la posguerra, recuperación acelerada de la nación producto del desvío de recursos del campo a las metrópolis y la modernización en infraestructura y comunicaciones, y definitivamente entraba en ese ciclo insoportable de crisis financieras del nuevo capitalismo posmoderno que reemplaza al trabajo como fuente de riquezas con la especulación, las corruptelas estructurales, los oligopolios multinacionales, la ponderación del aparato represivo antipopular y el repliegue y desmantelamiento total del Estado de Bienestar, garante de antaño de una protección social que muchas veces era claustrofóbica aunque también mitigaba los efectos más nocivos de la explotación y estaba orientada a posponer la llegada de unas pobreza y miseria que vienen inundando todo el globo desde que en los 70 se impuso de a poco esa mentalidad de “cada uno por su cuenta” que se extiende hasta nuestros días…

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inizia così:

 


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