mercoledì 18 settembre 2013

L’arbitro – Paolo Zucca

un esordio davvero maturo, non sarà perfetto, ma non importa.
ci ho visto una storia di due mondi diversi, lontani, quello ricco e corrotto, che comanda, di morti viventi, quello umile, ruvido, difficile, ma vivo, chissà, una metafora.
ma quello che mi è piaciuta di più è la storia dei poveri, calda, eroica, dell’eroismo dei poveri, è realismo magico applicato, se non sapessi che è la Sardegna, potrebbe essere, senza nessuna forzatura, la storia di due villaggi vicino a Macondo, o sulle Ande peruviane di Scorza o nel profondo Messico.
c’è tanto dentro, in una sceneggiatura con tempi che non annoiano mai.
e il personaggio di Accorsi (che ha onorato il cinema in “Capitani d’aprile”, film epico), unico legame fra i due modi, è quello di uno inadatto dappertutto, ma solo in terza categoria riesce a sorridere, alla fine.
una lode speciale per Benito Urgu, che interpreta Prospero l’allenatore cieco e Jacopo Cullin, che interpreta Matzutzi, alla fine c’è una bellissima citazione di Amarcord.
guardatelo e godetene tutti, nessuno resterà deluso, anzi - Ismaele




Uno strano e spiazzante oggetto cinematografico. Due storie parallele di calcio – una del pallone ricco e maggiore, l’altra di quello acciaccato e periferico – che finiranno con l’incrociarsi. Toni da farsaccia che ricordano il mitologico L’allenatore nel pallone con Lino Banfi, e però messinscena rigorosamente alto-autoriale, con un bianco e nero panoramico come nei grandi film anni Sessanta, e con molti, molti debiti verso Ciprì e Maresco (e anche Pietro Germi). Tentativo audace e spericolato di mescolare davvero l’alto e il basso. Ma l’operazione non riesce, impossibile unire commediaccia anni Settanta e rigore alla Dreyer, qualcosa non funziona, non quaglia. Ma L’arbitro resta un film differente, da rispettare…

…al di là dei nomi più o meno roboanti di un cast comunque molto azzeccato L'arbitro è un'opera notevole soprattutto per le scelte registiche del talentuoso Paolo Zucca, che riesce a realizzare una commedia italiana elegante e con un elevatissimo tasso artistico, come si vede davvero assai di rado.
Il registro comico riesce nell'impresa miracolosa di restare sempre elevato, senza scadere nel trash o nell'infimo, bensì svariando tra stile burlesco, grottesco ed epico.
Burlesco per la scelta del soggetto generale: la rivalità tra due squadre di calcio di infimo livello della terza categoria sarda. Si racconta il sentimento di una comunità intera che trova nelle piccole gioie di una domenica di pallone la ricerca di sensazioni genuine, dandogli a tal punto importanza da dedicare ad esse comizi improvvisati in piazza e discussioni accese anche durante i funerali…

Uno dei film d’esordio più memorabili degli ultimi anni, soprattutto per quel che riguarda l’Italia. Paolo Zucca, già vincitore del David di Donatello per il miglior cortometraggio (l’omonimo “L’arbitro”, di cui questo film è lo sviluppo), irrompe sulla scena cinematografica nazionale con una commedia grottesca, ma al tempo stesso raffinata, elegante, girata con uno straordinario gusto per le immagini (e con l’eccellente fotografia in bianco e nero firmata da Patrizio Patrizi). Un film sì leggero, a tratti comico, ma anche epico, solenne. Si potrebbe parlare di una sorta di parabola del gioco del calcio, dalle ambizioni di un arbitro internazionale (Stefano Accorsi) fino alla sgangherata rivalità di due squadre della terza categoria sarda, il livello calcistico più infimo in Italia. In realtà Zucca racconta sogni e desideri di uomini diversi tra loro, la passione di un piccolo paese di provincia, il bisogno di riscattare una vita d’umiliazioni attraverso il senso dello sport, la gioia del pallone, il bisogno di qualcosa a cui attaccarsi per uscire dalla bassezza della vita di provincia. E infine racconta, inevitabilmente, l’amore…

Nel complesso insomma il film è convincente e se pur non supera il tradizionale limite del cinema italiano, la scrittura rigorosa, fa ben sperare per una prossima produzione più focalizzata sulla storia da raccontare e meno prona agli elementi decorativi e agli imperativi di "valorizzazione del territorio" che stanno imponendo le co-produzioni delle varie Film Commission e che scadono spesso in quei fastidiosi "effetti cartolina". 
Piacevolmente imperfetto.
da qui

Nessun commento:

Posta un commento