dopo The
keeper of lost causes Karl e Assad riesumano un altro caso ormai
dimenticato.
loro sono straordinari, la storia
(tratta da un romanzo di Jussi Adler-Olsen è di
quelle che non possono non coinvolgere i due investigatori.
forse il primo film era meglio, ma solo
perché era un film straordinario, The Absent One è solo un gran bel film.
avercene così, buona visione - Ismaele
…En
cualquier caso, se trata una película con suficientes cualidades, y un
resultado final satisfactorio, como para que su visionado pueda recomendarse
sin vacilaciones.
…Fotografato in maniera eccellente e
molto ben recitato The Absent one è strutturato in maniera
ottimale, equilibrato , con una sapiente gestione dei colpi di scena e pur
avendo l'aspetto tipico del thriller scandinavo non ha neanche quel passo lungo
che caratterizza tutte le crime stories provenienti da quella parte d'Europa.
Andando a leggerlo più in profondità, ma chissà se è il caso o un concetto nella testa dell'autore del romanzo, possiamo vedere The Absent one come un apologo sul potere del denaro, su come il denaro manipoli persone e coscienze e arrivi a manipolare anche il senso di giustizia che dovrebbe appartenere ad ognuno di noi.
Andando a leggerlo più in profondità, ma chissà se è il caso o un concetto nella testa dell'autore del romanzo, possiamo vedere The Absent one come un apologo sul potere del denaro, su come il denaro manipoli persone e coscienze e arrivi a manipolare anche il senso di giustizia che dovrebbe appartenere ad ognuno di noi.
Quello stesso senso di giustizia che
muove il detective Morck che sceglie di occuparsi di questo caso invece
dell'altra cinquantina di misteri insoluti che affollano la sua scrivania.
Ed è lo stesso senso di giustizia dello spettatore messo alla prova quando, inerme, è costretto a seguire una schiera di personaggi che con il denaro riescono veramente a comprare tutto.
Ma soprattutto a distruggere.
E basta solo guardarsi attorno per vedere che questi personaggi esistono veramente e sono intorno a noi.
Ed è lo stesso senso di giustizia dello spettatore messo alla prova quando, inerme, è costretto a seguire una schiera di personaggi che con il denaro riescono veramente a comprare tutto.
Ma soprattutto a distruggere.
E basta solo guardarsi attorno per vedere che questi personaggi esistono veramente e sono intorno a noi.
…Par son
incapacité à sonder les thèmes qu’il charrie, FASANDRÆBERNE (et
de manière plus large les films du Département V) se réduit à son intrigue
policière, tout en essayant d’établir des analogies avec le drame intérieur du
personnage principal. A la fin du film, Nikolaj Lie Kaas rouvre un dossier dont
nous avions parlé la fois dernière, celui de son fils avec qui il n’entretient
plus qu’une relation distante, éminemment lapidaire. Armé de deux bières, il
frappe à sa porte pour essayer de renouer une relation qui s’est désagrégée
avec le temps, qui s’est vidée de toute consistance. A travers ses intrigues,
le Département V évoque cela, à défaut d’en parler. Comment nos vies changent
du jour au lendemain et font de nous des personnes radicalement différentes,
probablement enfouies dans ce que nous détestions le plus, très certainement
éloignées de celui ou celle que nous étions précédemment. Cette cellule
intérieure où nous voilà réfugiés est la seule qui peut nous protéger
parce que personne ne viendra nous y chercher. C’est le seul endroit où nous
pouvons encore être seuls ; grotte ascétique où se réfugie celui qui sait qu’il
ne pourra plus être celui d’avant, et ne sait pas encore celui qu’il pourrait
devenir. Même pour les vivants il existe des limbes. C’est dans cet ordre
d’idée que s’inscrit le principe esthétique de ces deux films. Couleurs
ostracisées et lumières appauvries nourrissent ce sentiment d’irréalité où
gravitent des masses qui ne sont plus des corps, et des âmes qui ne sont plus
que des états. Tout se cache, tout se tapit dans l’ombre. Le réalisateur survole
ces sujets sans les affronter comme Nikolaj Lie Kaas affronte chaque dossier.
Voilà comment il aurait pu enrichir son personnage par son aptitude à se
relever de ce type d’épreuve, à rentrer dans la lumière. Plutôt que d’en
proposer un collage peu signifiant, il aurait peut-être été préférable que
les liens se tissent entre des enquêtes dans lesquelles se jette Nikolaj Lie
Kaas, et sa vie privée prête à s’inspirer de son exemple professionnel et
redéfinir les bases de ce nouvel homme en construction. Un beau sujet, des
questionnements passionnants, des tresses scénaristiques vivifiantes, il y
avait là beaucoup de promesses...
L'arma
vincente di questo thriller è l'ottima caratterizzazione dei personaggi, alcuni
con un ruolo ben definito ed altri, come la protagonista, sempre al margine
della pazzia. La regia è asciutta, gli interpreti bravi e la trama avvincente
ma su tutto domina la sensazione di un finale a sorpresa sempre dietro l'angolo
e così sarà. Due cose restano impresse, da un lato la straordinaria
protagonista che appare al tempo stesso fragile e determinata, instillando il
dubbio che sia lei l'origine di tutto il male e dall'altro la forza di certe
immagini che colpiscono per la loro crudezza come per la loro singolarità come
quella che vede i ricconi organizzare cacce alla zebra in Danimarca.
Sicuramente
un buon film, consigliatissimo.
…En “Profanación” existe una
contradicción que recorre la totalidad de la obra, una contradicción que
posiblemente enfrente las intenciones y formas de hacer cine del director con
la fidelidad a la obra original; y que afecta seriamente las posibilidades que
tiene la cinta de salir de ese agujero negro que significa “ser una más”. La
película ofrece en el inicio una suerte de minimalismo narrativo, donde trazos
pequeños pero contundentes ayudan a dibujarnos la situación actual de los
personajes y del departamento en ese pequeño lapso de tiempo entre películas.
Es un recurso genial mediante el cual el director ha logrado disimular los
múltiples clichés de su ahora trío protagonista (se agrega una simpatiquísima
Johanne Louise Schmidt en el papel de la secretaria, Rose Knudsen); y además le
permite ir directamente al grano antes de los primeros quince minutos. Pero en
la medida en que la narración avanza, el minimalismo se pierde ante la
necesidad de retorcer la trama a niveles ridículos muy probablemente debido al
texto de la novela, donde parece que lo fundamental es la búsqueda del impacto
y el efectismo. Tal es así, que las rocambolescas situaciones que provocará la
resolución del misterio, poco recordará al sobrio planteo inicial. Es en el
seno de esta contradicción en donde podemos encontrar dos partes claramente
difereciadas en esta cinta: la que parte que ha buscado ser diferente y aquella
que acaba cayendo en todas las convenciones dramáticas posibles…
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