Non c'è niente da fare, il Cinema migliore, oggi, in
Europa, quello più originale, arriva da una paese fondamentalmente insulso come
il Belgio. Questo è un melodramma di grande intensità, reso ancora più potente
e implacabile da una colonna sonora incredibile, d'antiche ballate
appalachiane, suonate e cantate direttamente dai due bravissimi
protagonisti, che funzionano da stacco e contrappunto alla vita di Didier e
Elise. Ne esce un film originalissimo, commovente ma mai pietistico o patetico,
in cui il blues diventa ineluttabile come una bella canzone di Townes Van
Zandt. Grandissima sorpresa. Premio del pubblico a Berlino 2013, con una
standing ovation meritatissima.
da qui
… Il trailer presenta molto bene le atmosfere “vive”
del film di Felix Van Groeningen, senza tuttavia rivelare nulla circa la trama.
E se il regista ha così deciso che lo spettatore debba approcciarvisi, io non
intendo ostacolarlo. Mi limiterò a riportare le intenzioni confessate
dall’attore/scrittore belga, ovvero quelle di “raccontare la storia più triste
che si possa raccontare”. E lo fa in maniera assolutamente realistica, ovvero
senza melodrammi nè struggenti violini, bensì con un perfetto 50% di allegria
irrefrenabile e con un country potentissimo. La vita – e qui cito invece le parole
della bravissima Veerle Baetens, cantante e attrice che ha descritto similmente
il suo personaggio – “è bianca e nera, non solo una delle due”. Vi sono tanti
momenti belli quanti quelli tristi nella storia di tutti. E il cerchio rotto a
cui il titolo si riferisce potrebbe essere proprio quello della vita: nascita,
sviluppo, innamoramento, riproduzione, morte. Basta che solo una di queste fasi
non vada per il verso giusto, e tutto si frantuma. Anche la narrazione, che sin
dall'inizio alterna arbitrariamente senza uno schema rintracciabile, episodi
precedenti e successivi al tragico evento incastonato al centro del film.
Eppure sia il montaggio che la narrazione (quella cronologica) continueranno
con maestria a proporci momenti di straordinaria meraviglia e gioia. Il tema
che emerge con particolare vigore è il confronto tra scienza e religione, due
modi di affrontare la vita che porterà i due protagonisti a non essere
d’accordo neanche sul fatto di non essere d’accordo. E il finale è così
grandiosamente, psicologicamente e moralmente contradditorio rispetto a tutto
ciò che era stato costruito durante il film, che non si sarebbe potuto trovare
niente di più “vero”. E ascolterete country a tutto volume per le settimane a
seguire.
Fortunatamente, la colonna sonora è già
reperibile su youtube. Mi sento di suggerirvi questa, forse la più ritmicamente
variegata che riflette bene tutti i mood presenti nel
film:http://www.youtube.com/watch?v=wTQi-xdD6CI.
Lottate per far uscire questo film nei cinema di
tutto il mondo!
da qui
…le casting parfait, ainsi que l’énergie et
la fougue que dégage ce métrage, suffisent pour nous faire oublier cette légère
overdose musicale. D’une beauté vive, "Alabama Monroe" prend aux
tripes, celui-ci évoquant des thèmes face auxquels il est difficile de rester
insensible. Si la réflexion sur la religion et la foi est quelque peu maladroite,
la manière dont est traité le déclin de ce couple face aux différentes
péripéties finit par nous emporter. Les différentes phases qu’ils
traversent, chacun survivant comme il le peut, sont montrées avec une
incroyable justesse, sans aucun faux-semblant. Il serait donc bien dommage de
ne pas se laisser embarquer par cette expérience en raison de quelques
maladresses…
da qui
.. Une ode à la vie, en quelque sorte. Pour autant,
Félix Van Groeningen ne cherche jamais à édulcorer la réalité. La maladie de
Maybelle est montrée de façon concrète (fatigue chronique, traitements à
répétition, perte de cheveux…) ; l’impuissance de Didier et Elise, qui
finit par mettre en danger leur couple, jamais passée sous silence. Souvent éprouvant, toujours émouvant, Alabama Monroe est de ces films qui continuent à vous
habiter bien après les avoir découverts…
…Parfait dans sa
première partie, le film patine peut-être un peu pour trouver sa conclusion,
mais l’ensemble reste parfaitement maîtrisé et la sincérité des acteurs est une
réussite presque troublante. Alabama Monroe n’est
pas un projet autobiographique pourtant, mais un récit de fonction extrêmement
bien écrit. On ressort un peu soufflé après ce long-métrage intense, mais on ne
regrette en aucun cas de l’avoir vu : à ne pas rater!
da qui
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