venerdì 16 ottobre 2020

Oscar, il politicamente corretto rischia di diventare un film comico – Michele Emmer

La Academy of Motion Picture Arts and Sciences(AMPAS) che assegna ogni anno i prestigiosi premi Oscar al cinema di tutto il mondo ha un problema di discriminazione? Nel 2015 dopo che era stato annunciato che gli attori candidati all’Oscar nelle varie categorie erano tutti bianchi, alla presidente dell’AMPAS Cheryl BooneIsaacs (afroamericana) venne chiesto se per caso la Academy aveva problemi di discriminazione. Lei rispose “assolutamente no!” L’episodio è ricordato all’inizio di un articolo di Kyle Buchanan sul The New York Time di due giorni fa “The Oscars’ New Diversity Rules Are Sweeping but Safe” sulle nuove regole antidiscriminazione che la Academy si è data per le candidature dei film ai prossimi premi Oscar (a partire dal 2024).

Le nuove regole non riguardano solo come dovranno essere assegnati i premi senza discriminazioni ma anche i criteri con cui vengono scelti coloro che i film li realizzano. Per essere candidati i film devono avere dei requisiti, almeno due sui quattro indicati. Con l’idea di allargare il quadro delle possibili storie e l’utilizzo di pratiche più egualitarie. E’ stato uno shock ma ci sono anche reazioni divertite.

Nessun eschimese

Primo gruppo di criteri, Standard A. Nessuna discriminazione davanti alla macchina da presa.

– Almeno un attore dei gruppi etnici e razziali sotto rappresentati (che le razze non esistono, solo nella lontana preistoria, esiste solo l’Homo Sapiens, non lo sanno?) deve essere nel cast in un ruolo significativo. Netflix si è premurata di avvertire che nel film “The Irishman” ci sono solo attori bianchi (perché i banditi irlandesi sono solo bianchi?) ma ha lavorato al casting una donna (????) e anche un direttore della fotografia messicano. Nessun nero? Nessun esquimese, nessun Bantù?

Già, la regola vale per i film USA o girati in lingua inglese o anche per quelli stranieri (Un film curdo deve avere un pellerossa tra gli interpreti?)

– la storia deve essere centrata sulle donne, sulla comunità LGTBQ, un gruppo razziale (e dai!) o etnico o i disabili. (Ovviamente l’ideale sarebbe che il film comprendesse tutti i gruppi citati).

– almeno il 30 per cento del cast devono essere attori di almeno due di queste categorie sottorappresentate. (Ombre rosse ci rientra: ci sono pellirossa, forse ci sono dei messicani? “Joker” ci rientra perché vi compare ZazieBeets, tedesca, nera e naturalizzata USA. (Vale due volte?) ed anche “LaLaLand” con John Legend afroamericano in un ruolo di supporto.

Ma non preoccupatevi, perché dopo avere scritto questi criteri, è stata aggiunta la frase “basta soddisfare uno solo dei criteri elencati”. Ci sono analoghe condizioni per le produzioni, tra il regista, direttore della fotografia, musicista almeno uno deve essere donna, ovvero le categorie elencate prima. Di tutto lo staff tecnico, almeno sei devono essere come sopra e regole analoghe per i distributori, ecc.ecc.

Probabilmente l’intento era dei migliori, l’effetto potrebbe essere il soggetto di un film di uno dei grandi comici del cinema USA, o forse è meglio che siano almeno tre i comici, uno una donna……..ecc. ecc

Nota: il papa nella ultima Enciclica ha scritto: “E’ necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità.”

Interverrà Mike Pompeo?

da qui

 

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