torna al cinema, dopo 18 anni, un film impossibile da perdere.
è un film pieno di sangue e di violenza, ma tutto è assolutamente funzionale e necessario a una storia che si svela sotto i nostri occhi.
sembra un film di vendetta, e lo è, sembra di vedere tanti film, tante storie, tante traiettorie, e lo sono, avanti e indietro nel tempo, e nello spazio, come in un dipinto di Escher, all'inizio è strano, poi ha la sua perfezione, ogni cosa sarà illuminata.
beato chi non sa niente del film, il regno della felicità lo aspetta, e beato anche chi l'ha già visto, suo è il regno del Cinema, che lo accoglie ancora una volta.
buona, imperdibile, visione, al cinema è meglio - Ismaele
…Uomini che 15 anni di prigionia hanno
fatto diventare belve affamate: di vendetta, di violenza, di conoscenza. Perchè
mi liberi Woo Jin? Perchè vuoi che vada, che torni al mondo? Cosa devo capire?
Quale segreto?
Drammi famigliari. Inumani, terribili, drammi famigliari. Sei padre Oh
dae-soo, non dimenticarlo mai.
Denti staccati, lingua tagliate, anime dilaniate.
E il ricordo. Il ricordo radicato, terribile di Woo Jin. Il ricordo che non
c'è, lontano, irraggiungibile di Oh dae-soo. Cerca di ricordare vecchio
ragazzo, cerca di ricordare.
L'emozione della musica, l'emozione di una mano che, mortalmente, lascia
l'altra, l'emozione di un regalo arrivato troppo tardi, l'emozione di aver
visto qualcosa di straordinario, violentemente poetico.
L' orrore della scoperta, della verità. Sangue del mio sangue…
… Lo stile di ripresa e montaggio accentuano
il senso di angoscia claustrofobica e asfissiante provata da un protagonista
che, tornato libero, si rende conto di essere ancora prigioniero, solo in una
stanza più grande. La sua fuga di uomo braccato, spiato e controllato non può
che esplodere in una memorabile rissa in piano sequenza, in cui Dae-su affronta
da solo, a calci, pugni e martellate, un fitto branco di aggressori. Ma
l'incubo non è finito, i colpi di scena sono dietro l'angolo e mozzano il fiato.
L'unica concessione al colore, e alla vita, è quel rosso
finale nel bianco della neve, simbolo di speranza e forse anche di riscatto, ma
non di una nuova purezza, impossibile da raggiungere nel mondo sporco di
Chan-wook Park. Autore di un cinema che si conficca nella pelle e nell'anima
dei suoi protagonisti, come dei suoi spettatori.
…Oldboy è davvero,
letteralmente, un film fondamentale del cinema contemporaneo. Uno
di quei film che le decadi non appannano, che si fa ripercorrere con immutata
fascinazione e pathos e che lascia stupefacenti dettagli (apparentemente)
infinitesimali ancora lì da scoprire.
La sua versione 4K, che impatta tremendamente non solo
sulle pupille ma anche sui timpani (la colonna sonora di stampo classico ed
operistico beneficia forse più di tutti del restauro), martellante come l’arma
simbolo del film, è il modo perfetto e definitivo per farlo. Di corsa.
Nessun commento:
Posta un commento