un film che non ti immagini, attori bravissimi e convincenti, mai sopra le
righe, neanche Benoît Poelvoorde.
una storia di sfigati con l'anima un po' chapliniana, che tentano il colpo grosso, ma le cose non finiscono come nei film, o forse sì.
un film che merita, divertente con un retrogusto amaro, o viceversa.
buona visione - Ismaele
una storia di sfigati con l'anima un po' chapliniana, che tentano il colpo grosso, ma le cose non finiscono come nei film, o forse sì.
un film che merita, divertente con un retrogusto amaro, o viceversa.
buona visione - Ismaele
…La scommessa di Beauvois è proprio quella
di raccontare questa vicenda coi toni chapliniani di una favola moderna dove
prevale il candore dei personaggi. Le loro azioni che sconfinano
nell'illegalità hanno un nobile scopo e, pur sbagliando, non potranno che
meritarsi un bel happy end come nei più grandi successi del regista inglese. La
recitazione di Poelvoorde, molto fisica, inventa gag da cinema muto (come
quella dell'antenna della televisione) e la regia di Beauvois esalta questa
visone "chapliniana" con riprese quasi sempre fisse e frontali.
Il risultato è tutt'altro che scontato: un film che si fa volere bene proprio per questa semplicità lontana da qualsiasi intellettualismo. Il tutto è impreziosito da una serie di comprimari ben caratterizzati e in parte (come il personaggio di Peter Coyote) e da una colonna sonora trionfale e squillante che si diverte ad arrangiare le musiche de "Il monello" e "Luci della ribalta".
Il finale con l'apparizione del circo (Chiara Mastroianni) è la conferma che la visione della vita gioiosa e spensierata di Eddy ha avuto la meglio.
Il risultato è tutt'altro che scontato: un film che si fa volere bene proprio per questa semplicità lontana da qualsiasi intellettualismo. Il tutto è impreziosito da una serie di comprimari ben caratterizzati e in parte (come il personaggio di Peter Coyote) e da una colonna sonora trionfale e squillante che si diverte ad arrangiare le musiche de "Il monello" e "Luci della ribalta".
Il finale con l'apparizione del circo (Chiara Mastroianni) è la conferma che la visione della vita gioiosa e spensierata di Eddy ha avuto la meglio.
…Non so quanto Beauvois ci abbia pensato, ma
quel che viene fuori è un film come ormai se ne vedono pochi. Intendo, un film
sanamente e solidamente tradizionale, senza fanfaluche e fuffe
avanguardistiche, con uso di campo e controcampo e qualche piccola carrellata
solo quando serve, senza narcisismi autoriali, e niente uso smodato e
incontinente della camera a mano. Una storia buona, e scritta come Dio comanda,
una regia senza frilli che si mette al servizio della narrazione. Poi, gli
attori. Perfettamenti scelti, benissimo diretti. Perché il cinema, come
sapevano bene i tycoon della Golden Age di Hollywood, è fatto in primis di una
buona storia e di buoni interpreti. La rançon de la gloire fila
via dritto come un fuso per le sue due ore, c’è solo qualche incertezza da
parte di Beauvois dopo che il colpo, chiamiamolo così, è stato eseguito, ma il
film vien rimesso subito in pista con gran mestiere. Si vede che il regista ama
quello che ci racconta, ama i suoi due protagonisti poveri e parecchio
sprovveduti, ama quella loro marginalità che è anche, in qualche modo e
pasolinianamente, innocenza, ama la loro goffaggine da povericristi alle prese
con qualcosa di troppo grosso per loro. Fa del cinema nel cinema, mostra
Chaplin e progressivamente conforma il suo film sul modello chapliniano, in
un’operazione linguisticamente alquanto sofisticata, ma senza metterla giù
dura,senza darlo troppo a vedere, senza atteggiarsi a Grande Autore…
…Ben sostenuto dai sempre bravi Poelvoorde e Zem, La rançon de la gloire presenta alcune gag davvero riuscite ma anche dei personaggi
secondari buttati via o ridotti a macchietta. E se qualche risata la strappa
senza fatica, di certo non riesce a suscitare alcuna riflessione. Ma forse è un
film che non aveva realmente altre pretese se non intrattenere, forse ciò che
dà l’impressione di poter essere non interessava davvero gli autori. E allora
non si può dire che sia riuscito male, né che guardarlo sia tempo perso. Di
certo, però, non ci si deve aspettare qualcosa di memorabile.
…Il film non ha
particolari exploit, ma si dimostra molto equilibrato, sia nel delineare i due
amici, che non potendosi concedere il lusso di avere finanziamenti dalle
banche (come desidererebbe Osman per curare la moglie a far studiare la
figlia) e di potersi riscattare in modi semplici e onesti, decidono di fare il
grande passo del rapimento con il maldestro riscatto, tralasciando le
inevitabili conseguenze di arresto, gestite più dal maggiordomo della famiglia
Chaplin, che non dagli investigatori svizzeri.
L’equilibrio riguarda
anche il modo di proporre al pubblico un film del genere; è tra il lugubre e il
cinico, tra la punta di ironia e la speranza di una nuova vita.
Questo film molto blando, da anche la possibilità di un riscatto; i giudici cercano di capire i veri motivi che hanno spinto i due a compiere tale gesto, quando la figura di Charlie Chaplin affascina ancora il pubblico, e provoca nostalgia.
Questo film molto blando, da anche la possibilità di un riscatto; i giudici cercano di capire i veri motivi che hanno spinto i due a compiere tale gesto, quando la figura di Charlie Chaplin affascina ancora il pubblico, e provoca nostalgia.
In una pellicola, che
contiene al suo interno lunghi silenzi (anche troppi, sembra che non sapevano
come occupare il tempo per certi versi) a volte occupati dalla colonna sonora
incalzante, si rivela una piacevole visione senza impegno, che vede
protagonisti Benoît Poelvoorde, Roschdy Zem, Séli Gmach, Chiara Mastroianni, e Nadine Labaki.
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