una lotta contro il tempo per poter tenere il processo del secolo.
e la squadra scelta dal giudice Strassera (il sempre bravo Ricardo Darín) ci riesce.
un film che insegna che anche i piccoli possono giudicare i giganti del crimine istituzionale, e vincere.
una corsa verso la giustizia, sempre sotto la minaccia dei sicari.
da non perdere, non ve ne pentirete.
buona (entusiasmante) visione - Ismaele
…Coadiuvato dalla elegante regia di Santiago Mitre, sul cui talento non vi è dubbio alcuno, Argentina, 1985 è dunque meno film d’autore e più un’opera divulgativa, dai fini nobili ma apertamente popolari, per il grande pubblico, insomma, cosa che porta inevitabilmente a ragionare sulle sue finalità commerciali. Perché se lo spettatore può provare un certo disagio nell’accorgersi di essere di fronte a una commedia grottesca sul post dittatura in Argentina, e di conseguenza di ridere frequentemente, non è da biasimare: Argentina, 1985 è un buon prodotto, certo, ed è un prodotto Amazon. Resta da augurarsi che il grande pubblico intercetti il film nel mare magnum della programmazione di questa piattaforma.
…Argentina, 1985 es, finalmente, una oda a todos aquellos individuos que
trabajaron y trabajan incansablemente para traer justicia a un país
tremendamente castigado por la dictadura militar. A día de hoy, miles y miles
de personas permanecen desaparecidas. Como declara el fiscal Strassera en su
alegato final: “Señores jueces: “Nunca más”.”
…Il film è cauto nella sua costruzione, abbracciando il
più tradizionale degli approcci nel condurci attraverso le fasi del processo,
dalla ricerca delle prove, passando per le intimidazioni volte a intimorire
l’accusa, fino al dibattimento in aula. La sua linearità non rende però meno
accattivante Argentina, 1985, interessato non tanto a inscenare
la battaglia legale fra le due parti a colpi di obiezioni, bensì a rivendicare
quell’umanità che sotto il regime fu ripudiata. Un’umanità totalmente
assente anche sui volti degli imputati; comandanti perennemente silenti sullo
schermo, se non per dichiarare che non riconoscono la legittimità della Corte
che li giudicherà. Mescolando finzione e intento documentaristico, il regista
lascia che siano le azioni compiute sotto di loro a parlare, dando voce
piuttosto alle testimonianze delle vittime di torture e ai familiari dei desaparecidos che
troppo a lungo rimasero inascoltati.
Argentina, 1985 non
è tuttavia consumato dal mero intento di ammonire e commuovere il pubblico,
lasciando ampio spazio ai sorrisi. Si ride, nel film, e spesso, grazie a
momenti di leggerezza capaci di incrinare la cappa di tensione e peso emotivo
che incombe sull’intera vicenda. La risata non come segno di
sprezzo, ma come strumento indispensabile per esorcizzare la
paura e i dubbi che attendono a ogni angolo i protagonisti, per allontanare
questi ultimi da ogni alone idealizzante e ricordarci come a fare la storia
furono semplici uomini e donne…
…Argentina, 1985 relata un hecho histórico muy dramático
del que no se sale indemne, pero está contado de tal manera que no resulta
traumático o insípido. Un metraje de 140 minutos cuyo ritmo no decae en ningún
momento, más bien al contrario, aumenta y va tomando fuerza según avanza la
trama.
…Ma
come in tutti i trattamenti comici di temi tragici e storicamente veri (il cui
modello insuperato rimane Il grande dittatore)
non può mancare l’accesso al discorso finale, che
deve sciogliere e dirimere ogni potenziale equivocità. In questo caso è
l’arringa finale di Strassera, rivolta ai giudici e rivolta anche a noi
spettatori.
Questa
arringa è limata fin nei dettagli, fatta ascoltare al figlio adolescente, che
accompagna da vicino il padre per tutto il processo, per valutarne chiarezza ed
impatto emotivo. E lì abbiamo passaggi notevoli, la citazione di Dante e dei
violenti contro il prossimo del settimo cerchio dell’Inferno, immersi nel
Flegetonte, fiume di sangue bollente, e poi il sadismo come “perversione e non
come ideologia politica” e infine l’abisso in cui la dittatura ha portato una
intera nazione e la stessa natura umana. Questo abisso è una possibilità
che appartiene all’umano e che solo con un agire politico “democratico” e
“giusto” si può allontanare.
E
allora l’ultima parola del giudice sarà la parola di tutti: “Signori giudici,
vorrei rinunciare all’originalità nel chiudere quest’arringa. Perciò vorrei
usare una frase non mia, poiché già appartiene a tutto il popolo argentino:
Nunca Más!”.
E
su questo “mai più” c’è un finale un po’ retorico, una scena di gioia
collettiva in un tribunale accompagnata da una musica trionfante. Scena che non
mette in questione la forza e l’originalità di un film, dove il comico diventa
la chiave di accesso e di espressione migliore anche della tragicità della
storia.
…La película es la posibilidad de construir una memoria
colectiva. Y para que eso ocurra, hubo un guion bien elaborado y una
escenografía capaz de hacernos viajar a una Capital Federal de 1985, al ritmo
de los Abuelos de la Nada y Fito Páez. Cuando ingresamos a los asientos del
tribunal, vemos a los personajes de Videla, Massera, Viola; y tenemos esa misma
sensación de impotencia y esperanza por aquellos héroes/hombres comunes en
forma de fiscales. Y un punto a favor -y gran recurso- fue la combinación con
el material de archivo. Estos, lejos de rozar lo excesivo, aparecen en el
momento indicado para aportar a la historia.
Como se dijo anteriormente,
la familia era funcional al fiscal protagonista. ¿Por qué? Porque fueron un
acompañamiento en todo el camino hacia el juicio final. Su esposa -en la piel
de Alejandra Flechner– y sus hijos estaban al lado de
su padre y marido en esos momentos de duda y temor por el qué pasará:
¿condenarán a los 9 miembros de la junta militar? Y con esto, el director se
hizo cargo de que se trata de una ficción y no una biografía de Julio
Strassera. Lo exquisito de poder hacer ficción es esa libertad para construir
personajes que funcionen a los protagonistas, y así, que la narrativa del filme
fluya.
Es muy complejo describir
con palabras lo que genera el filme, y mucho más, lo que significa para el
pueblo argentino. Esto es por la carga histórica que vemos en cada escena. Esta
ficción es esa oportunidad para formar una memoria en conjunto para no cometer
los mismos errores del pasado, y también para cuestionarnos qué es lo que pasa
hoy y dejar atrás aquellos discursos que generan más violencia. Argentina, 1985 respeta nuestra historia
y es poder seguir construyendo una democracia más justa, sin violencia, y en
igualdad para toda la sociedad.
…Sia chiaro che le
vicende raccontate in Argentina, 1985 mettono i brividi. Non tanto per la
storia del processo legale, che dona al film di Santiago Mitre una tensione
sempre crescente di chiara matrice thriller, ma per le testimonianze che, nel
corso dei 140 minuti, verranno pronunciate nell’aula di tribunale descrivendo
com’era la vita dei comuni cittadini durante gli anni più cupi della dittatura.
Difficile non provare un brivido in questi racconti di torture, di persone
scomparse e mai più ritrovate, di corruzione, di una generale mancanza di
libertà e giustizia. E forse proprio per questo, la ricerca di Mitre nel
selezionare accuratamente i confini di quanto scendere nei dettagli sottolinea
il bisogno, quasi necessario, di ritrovare una luce nella tenebra. Perché nella
notte più profonda anche il bagliore più leggero può sembrare un faro.
A questo perfetto equilibrio di scrittura
si aggiunge un gustoso e mai fuori luogo leggero umorismo, che contamina i
personaggi di sagacia e ironia, mai volgare e fuori luogo nonostante le
tematiche affrontate. Ben lontano dal diventare una farsa, Argentina, 1985 umanizza
le figure positive del racconto, mostrandone anche difetti e inciampi. Una
scelta che esplode definitivamente in un campo e controcampo: da una parte i
funerei, cupi e rigidi accusati che sembrano freddi umanoidi, dall’altra
Strassera e il giovane avvocato aiutante Moreno Ocampo che si prendono gioco di
loro, in tutto il loro spirito argentino.
Il risultato è un film che, nonostante i
140 minuti di durata, presenta un ritmo pressoché perfetto e particolarmente
adatto al grande pubblico, anche quello distante dalla dimensione dei film più
autoriali. Un elemento di concessione che fa spiccare il volo all’opera
risultando, con il passare dei minuti, sempre più emozionante.
…Nel vedere un film
come questo, viene innanzitutto spontaneo ammirare come un regista riesca a
sfruttare così bene il potere e la forza del racconto cinematografico per far
venire a capo, o quantomeno provarci, un intero paese con il suo difficile
passato. E altrettanto spontaneamente viene anche da chiedersi come mai in
Italia si faccia molta più fatica ad affrontare argomenti altrettanto scottanti
con la stessa efficacia. Perché questo Argentina, 1985 è davvero tutto quello
che un dramma politico o comunque un racconto di una storia vera dovrebbe fare:
informare, far riflettere, emozionare. Il tutto riducendo al minimo la retorica
e inserendo un minimo di leggerezza, ove possibile, per renderlo più naturale e
godibile anche per il grande pubblico.
Perché storie del genere non solo hanno
bisogno di essere raccontate e raccontate bene, ma soprattutto hanno bisogno di
essere ascoltate e vissute. Proprio per questo è davvero difficile non immaginare
un futuro davvero roseo per questo Argentina, 1985 e per il suo regista
Santiago Mitre: è il cinema stesso, anche quello dei festival, ad averne
bisogno.
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