giovedì 27 maggio 2021

Afrika - Alberto Cavallone

un film strano, per i tempi di oggi.

c'è una cornice, all'inizio e alla fine del film, che mostra dove è ambientato il film, in un paese africano, Etiopia, credo, dove la violenza e gli omicidi sono continui e spietati.

il film riguarda un bianco, che si innamora di un ragazzo etiope, Frank, l'incontro avviene a causa di Rimbaud.

e questo amore viene visto molto male dalla moglie del professore e dalla sorella del ragazzo.

merita la visione, se si trova - Ismaele



…I personaggi sono quasi tutti sgradevoli, la sola vera vittima è Frank, il ragazzino innamorato, incapace di sopportare il peso della sua diversità. Tra i personaggi di contorno c’è anche una moglie etiope di un colonnello italiano diventato cieco che viene tradito dalla donna in maniera sfacciata. Il giudizio morale del  pubblico anni Settanta è ben rappresentato dal commissario etiope: “Chiudiamo questa storia squallida come suicidio di una donna abbandonata. Non facciamo parola di tutto il resto”. Stupendi i paesaggi africani, una fotografia perfetta tratteggia alcune usanze etiopi, inquadra le iene mentre si cibano di pezzi di carogne, riproduce tramonti sul fiume e spaccati di savana.

Un film pasoliniano che risente di influenze jacopettiane, ma corretto secondo lo stile personale di un regista trasgressivo, che ama stupire. Un melodramma erotico versione gay con un pizzico di giallo, con personaggi che sembrano usciti da un film di Polselli, ma ben tratteggiati, al punto che riescono a far affezionare lo spettatore. La musica è triste e monocorde, ideale per il tipo di pellicola. Il montaggio è lento, compassato, ma il tono lirico della sceneggiatura e dei dialoghi lo prevede.

Cavallone confida a Nocturno Cinema: “Volevo parlare di Africa e di omosessualità. Mi interessava esplorare il problema, cercare di far capire questo tipo di rapporto, che era visto allora come un rapporto tabù. E soprattutto mi interessava fare una storia africana in cui l’Africa potesse essere uno sfondo per mettere più vicini i personaggi. I bianchi in un’Africa che si era ormai decolonizzata erano i soldati del generale Custer…”. Il pubblico con comprese, anche se negli anni Ottanta Afrika si è visto molto – a notte fonda – sugli schermi delle peggiori televisioni private. Consigliato.

da qui

 

Afrika, terra di popoli tormentati e di personaggi tormentati. Da un lato il film di Cavallone sembra ripercorrere alcune tematiche, specialmente all'inizio, già affrontate ne Le salamandre per poi confluire verso il dramma intimo dei personaggi, costretti ad indossare maschere per nascondere le loro angosce a se stessi ed agli altri. Vorrebbero essere felici, ma non possono. Quelle maschere che nascondono un bisogno d'amore inappagato. Pur non essendo una pellicola pienamente riuscita dal punto di vista tecnico e non nascondendo difetti di sceneggiatura, Cavallone riesce tuttavia a fare un ritratto decadente di uomini e donne già condannati che neanche gli ampi spazi africani concedono loro respiro e libertà. Lucido e pessimista che lascia l'amaro in bocca.

da qui

 

D'obbligo vederlo integrale. Sono 20 minuti in più. Partendo dall'interrogatorio dei due testimoni ne vien fuori una storia di drammi molto intensi, ottimamente rappresentati da situazioni, sguardi ed espressioni molto emblematiche. Giù il cappello alla coerenza inossidabile di tutti i personaggi, che pagano fino in fondo e con dignità le conseguenze delle loro scelte. Un gran film!

MEMORABILE: Sublime all'inizio la risposta del tenente: "Non si chieda il perché di quello che vede".

da qui


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