Intervista a Vittorio De
Seta, il regista dell'Ombra
L’avventurosa
storia del Cinema Italiano d’Autore percorre itinerari che non sempre passano
per le autostrade intitolate a Fellini o Antonioni, o superstrade a tre corsie
denominate Visconti e Bertolucci. Esistono sentieri, (gli americani le chiamano
strade blu), che conducono il viaggiatore verso panorami inusitati e bellezze
nascoste che soltanto chi vuole imparare a viaggiare può conoscere. Per questo
motivo da anni ormai davo la caccia a un film introvabile e importantissimo,
secondo me, dal titolo “Un uomo a metà” di Vittorio De Seta. Pur possedendone
la sceneggiatura sapevo che il film era abbastanza diverso dallo script e
pertanto ero curiosissimo di vederlo. Qualche anno fa avevo chiesto anche
l'aiuto a quel nuovo e caro amico che è il regista Fabio Carpi, poiché egli ha
collaborato alla sceneggiatura del medesimo. Sebbene Carpi sia stato
generosissimo e disponibile con i suoi film, non aveva una copia della
pellicola in questione e neppure notizie di De Seta da molto tempo. Ero
riuscito ad appurare soltanto che viveva da qualche parte in Calabria e nessuno
sapeva di più, né telefono né indirizzo. La ragione per la quale ero cosi
ansioso di vedere il film e conoscere il regista era dovuta al fatto che,
conversando con il mio amico e maestro Aldo Carotenuto, anni orsono ero venuto
a conoscenza che De Seta conosceva bene il maestro di Carotenuto, di Fellini e
di tanti altri intellettuali e psicologi e medici e scrittori che orbitavano
nel mondo artistico e psicoanalitico della Capitale negli anni '50-'60.
Carotenuto nel suo libro Jung e la cultura italiana riporta una amabile
conversazione con Fellini durante la quale viene citato un amico e collega di
Federico, il regista De Seta, per merito del quale l'artista riminese è entrato
in contatto con Ernst Bernhard, il medico ebreo allievo di Jung che era fuggito
in Italia ai tempi della persecuzione nazista…
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