lunedì 14 aprile 2025

Sotto le foglie (Quand vient l’automne) - François Ozon

un altro film francese che viene dalla campagna.

dopo L'uomo nel bosco, di Alain Guiraudie, tocca a François Ozon girare una storia ambientata in luoghi dove si può andare a cercare funghi (il titolo francese cambia nel passaggio al titolo italiano, purtroppo).

film sulla memoria, sul rancore, sul passato che non passa, sul perdono, e su un futuro migliore.

gli attori sono perfetti, sotto la direzione del regista, che non sbaglia mai.

si parte da un piccolo incidente, funghi velenosi in tavola, e da lì parte la storia.

un film che non delude, purtroppo in meno di cinquanta sale.

buona (sorprendente) visione - Ismaele



 

La sceneggiatura, scritta da Ozon assieme a Philippe Piazzo, riesce a mescolare abilmente l'implacabilità di un dramma familiare e le sorprese di un thriller anche perché, giocando consapevolmente con la premessa delle amnesie vere o presunte dei personaggi, si sceglie di omettere alla vista degli spettatori alcuni fatti cruciali in modo che non sia possibile avere certezza di ciò che sia accaduto; per lo stesso motivo non ci si affida mai neppure ai flashback, nonostante gli eventi passati abbiano grande rilevanza. 

Dimenticare fa il paio con nascondere, e permette anche di immaginare: è più facile e rassicurante dialogare coi propri fantasmi, che con le persone reali. Dimenticare è anche un modo per assolversi dalle proprie colpe: con l'illusione, però, che il futuro senza più il fardello della memoria possa essere più fortunato per tutti.

da qui

 

Nonostante questa leggerezza di fondo (da non confondersi con una mancanza di attenzione), Sotto le foglie è comunque un’opera dalla profonda sensibilità. Lo vediamo, ad esempio, in una breve inquadratura che mostra Michelle, da sola sull’altalena, piangere in silenzio. Lo vediamo nel personaggio di Valérie, eco ineliminabile del sepolto e delle mancate occasioni. Immagini “semplici” che colgono però il carico emotivo di un intreccio che scava in territori “difficili” dell’esperienza umana, dal dolore della perdita alla necessità del contatto empatico. Una dimensione, quest’ultima, che François Ozon evidenzia con grande tatto nel valore che attribuisce alle seconde possibilità, un valore che viene colto anche dal giovane Lucas nel suo ultimo confronto con la polizia. Lieve e intimo sotto ogni punto di vista, Sotto le foglie ci ricorda ancora una volta la grande intelligenza emotiva del suo autore, in un film minore che riesce comunque a toccare le giuste corde.

da qui

 

La ruggine che si è sedimentata tra Michelle e la figlia rimane nello spazio del non detto, anche se le origini diventano gradatamente più chiare attraverso le scelte delle due donne e le conseguenze che hanno determinato esistenze radicalmente diverse.L’amore della nonna per il nipote viene raggelato da una madre distante, ostile alle premure di Michelle e più interessata ad ottenere la casa nella campagna Borgognona dove l’anziana signora vive da sola.
Nel perimetro dove tutte le famiglie si uniscono per dividersi implicitamente, quello di un desco conviviale, si verifica la prima e più importante rottura e soprattutto la sottile sovrimpressione tra casualità e predeterminazione del gesto. Una porzione di funghi velenosi, creduti innocui champignon, spediscono in ospedale la figlia di Michelle per una lavanda gastrica e separano la nonna da Lucas, l’adorato nipote.Gli elementi del dubbio che potrebbero far pensare ad un crimine immaginato per riequilibrare rapporti famigliari compromessi, attraversano tutto il film, nonostante la bonomia con cui l’intero paese, incluse le forze dell’ordine, preferisce derubricare l’accaduto ad una comune svista…

da qui

 

Ozon usa l'accortezza, ma anche la scaltrezza, di non rivelarci certi particolari della disgrazia/misfatto che fa da perno a tutta la vicenda, creando i presupposti per imbastire un giallo da camera che funziona alla grande, permettendo poco per volta di sviscerare i caratteri e le sfaccettature dei vari personaggi man mano che il tempo scorre, senza peraltro trovare necessario rivelarci alcunché riguardo al mistero che sta al centro della vicenda.

Alla riuscita del film contribuiscono non poco le prestazioni del solido cast coinvolto, che vede impegnata in prima linea la favolosa Hélène Vincent, che incarna una protagonista afflitta da sensi di colpa relativi ad una vita passata trascorsa affrontando un mestiere che predispone a pregiudizi, intrapresa per garantire alla figlia un dignitoso sostentamento.La bravissima attrice francese è assecondata da una tetra e spugolosa Ludivine Sagnier nel ruolo della figlia, da Josiane Balasko in quelli della migliore amica della protagonista, e dal bravissimo Pier Lottin, che vive costantemente nel disagio di pregiudizi nei suoi confronti, di una confusione sessuale con cui stenta a venire a patti, e di una natura un po' balorda con cui è destinato ad essere trattato con sufficienza da una società crudele piena di preconcetti.

da qui

 

Diretto con sguardo ispirato, sempre teso a osservare la vita che esplode ai lati dell’inquadratura – e anche per questo non è importante vedere ciò che accade, ma sentire ciò che l’accaduto sprigiona nell’aria –, Sotto le foglie è uno dei parti più maturi e compiuti di un regista senza dubbio disomogeneo negli esiti artistici ma mai banale, mai incardinato in un percorso prono. Non dà risposte nette, Ozon, non crede in nessun modo che la verità possa passare attraverso l’immagine, e al di là di questo non giudica mai i suoi personaggi, ma li accompagna nel loro percorso di vita, come un fantasma che riappare accanto al guidatore, perché tutti sono carnefici, tutti sono vittime, tutti hanno memorie traumatiche, tutti continuano pervicacemente a vivere, a edificare case che siano famiglie prima che immobili. Dove si possa ancora perseverare nella memoria degli affetti.

da qui

 

 

Nessun commento:

Posta un commento