Claude Jutra si è suicidato a 56 anni, l'Alzhaimer iniziava a ucciderlo.
ha conosciuto i più grandi del suo tempo, lavorandoci anche, Bernardo Bertolucci, Francois Truffaut e Jean Rouch, fra gli altri.
Mon oncle Antoine è praticamente sconosciuto in Italia, e dopo che lo vedi ti chiedi perché.
Benoit, un ragazzino, guarda il mondo, che è un mondo pessimo, in un villaggio operaio del Quebec degli anni '40.
quel villaggio è il mondo.
il giorno prima di Natale non succede niente, apparentemente, e Benoit capisce tutto, supera la propria linea d'ombra, dice Antonio Tabucchi, che scrive che questo film è un capolavoro.
cercate questo film, si meriterebbe un Oscar, il nostro di sicuro - Ismaele
ha conosciuto i più grandi del suo tempo, lavorandoci anche, Bernardo Bertolucci, Francois Truffaut e Jean Rouch, fra gli altri.
Mon oncle Antoine è praticamente sconosciuto in Italia, e dopo che lo vedi ti chiedi perché.
Benoit, un ragazzino, guarda il mondo, che è un mondo pessimo, in un villaggio operaio del Quebec degli anni '40.
quel villaggio è il mondo.
il giorno prima di Natale non succede niente, apparentemente, e Benoit capisce tutto, supera la propria linea d'ombra, dice Antonio Tabucchi, che scrive che questo film è un capolavoro.
cercate questo film, si meriterebbe un Oscar, il nostro di sicuro - Ismaele
QUI il film completo, in
francese
Mon oncle Antoine" è probabilmente il film più noto di Claude Jutra, anzi, per diversi anni è stato considerato dalla
critica internazionale il miglior lungometraggio canadese di sempre. Ecco, le
qualità sono indiscutibili ma, personalmente, tendo a non dare mai troppo adito
a certe affermazioni (anche perché basta poco per venire smentiti nel mondo del
cinema).
Trattasi comunque di una godibilissima pellicola
che ci mostra in tutta la sua semplicità il quotidiano di questo gradevole
paesino del Québec, un luogo ricco di fascino, pressoché
incontaminato e - per certi versi - ostile. Dico questo perché il periodo
invernale non è certo semplice da affrontare vista la durata e tutte le
problematiche che si può trascinare (difficoltà nel comunicare tra i villaggi,
i trasporti, il commercio che ne risente, ecc...).
La particolarità di questo film risiede innanzitutto nel lasso di tempo in cui intercorrono le vicende di zio Antoine e company: soltanto 24 ore. Ebbene sì. Jutra (che qui interpreta Fernand) decise infatti di porre l'accento sulle ore che precedono il Natale e la festività stessa.
Devo ammettere che "l'esperimento" è decisamente riuscito. Ho infatti adorato questa atmosfera festaiola, ilare, gaia che - nell'immaginario della mia infanzia - corrispondeva a una sorta di tregua dagli stress quotidiani (forse ciò è più avvertibile nelle metropoli).
Ambiente gioioso a parte, il regista canadese è stato assai capace nell'approfondire il cambiamento di Benoit in seguito alla morte del primogenito dei Poulin. Da ingenuo adolescente, il nostro giovanotto compie subito quel "salto di consapevolezza" che lo porta a raffrontarsi con l'elaborazione del lutto. Emblematica questa sua "trasformazione" che vediamo soprattutto nelle battute finali, una volta tornato a casa.
Convincente anche il personaggio dello zio Antoine così come tutto il resto della comunità; ecco, avrei voluto cheJutra si soffermasse ulteriormente sulla figura di Jos Poulin, omaccione che fin dai primi minuti mi ha ispirato una certa simpatia.
Il film si chiude comunque lì dov'è iniziato, tra gli splendidi paesaggi innevati del Québec, in compagnia del sibilo del vento, del freddo pungente e dei fiumi di alcol (un must per chi vive in quelle zone).
Gran bella prova.
La particolarità di questo film risiede innanzitutto nel lasso di tempo in cui intercorrono le vicende di zio Antoine e company: soltanto 24 ore. Ebbene sì. Jutra (che qui interpreta Fernand) decise infatti di porre l'accento sulle ore che precedono il Natale e la festività stessa.
Devo ammettere che "l'esperimento" è decisamente riuscito. Ho infatti adorato questa atmosfera festaiola, ilare, gaia che - nell'immaginario della mia infanzia - corrispondeva a una sorta di tregua dagli stress quotidiani (forse ciò è più avvertibile nelle metropoli).
Ambiente gioioso a parte, il regista canadese è stato assai capace nell'approfondire il cambiamento di Benoit in seguito alla morte del primogenito dei Poulin. Da ingenuo adolescente, il nostro giovanotto compie subito quel "salto di consapevolezza" che lo porta a raffrontarsi con l'elaborazione del lutto. Emblematica questa sua "trasformazione" che vediamo soprattutto nelle battute finali, una volta tornato a casa.
Convincente anche il personaggio dello zio Antoine così come tutto il resto della comunità; ecco, avrei voluto cheJutra si soffermasse ulteriormente sulla figura di Jos Poulin, omaccione che fin dai primi minuti mi ha ispirato una certa simpatia.
Il film si chiude comunque lì dov'è iniziato, tra gli splendidi paesaggi innevati del Québec, in compagnia del sibilo del vento, del freddo pungente e dei fiumi di alcol (un must per chi vive in quelle zone).
Gran bella prova.
…Jutra had started
full of promise. He first studied medicine, then became a student at the
National Film Board of Canada (which produced this film). He worked in France
as an apprentice to Truffaut. He worked with a script by Clement Perron, who
was inspired by events in his own life. Jutra made other films before learning
he was in the early stages of Alzheimer's. He disappeared in the winter of
1986, and his body was found in the St. Lawrence River the next spring. He was
presumably a suicide. He made an earlier film in which the character leaps into
the same river.
What he left behind
is a film to treasure, not least because of the way it uses its locations. The
slag heaps of the mines overshadow the town below, and there is a high-angle
shot establishing how vast they are and how small the town is -- just a few
square blocks and muddy streets. It must still have been thus when he filmed.
The storefronts and interiors do not look like sets -- not even the store,
although we know it surely is. There is not an automobile in sight, nor would
one have gotten far on these roads in the winter. The faces of many of the
extras betray a heavy load of work and disappointment. Social commentary is
buried all through the film, as in the contrast between the working women and
the haughty wife of the mine accountant…
…This French Canadian film
is like a time capsule of small-town conditions in working-class Quebec of
1940, filtered through the wide-eyed curiosity of one boy. Helmed by pioneering
Canadian director Claude Jutra, Mon
Oncle Antoine - Criterion Collection is
as universal as it is specific, a drama about life that is enlivened by genuine
human comedy that anyone can relate to. Following the arc of events of one
Christmas, we see the transition of time and the lessons learned. A two-disc
release, the second disc features many informative extras to shed more light on
how the film came about and who was behind it. Sure to be a special treat for
those who have never experienced the film before, and one that will be just as
satisfying over repeat viewings.
À travers le regard d’un garçon de quinze ans vivant dans
une petite ville minière pauvre, c’est tout le Québec que l’on observe. Mon oncle Antoine c’est un regard amusé sur la fin de l’innocence de ce jeune homme, pris
au beau milieu d’une société colonisée par les anglais et par ses propres
dirigeants, Duplessis en tête. Malgré la force critique de son propos, Mon oncle Antoine parvient quand même à rendre attachant
ses personnages, une truculente galerie de portraits menée par l’oncle
fossoyeur.
Mais derrière cette
vision du Québec passé, Jutra envoie aussi un message au spectateur, les
risques de se retouver dans un Québec colonisé restent bien présents. C’était au Québec, il n’y a pas si longtemps, dit le
carton d’ouverture. Cela pourrait bien être demain si l’on n’y prend garde.
Les superlatifs ne manquent pas lorsque l’on évoque Mon oncle Antoine. Le film de Claude
Jutra est en premier lieu l’un des films québécois le plus primés de toute
l’histoire, puisqu’il a à son actif plus de vingt prix internationaux. Il est
aussi le plus cité dans les classements, figurant en première place de nombreux
palmarès des “meilleurs” films québécois de tous les temps…
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