sabato 7 settembre 2013

Royal Affair - Nikolaj Arcel

l'inizio è po' noioso, poi il film prende quota e vola alto.
bravissimi gli attori, è proprio una storia di una famiglia reale, e molto più.
grande cinema, provare per credere - Ismaele



Non fatevi ingannare dalle strategie di promozione: Royal Affair non è il romanzo di un piccante triangolo cortigiano, ma un brandello di storia danese poco nota e vera al 100%. Il dottore, con il supporto della regina sua amante, usa il suo ascendente su Cristiano per far promulgare una serie di leggi che trasformano la Danimarca (per pochi anni) nel paese più moderno d’Europa (dalle case per bimbi abbandonati all’abolizione della tortura sui servi della gleba), esempio di monarchia illuminata. Il finale, crudele e inevitabile, è scritto nei libri di storia. Diretto da uno degli autori della trilogia svedese Millennium e prodotto dalla Zentropa di Von Trier, il film risplende delle interpretazioni di un terzetto d’attori in stato di grazia (il medico Mads Mikkelsen, la regina Alicia Vikander e il re folle Mikkel Boe Følsgaard), dipinge oltre la rigidità di corsetti e parrucche due figure rivoluzionarie (di cui una, ineditamente per l’epoca, femminile) e regala a un buio capitolo di storia uno script sapientemente illuminato.

…più che le complesse vicende storiche danesi, rese con un taglio speso antireligioso e anticlericale, è interessante seguire le dinamiche psicologiche che l’imponente affresco storico di Arcel rende protagoniste. Il fascino di Strunsee, che per un breve periodo riesce a sottrarre Cristiano dall’influenza del suo consiglio privato (composto da privilegiati aristocratici che si oppongono a qualunque cambiamento, comprese vaccinazioni che possono salvare la popolazione da un’epidemia), nasconde però anche la tentazione del potere, non meno dispotico perché esercitato “con un fine più alto”. Strusee, infatti, promette al debole Cristiano la sua amicizia, e a Carolina offre quell’amore che il matrimonio di stato con un minus habens le aveva precluso. Ma non si fa scrupolo, in definitiva, di manipolare entrambi; e la sua tragica fine, per mano degli stessi che aveva inizialmente sconfitto, e con la complicità di altri che si erano detti suoi amici, è sì un destino crudele, ma in qualche modo anche l’inevitabile esito di un percorso ambizioso e in qualche misura crudele e privo di scrupoli.
La vera vittima della vicenda, del resto, nonché punto di vista emotivo sulla storia, è Carolina, sincera nel suo slancio ideale così come in quello sentimentale, per certi versi dipinta come una Diana ante litteram, “principessa del popolo” perché sensibile alle istanze di eguaglianza e solidarietà (e in questo molto meno astratta del suo amante), ma troppo fragile e sola per sfuggire alla pressione di una corte le cui regole ferree aveva cercato di piegare.

una fine ed espressiva Alicia Vikander (curiosamente anche nel cast del più artefatto Anna Karenina) si dimostra un'interprete efficace a sostenere il ruolo principale fulcro della vicenda: quello di una regina per caso, moglie straniera di un uomo sciocco e capriccioso sposato ancor prima di essere visto, vittima di perfidie e cattiverie di una corte che vede malissimo le politiche progressiste e moderne messe in bocca al re dal suo carismatico precettore, segretamente (ma non troppo) innamorato di una regina intelligente e sola. Una solitudine ed un isolamento che condurranno la bella regina ad un esilio doloroso e sofferto (mentre al medico andrà ben peggio!), durante il quale tuttavia la donna troverà la forza ed il coraggio di testimoniare in un lungo epistolario indirizzato ai propri due figli, il suo fondamentale ruolo per l'avvio della Danimarca verso quei progressi che proprio in quel piccolo stato anticiparono gli eventi fondamentali che caratterizzeranno l'epoca illuminista.

…Eccellenti tutti gli interpreti, a partire dal come sempre grandissimo Mads Mikkelsen: il suo dottor Struensee è intelligente e seducente; non è un eroe, ha difetti e debolezze oltre che ideali, e lui ce li mostra con una passione fortemente interiorizzata e tutta nordica. Deliziosa la Caroline di Alicia Vikander: moglie umiliata, madre tenerissima, amante appassionata, ragazzina schiacciata dal destino, è sempre all’altezza del ruolo. La vera sorpresa è Mikkel Boe Følsgaard, interprete di re Christian: ancora allievo dell’Accademia di recitazione di Copenaghen quando fu scelto per la parte – un ruolo complesso, un personaggio infantile e cupo, a tratti disgustoso, ma anche un povero burattino che infine muove a pietà – ci mostra un uomo psichicamente tormentato usando grande maturità ed ammirevole equilibrio. L’Orso d’Argento come Migliore Attore a Berlino 2012 l’ha davvero meritato.
Una menzione speciale va poi al direttore della fotografia Rasmus Videbæk,che utilizza meravigliosamente un’illuminazione d’interni basata su fiaccole e candele e mostra negli esterni, soprattutto nei giardini, un gusto coloristico ispirato ai quadri di Gainsbourgh.
Un film “all’antica” nel senso migliore del termine, non sentimentale o nostalgico, quanto ben scritto e ben interpretato, con ottime scenografie   e costumi e una storia appassionante. Cosa pretendere di più?

Nulla da dire, solo da plaudire: per giunta tratto da una storia vera, il film ha il merito innegabile di rendere originali, vibranti e, non esageriamo, appassionanti le solite relazioni pericolose a corte. Come? Affidandosi a grandi attori e svecchiando le atmosfere monarchiche nell’eternità dei moti d’animo, gli ideali e il cuore (anche di tenebra) dell’uomo, attraverso la storia di un uomo qualunque che conquista il cuore della regina e dà il là alla rivoluzione. Avete capito bene, il triangolo sì, e con un pizzico di follia che non guasta: il re psicotico Christian VII (Følsgaard), la consorte Caroline Mathilda (Alicia Vikander) e il medico di Sua Maestà Struensee (Mads Mikkelsen), idealista e illuminista. 
Romanticismo barricadero, Lumi da far perdere la testa, parole, opere e missioni, A Royal Affair è un film king size.

…Bajo una apariencia de mastodóntica producción, estamos en realidad ante una película de corte independiente de bajo presupuesto, eso sí, con un equipo a sus espaldas de auténticos profesionales. Se trata, pues, de una película que tardó varios años en fraguarse. De ahí que este tan milimétricamente cuidada (un trabajo de fotografía, maquillaje, dirección artística y vestuario excelentes) y sea tan sofisticada como cualquier otro trabajo de época firmado por otros directores, llámense Forman o Frears. Podríamos dejarnos llevar por ese abrumador espacio en que el realizador y guionista de Un asunto real sitúa a sus personajes para complementar, de alguna forma, el sentimiento que impregna a la cinta...
da qui

2 commenti:

  1. Mi è piaciuto, sì, ma non mi ha entusiasmato. Ottima confezione, ma forse poteva volare ancora più in alto.

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  2. entusiasmare, per un film storico, a volte ingessato nella ricostruzione, non è mica facile.
    ma per la (mia) nuova stagione l'inizio è positivo:)

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