Youri è un ingenuo, combatte una battaglia persa in partenza, hanno deciso di distruggere le case che per molti sono le uniche che hanno conosciuto nella loro vita, e Youri, insieme a un Houssam e a Diane (Lyna Khoudri) cercano di aggiustare quello che può essere aggiustato.
quei tre sono pazzi e il mondo va avanti grazie a persone così, per fortuna.
ma alla fine tutto va secondo i piani del Capitale, distruggere e ricostruire, Youri non ci sta e si adatta a vivere lì, solo, come se fosse su una navicella spaziale, come il suo mito Gagarin.
e quando tutti si riuniscono come per il funerale di quei palazzi Diane capisce che bisogna salvare l'eroe astronauta Youri, prima che salti tutto per aria.
appare in una piccola parte anche Denis Lavant, bravissimo come sempre, la classe non è acqua.
il film è di un paio d'anni fa, e miracolosamente arriva al cinema, addirittura in 19 sale, anche se il titolo è il nome di un russo.
cercatelo questo gioiellino e godetene tutti.
buona (astronautica e terrestre) visione - Ismaele
…È la straordinaria rappresentazione
di un viaggio attraverso le conseguenze della Storia, ma è anche lo sfondo
cinematograficamente ricco alle peripezie di Youri, adolescente timido però
capace di sfidare gli ispettori del comune lampadina dopo lampadina, con
l'obiettivo di ritardare la cancellazione del suo mondo.
Nella cronaca incessante di una
diaspora invisibile, abbondano i personaggi sfumati al di là degli stereotipi
così come i volti di attori subito memorabili, che siano quello nuovo del
protagonista Alséni Bathily, quello già noto di Lyna Khoudri (fresca di un
premio César come miglior promessa per Non conosci
Papicha), o
quelli della coppia Jamil McCraven - Finnegan Oldfield, che ritorna da un altro
fondamentale film che esplora la gioventù francese di oggi (Nocturama di Bertrand Bonello).
Girato in toni freddo-cemento che i registi iniettano di rossi accesi -
rispecchiando gli interventi con cui Youri cerca di rivitalizzare i muri che lo
circondano - Gagarine sa andare oltre la semplicità
narrativa di un esordio promettente per innalzare un edificio al centro
dell'universo, esponendo i retaggi umani e architettonici di cui non sappiamo
cosa fare, e documentando con nostalgia e speranza come di essi ci si possa
spogliare.
… la triste storia della
fine di Citè Gagarine spinge inesorabile verso la distruzione che avverrà. Ed è qui che trovato un equilibrio tra un minimo tocco
marcelliano (inteso alla Pietro Marcello) con il found footage (anche del
proprio doc) che si mescola alla recitazione nel presente, Liatard e Trouilh
disegnano una sorta di tunnel spaziotemporale, invisibile ai più, dove
l’appassionato astronomo e astronautico Youri (stesso nome di battesimo di
Gagarin), vista sfuggire la sorte dei palazzoni della Cité oramai svuotati, si
costruisce una specie di capsula spaziale nei meandri in demolizione tra nylon,
piccole serre in vitro dove coltiva verdure e un angolino camera e cucina modello
2001 Odissea nello spazio. Il tocco scenografico
in Gagarine – il film – è dirompente e immersivo.
La temperatura emotiva della dimensione da
favola urbana (c’è anche un ragazzotto bianco mezzo delinquente che non vuole
andarsene e resiste in quel non spazio assieme agli altri) cela un cuore
politico collettivista e anticapitalista di tutto rispetto. Infine, Liatard e
Trouilh in mezzo alla realtà edilizia e umana della periferia multietnica
invece di scorciatoie retoriche adottano una scelta di regia straniante e
fascinosa da realismo magico dove il set/cunicolo di Youri è anche angolo di
ricerca formale e cromatica di un cinema trasformato e trasformabile oltre il
900. Tanti i riferimenti ai viaggi nello spazio
come sogno e fuga. Onesto lo sguardo affratellato con la
comunità che si disgrega. Denis Lavant, in un rapido cameo da trafficone
microcriminale, fornisce poi un tocco cinefilo e naif da dropout senza casa.
Insomma, una vera sorpresa negli scampoli di fine stagione.
…Liatard ha
sottolineato fin da subito il messaggio politico di Gagarine:
“Volevamo proporre un altro sguardo sulle periferie parigine, mostrare gli
abitanti con le loro storie vitali e bellissime e non limitarci alla solita
violenza e al traffico di droga quando si parla di queste baraccopoli”. “Il
film è più che altro naturalistico, ci sono alcune incursioni spaziali, ma
iniziamo vicini alla terra, a quella comunità, ed è solo quando questa scompare
e Yuri rimane solo che deve rifugiarsi nella sua immaginazione”, spiega,
esplicitando come la vera magia di Gagarine sia il
riuscire a rimanere in equilibro tra onirismo e realismo, un equilibrio che
passa attraverso gli occhi del protagonista.
Si parte dalla terra, come il nostro protagonista Yuri e
il cosmonauta Yuri Gagarin, in mezzo a una comunità che
vive e vuole abitare, respirare autonomamente. E’ solo quando questa scompare,
e Yuri rimane solo, per un attimo non più adolescente, che deve rifugiarsi
nella sua immaginazione per potersi immergere nuovamente nella cosmicità del
fanciullino, nell’ardore giovanile che è necessario preservare. È qui che
risiede la vera ricchezza del film, nel riuscire a far convergere la dimensione
materiale con quella simbolica senza appesantirle, nel sfruttare una pluricità
di concetti che puntano in alto verso lo spazio ma, contemporaneamente, non
smettono di ricordarsi di chi è rimasto a casa, del cuore pulsante di una
comunità non più utopica, ma virtuosa e indimenticabile.
…Un’opera che soprattutto rilegge il racconto della
periferia particolarmente caro e sentito al cinema francese rigettando la
retorica del disagio sociale e della criminalità schiacciati sullo schermo,
dove i margini della città sono spesso i tappeti sotto ai quali nascondere una
polverosa coscienza e che si fanno ricettacoli dei conti in sospeso con i
propri peccati di matrice storica. Gagarine sceglie di
percorrere traiettorie quasi da realismo magico, restando appiccicato
al suo protagonista la cui stessa esistenza è una fluttuazione all’interno di
un cosmo di volti, parole, speranze sospese…