Vincent Gallo l'ho visto negli ultimi anni qui e qui, e non è una presenza che lascia indifferenti.
poi capita di vedere il suo primo film come regista, del 1998, e si resta impressionati.
potrebbe sembrare un film di Scorsese di inizio carriera, senza sconti per niente e nessuno, invece è "solo" un film di Vincent Gallo.
Vincent Gallo, regista, attore, musicista, e altro, non fa il verso a nessuno, mostra una giornata di Billy, che esce di galera e deve vendicarsi, fa una specie di sequestro di persona, non riesce a star fermo un attimo.
piccola grande storia, grandi attori, e tensione continua, fino alla fine, sorprese fino alla fine.
un film di solitari e solitudini, un gran film da recuperare, non ve ne pentirete mai, promesso - Ismaele
poi capita di vedere il suo primo film come regista, del 1998, e si resta impressionati.
potrebbe sembrare un film di Scorsese di inizio carriera, senza sconti per niente e nessuno, invece è "solo" un film di Vincent Gallo.
Vincent Gallo, regista, attore, musicista, e altro, non fa il verso a nessuno, mostra una giornata di Billy, che esce di galera e deve vendicarsi, fa una specie di sequestro di persona, non riesce a star fermo un attimo.
piccola grande storia, grandi attori, e tensione continua, fino alla fine, sorprese fino alla fine.
un film di solitari e solitudini, un gran film da recuperare, non ve ne pentirete mai, promesso - Ismaele
…Ciò che non fa di Vincent Gallo un inutile stronzo è la sua
competenza nel recitare e la sicurezza dietro la cinepresa. Tralasciando le
interpretazioni da attore, alle quali Vincent si è sempre dedicato con
un'inattaccabile professionalità, i film da regista danno l'idea della sua
brutale originalità.
Roger Ebert, uno dei suoi nemici
più famosi, quello che distrusse il suo secondo film da regista, The
Brown Bunny (ricordato più
che altro per un pompino non censurato), definendolo come "la cosa
peggiore mai vista in un festival" (al quale seguì la risposta del regista
che gli diede del "porco obeso col fisico da mercante di schiavi" e
la contro-risposta di Ebert: "Sarò pure obeso, ma un giorno potrò
diventare magro, mentre lui sarà sempre il regista di The
Brown Bunny") si ricredette quando Gallo ripresentò il film tagliato
di quasi mezz'ora (il pompino c'era sempre) e cambiò il numero di stelline del
suo dizionario. Vincent non prese per niente bene i fatti di Cannes e decise di
proiettare soltanto al festival di Venezia il suo terzo film Promises
written in water e di girare
l'ultimo, April, per non farlo vedere a nessuno. In
una filmografia menomata, ci rimane la visione serena di un suo solo film. Il
primo della sua carriera, Buffalo '66 del
1998…
… è pura sprezzatura. Una qualità che
"l'artista più frainteso degli ultimi 25 anni" sembra possedere con
incredibile naturalezza. Gallo è in grado di nascondere l'arte e mostrare
quello che fa senza fatica e senza pensarci. Fino al finale, un trionfo di
cafoneria e tenerezza, dove con grazia non soltanto Vincent prende in giro
Layla, Goon e gli spettatori, ma anche il tempo e la morte. Vincent Gallo può
fare tutto.
…si costruiscono
davanti ai nostri occhi momenti sospesi e visioni stridenti sull'orlo della
genialità, a partire da una love story che si snoda all'incontrario (partendo
dall'incontro con la famiglia di lui, passando per il primo litigio e relative
gelosie fino al primo bacio). Ci sono poi: una scena a casa dei genitori che
nelle sue soggettive sbilanciate è assolutamente storta e irreale per quanto fa
male; una ripresa dall'alto nel motel come se si stesse analizzando
scientificamente, tramite vari flash, la scoperta degli affetti - e di come li
si tratta - da parte di Billy; il suo angelo assurdo e un po' in sovrappeso che
danza sulle note di Moonchild dei King Crimson. E soprattutto c'è il finale,
ultimo sberleffo inatteso che cogliamo con piacere; uno schiaffo che diventa
una carezza talmente inaspettata da essere al tempo stesso quasi onirica,
impossibilmente dolce, proprio come l'unico frammento che chiude il film e che
non ha bisogno di tante parole, alla maniera di tutto ciò che ha preceduto
questo viaggio strabico e (iper)realistico nella vita di Billy Brown
(26/12/1966, Buffalo).
…There's probably a dark and violent ending looming for the film,
although there's a good chance, we think, that it may avoid it: The movie has
stepped nimbly around all sorts of other obligatory scenes. "Buffalo
'66" isn't really about endings, anyway. Endings are about conclusions and
statements, and Gallo is obviously too much in turmoil about this material to
organize it into a payoff.
What we get is more like improvisational jazz, in which
themes are introduced from other movies, and this one does riffs on them.
Christina Ricci is like a soloist who occasionally stands up and takes the
spotlight while the other players recede into the shadows, nodding and smoking.
Why does her character go along with the kidnapping? Why does she throw herself
into the role of "wife" with such zeal--and invention? Well, it's
more interesting than if she was merely frightened and trying to escape. That
would be the conventional approach. There's not a thing conventional about this
movie.
…Sin dal primo lungo
piano-sequenza su Billy che esce di prigione e si trova completamente solo in
mezzo alla desolazione del paesaggio innevato, fino ad arrivare all'eccezionale
doppio finale, il film non smette mai di emozionarti. Ti fa sorridere, talvolta
ridere, a volte arrabbiare, altre volte ancora commuovere... uno di quei film
che ti va venire voglia di mandare in culo tutto il modo, ed allo stesso
amarlo. Un film che ti fa sperare in mezzo alla merda del quotidiano e ti
lascia con un bel sorriso stampato in faccia.
Il registro è variabile, si passa dalla
commedia nera al noir, al comico, dal surrealismo al realismo...dal grottesco
al sentimentale. Ritmo frenetico in alcuni frangenti, lentissimo in altri...La
fotografia fredda e irreale, le immagini sporche, le musiche tristi, lo rendono
quasi perfetto nella sua imperfezione. Un film che si ama o si odia, ma senza
dubbio un piccolo gioiello del cinema indipendente, che merita sicuramente di
essere recuperato. Una perla che nessun amante del cinema dovrebbe farsi
sfuggire.
…Gallo hilvana
una historia de estructura sólida, con interpretaciones geniales y escenas
realmente interesantes (como el juego de cámaras que hace en la mesa en casa de
los padres y los flashbacks en pequeñas ventanas al principio del film). Un
guión completamente sólido, lleno de diálogos secos, cargados de humor negro
hacen introducirse en una trama que, a pesar de su fría atmósfera, alcanza
picos de un romanticismo insospechado y conmovedor. Quizás por su reiteración y
ambivalencia puede cansar a ratos, pero de ninguna forma se sale del contexto
general ni opaca el resultado final.
Como él mismo afirma, “Buffalo ’66″ está
inspirada autobiográficamente, sin embargo, no hace falta saberlo para darse
cuenta de ello, hay escenas personales que funcionan del todo como una real
confesión liberadora, y que Gallo entrega abiertamente sin pudor; nos
muestra las inquietudes y aptitudes de un director inteligente y distinto, una
exhibición de talento a manos de un gran realizador, como él mismo afirma: “Buffalo ’66″ es una jodida
obra maestra. Cine en estado puro”. Sin duda, Gallo tiene toda la razón.
Ho amato questo film alla follia, mi vengono le lagrime a sentirne parlare, bella recensione amigo!
RispondiEliminaadesso mi recupero gli altri, se li trovo...
Eliminaintanto, se ti piace:
https://www.youtube.com/watch?v=BWNG7sy_rzA