Un film molto bello, sempre di attualità, su chi riesce a dire di non avere le forze e/o le capacità di ricoprire un certo ruolo, su chi abbandona, su chi "diserta".
E' un film bellissimo, chissà se Moretti ha
voluto citare il ballo dei preti de "Il ritorno di Cagliostro", di
Ciprì e Maresco.
Il vagare di papa Melville (il nome è un omaggio
al regista francese) un po’ mi ha ricordato Moro - Herlitzka (quando in
"Buongiorno notte" esce dalla prigione e passeggia libero per Roma).
Michel Piccoli è un mostro di bravura.
Non perdete il film di Moretti, merita molto - Ismaele
QUI il film completo, su Raiplay
… E’ cinema puro, il film a più alto tasso
cinematografico di Moretti: movimenti di macchina ambiziosi, una direzione
d’attori che evangelicamente fa degli ultimi (per pose) i primi (i cardinali
Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo Milli, Roberto Nobile, Ulrich Von
Dobschutz meritano almeno un David collettivo) e una regia totale, che mixa
humour e riflessione, dubbio ed esistenza, singolo e collettività, libero
arbitrio e istituzione, Vita e Sistema. Oltre la fede e oltre la psicanalisi,
Moretti professa un eterodosso darwinismo: l’evoluzione della (nostra) specie è
l’astensione dal potere. Da far impallidire qualsiasi decrescita.
E’ il film di un Autore che ha
messo la testa a posto. Lasciati nel fuoricampo vezzi, frizzi e narcisismi,
rimane il Moretti autarchico per immagini e suoni, capace di dare carta Bianca al
nostro immaginario, con un’idea inaudita: un Papa non ancora Papa, una non presa del potere che
metterebbe d’accordo Fellini e Rossellini per una superba sintesi del nostro
cinema…
…Non è un film sulla Chiesa, "Habemus
Papam", ma sulle istituzioni. E' un film sul potere, sull'aspetto, la
facies del potere. Contrariamente a "Il caimano", che ci
apparve non risolto nel suo confrontarsi in maniera diretta e immediata con una
figura a dir poco ingombrante, "Habemus Papam" si sostiene
leggero sulla grazia di un'ispirazione felice, perché è parabola universale,
allegoria che trascende un'istituzione e l'attualità, con la vocazione di non
parlare tanto dell'oggi, quanto di restare nel tempo.
Garbatamente iconoclasta, è un film
liberatorio, perché incentrato sul dato umano. Siamo portati infatti a condividere
e prendere le parti di quest'anima fragile, sperduta in un'istituzione più
grande di lui: comprendiamo gradualmente quanto sia più grande lui, invece,
rispetto all'istituzione che è chiamato a rappresentare. Perché ha il coraggio
della verità: quello di svelare al mondo intero, sospeso in un'angosciosa e
tragicomica attesa, l'autenticità dei propri sentimenti. Il non sentirsi
all'altezza da parte di questo Papa non è indice di fragilità, ma di coraggio:
il coraggio di non conformarsi ad un'istituzione che è tanto sclerotizzata
quanto distante dal mondo, tanto paludata e seriosa, quanto sovranamente priva
di ironia, tanto impermeabile all'esterno, quanto debole e spaventata.
Nella fallita vocazione attoriale
di Papa Melville c'è la chiave per comprendere il personaggio ed il film. E'
un'opera incentrata sulla falsità delle apparenze, una falsità che solo l'arte
può svelare. E la commedia è da sempre la forma giusta, quella più idonea, per
togliere la maschera alle apparenze, per disinnescare, con una risata,
l'oppressione costituita dalla facies, la facciata
dell'Istituzione, con la sua pesantezza esteriore...
…Perché veramente non vediamo mai il
papa pregare? Perché dopo l’urlo terribile che risuona nelle stanze del
Vaticano, Moretti non ha il coraggio di farci interrogare non soltanto su un
soglio pontificio vuoto, ma anche su un cielo vuoto? La seconda questione è più
accennata che scandagliata: il problema dell’evaporazione del padre, come la chiamava Lacan, non riesce a mantenere
una dimensione tragica. Cosa veramente può accadere se nessuno si assume la
responsabilità di guidarci? Se nessuno vuole fare il padre? La contestazione
dell’autorità degli anni ’60 portava Buñuel a immaginare nella Via Lattea la fucilazione del papa, oggi che sentimento
proviamo per un uomo che non vuole fare il papa? E per un regista che risolve
lo sconcerto dei cardinali con un torneo di pallavolo auto-organizzato?
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