come parlare di un film così senza vederlo?
e che bello poi l'omaggio al cinema e ai grandi registi, alla vita, ah, straziante meravigliosa bellezza del creato, all'amicizia, e poi si muore, soli.
vogliatevi bene, conoscete Nozomi, conoscerete il soffio della vita.
un film unico, a parte, come spesso sono i film di Koreeda, e questo è un piccolo capolavoro, cercatelo! - Ismaele
…Air Doll è un film che suscita un
maelstrom di emozioni contrastanti: è tenero, buffo all'inizio, romantico,
diventa un malinconico apologo sulla solitudine, fino ad un finale con accenti
horror eppure commovente. Impossibile descrivere la ricchezza di sfumature
della parte finale di questo film.
Il film è
tratto da un manga eppure difficilmente si riescono a reperire altrove
notazioni così puntuali sugli aspetti negativi della vita nella società
alienante di oggi, in cui tutti o quasi cercano di prevaricare gli altri in una
corsa senza freni. Un tema comune anche a molti altri film nipponici.
Da
sottolineare anche i pregi formali del film: la macchina da presa di Koreeda si
affida spesso a lunghi piani sequenza, a lunghe scene in cui domina il
silenzio, a piccoli movimenti di macchina. Eccellente anche la fotografia che
evidenzia i colori caldi quasi a voler contrastare con la metropoli
disumanizzante in cui si muovono i protagonisti
Ritornando
all'inizio possiamo quindi dire che Air Doll sia una
favola?
Non è così
facile rispondere a questa domanda perchè le favole di solito contengono sia un
lieto fine che una morale semplice semplice da poter essere compresa con
facilità. Qui la morale sembra quella che ogni tanto bisogna guardare anche
agli altri e non solo a se stessi, il lieto fine... beh quello non c'è, almeno
non il classico "e vissero tutti felici e contenti".
Anche se c'è
la sensazione che nel finale quando si passano velocemente in rassegna tutti i
personaggi che hanno sfiorato la vita della bambola e che lei ha conosciuto,
ebbene sembra quasi che la luce della speranza possa arrivare ad illuminare le
loro vite.
…La
película deja escenas para la memoria: los tres primeros planos que sitúan la
historia certeramente, Nozomi sacando la mano por la ventana para sentir las
gotas de lluvia, el chico insuflándole aire cuando se corta, la visita a su
creador como si se tratara de una replicante de Blade Runner, el momento
bergmaniano que pone su mano en la frente del viejo moribundo… Instantes
captados con gran belleza, y con la ayuda excepcional del director de
fotografía taiwanés Mark Ping-Bing Lee, a quien también se deben las
estilizadas imágenes de Deseando
amar. El cine de Kore-eda es un oasis en el degradado panorama del cinematógrafo
actual, un fulgor de otros tiempos, cuando el cine era cine.
…la película debe buena parte de su fortuna a su actriz
principal que sabe flexibilizar la técnica del mimo para dar cuerpo a una muñeca.
Su expresividad ajustada encaja en la sobriedad expositiva de Kore-eda y hay
pequeños instantes donde la película se eleva del nivel del suelo (por ejemplo,
la gota de agua que le da vida al inicio del film o esa idea de que necesitamos
del otro para llenarnos de vida), celebrándose una primera mitad que consigue
darnos esa sensación de liviandad, tal como si estuviésemos solo llenos de
brisa, en símil comparación a Nozomi. Una cámara ligera que suele moverse de
forma grácil, a través de panorámicas horizontales y travellings laterales, acompaña esa sensación que
Nozomisintetiza mediante el poema que recita. Pero el efecto gaseoso se agota
llegado a su segunda mitad y la glorificación poética se pierde. Una vez que la
protagonista consigue su completa libertad, la película no mantiene su
poder espumoso ya que se vuelve excesivamente errática, al tratar
de cerrar trazos secundarios que posiblemente no lo necesitaban. De forma
un tanto extraña, nos vamos desinflando antes de tiempo y es que, quizás, no
había tanto oxígeno para demasiada extensión.
…La brillantezza delle immagini, i colori tenui, le luci
soffuse, il volto dolcissimo e pietrificato di Bae Doona contrastano
magnificamente con la cupezza della sceneggiatura, e la studiata, o meglio,
perfettamente calibrata lentezza con cui si srotola davanti ai nostri occhi il
circolare percorso di questa bambola innocentemente crudele e inconsapevolmente
assassina è al tempo stesso ipnotica e perturbante.
…Il vuoto di Koreeda è un vuoto prima di tutto
corporeo, fisico (la bambola, oggetto inerte e passivo per eccellenza, fatta
solo per soddisfare il desiderio sessuale). E’ poi un vuoto morale e
esistenziale, il “marito”, preferisce la bambola senz’anima a quella viva e
anche il giovane del videonoleggio, che dovrebbe amarla, la tortura. Infine è
vuoto di una società, si intravedono ossessione, mania, violenza, anoressia,
anche se in secondo piano. Per Nozomi, così la chiamano, una real doll con una
vagina di plastica, all’inizio pura, lieve, che si sorprende di ogni piccola
cosa, il mondo si trasformerà in un vero inferno. Meglio quindi sarebbe stato
rimanere quella che era. Nessuna concessione all’ottimismo, dunque, ma analisi
impietosa. L’ingenuità, la bellezza, la meraviglia del mondo e della vita che
lei rappresenta, subiranno ben presto uno scadimento inesorabile nel confronto
con la malvagità degli esseri che la circondano. Bae do-na è semplicemente
splendida, nel suo ruolo forse più complesso e importante…
… Una fantasía romántica que explora las
complejidades del amor y de la pérdida, de la alegría y el dolor, de la
fantasía y la realidad. El aclamado directo Hirokazu Kore-eda es el autor de
una historia de amor agridulce que estudia las complejidades y debilidades de
la existencia.
…Nella
perfezione del gesto che schiude le palpebre di una bambola c’è tutto il senso
della creazione. Il soffio donato all’altro dà la vita, la ferita che sanguina
toglie il respiro; tutto ciò che si può dire è il frutto dell’esperienza della
vista: «sembra che la vita sia fatta in modo tale da non poterla portare avanti
da soli. Proprio come non è sufficiente per i fiori avere pistilli e stami. Un
insetto o la brezza devono inserire un pistillo in uno stame. La vita, da sola,
cerca di compensare a quelle carenze che solo un altro è in grado di colmare».
Il bisbiglio della prima parola è identico all’ultimo sibilo: “bellissimo” è il
mondo come quel corpo abbandonato negli scarti, testimone muto del meraviglioso
nulla assoluto del cielo.
Fare cinema equivale a guardare il mondo per la prima volta, ascoltarlo respirare e regolarne i battiti secondo il lento afflato abissale che lo gonfia e lo amplifica. Come nel recente Cut di Naderi i corpi vivono del “folle amore” per il cinema, così in Air Doll essi si costituiscono nell’immagine rarefatta e la ripetizione di titoli e registi diventa l’espediente essenziale alla vita: Ferrara, Chaplin, Erice, Angelopoulos, Sokurov…, ogni nome un respiro invisibile, ogni film una vitale boccata d’aria…
Fare cinema equivale a guardare il mondo per la prima volta, ascoltarlo respirare e regolarne i battiti secondo il lento afflato abissale che lo gonfia e lo amplifica. Come nel recente Cut di Naderi i corpi vivono del “folle amore” per il cinema, così in Air Doll essi si costituiscono nell’immagine rarefatta e la ripetizione di titoli e registi diventa l’espediente essenziale alla vita: Ferrara, Chaplin, Erice, Angelopoulos, Sokurov…, ogni nome un respiro invisibile, ogni film una vitale boccata d’aria…
è uno dei film del mio cuore, Koreeda è veramente un grandissimo regista...
RispondiEliminanon può lasciare indifferenti, la parabola della vita di Nozomi (e nostra), ascoltate bradipo...
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