sabato 26 aprile 2025

Calcutta - Louis Malle

nel 1969, tre anni prima di Michelangelo Antonioni, Louis Malle gira in Asia, a Calcutta.

la vita di quell'immensa città si vede, si ascolta, mancano i brutti odori, ma s'immaginano.

quella città fondata dagli inglesi (il Signore li maledica) è piena di poveri, di miserabili, di malati, di schiavi, che a volte riescono a sorridere.

un film documentario come pochi.

buona visione - Ismaele


 

 

QUI il film completo, con sottotitoli in inglese

 

 

 

In “Calcutta” Louis Malle gira con la sua macchina da presa: riprende, testimone di quello che gli passa davanti. Una ripresa realistica, senza mai giudicare, senza nessuna forzatura o costruzione, senza mai volere ricreare certe situazioni … un documento, una testimonianza quanto più reale e concreta di Calcutta.
Certo la macchina da presa non passa inosservata e da osservatore si accorge ben presto di essere osservato ed ecco che decide di fare degli sguardi, dei primi piani il motivo dominante del documentario.
Oltre alle immagini si sentono i suoni e rumori di Calcutta, la sua voce fuoricampo di Louis Malle si sente raramente, solo quando è necessario aiutare lo spettatore nei repentini cambi di scena o le specifiche situazioni lo richiedono.

Louis Malle proveniva dal documentarismo e prima di allora aveva lavorato con l’oceanografico Jacques Cousteau. In questo documentario la sua ripresa è quanto più possibile vicino alla realtà, evitando manipolazioni  per tradire o sfigurare la realtà. Il regista non da indicazioni e a parte la lunga ripresa del documentario, il suo lavoro si limita nel montaggio a circoscrivere l’enorme materiale all’interno dei tempi cinematografici.

Quello che appare è una quotidianità dura, una lotta per la sopravvivenza, dove la morte si confonde con la vita, il matrimonio con il funerale. Folle di fedeli e di mendicanti per strade brulicanti, treni stracolmi, manifestazioni femministe, marce di protesta di operai o studenti, abitazioni fatiscenti, bidonville, mancanza di igiene … ma anche i suoni, la magia, i colori, il fascino delle tradizioni, della quotidiana ritualità, di etnie diverse, di canti, danze, di sentimenti e di persone che si riuniscono per festeggiare.

Un documento che non può lasciare indifferente, perché confonde lo spettatore, lo attira ma anche lo respinge come un elastico che si tende e si rilascia, così è per lo spettatore… 

da qui



At the end of this cyclical coverage of Calcutta, one is left with a feeling of the crowded, cacophonous, almost lurid conditions of life in Calcutta. Since Calcutta was not an ancient Indian city, but was created as a service centre for British imperial interests, Malle is evidently castigating the West for creating these monstrous, inhuman conditions and not rectifying the faults that linger on. This is a fairly grim viewpoint, seen by an outsider, and it is one that might not be shared by Indians aware of the rich Bengali traditions and culture. Still, the film is a fascinating record, because Malle was one of the first people to get out on the streets and make movies about life as it existed there. He had amazing access to a wide spectrum of city life in Calcutta, and the images are not staged or faked. Malle’s interesting kaleidoscopic perspective is still available on film, as it was forty years ago, for anyone to see and make of it what he or she will. For Malle, and for Mehta and Kipling, too, Calcutta may have been “the city of dreadful night”. Whatever perspective one takes, though, we are still trying to understand and learn, as Malle was, from what seems to be an alluring phantom.

da qui

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