sabato 14 settembre 2013

Le radici junghiane del cinema italiano d'Autore - Amedeo Caruso

Intervista a Vittorio De Seta, il regista dell'Ombra

L’avventurosa storia del Cinema Italiano d’Autore percorre itinerari che non sempre passano per le autostrade intitolate a Fellini o Antonioni, o superstrade a tre corsie denominate Visconti e Bertolucci. Esistono sentieri, (gli americani le chiamano strade blu), che conducono il viaggiatore verso panorami inusitati e bellezze nascoste che soltanto chi vuole imparare a viaggiare può conoscere. Per questo motivo da anni ormai davo la caccia a un film introvabile e importantissimo, secondo me, dal titolo “Un uomo a metà” di Vittorio De Seta. Pur possedendone la sceneggiatura sapevo che il film era abbastanza diverso dallo script e pertanto ero curiosissimo di vederlo. Qualche anno fa avevo chiesto anche l'aiuto a quel nuovo e caro amico che è il regista Fabio Carpi, poiché egli ha collaborato alla sceneggiatura del medesimo. Sebbene Carpi sia stato generosissimo e disponibile con i suoi film, non aveva una copia della pellicola in questione e neppure notizie di De Seta da molto tempo. Ero riuscito ad appurare soltanto che viveva da qualche parte in Calabria e nessuno sapeva di più, né telefono né indirizzo. La ragione per la quale ero cosi ansioso di vedere il film e conoscere il regista era dovuta al fatto che, conversando con il mio amico e maestro Aldo Carotenuto, anni orsono ero venuto a conoscenza che De Seta conosceva bene il maestro di Carotenuto, di Fellini e di tanti altri intellettuali e psicologi e medici e scrittori che orbitavano nel mondo artistico e psicoanalitico della Capitale negli anni '50-'60. Carotenuto nel suo libro Jung e la cultura italiana riporta una amabile conversazione con Fellini durante la quale viene citato un amico e collega di Federico, il regista De Seta, per merito del quale l'artista riminese è entrato in contatto con Ernst Bernhard, il medico ebreo allievo di Jung che era fuggito in Italia ai tempi della persecuzione nazista…

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