Mohamed Bakri parla con Emil Habibi (qui, qui e qui) della vita in Palestina, e della follia collettiva, e del suo film proibito dagli israeliani, e di come, anche se non te lo aspetti, un nipote può essere complice di un attentato suicida.
tempi difficili, se non impossibili, ed era solo il 2005.
buona visione, se ce la fate, sotto c'è comunque Jenin, Jenin - Ismaele
QUI si può vedere fino al 26-4
Mohammad Bakri visita la tomba del suo maestro, il trapassato
Emil Habibi, uno scrittore e politico palestinese, per raccontargli che cosa è
successo dalla sua morte. Sullo sfondo le rivolte dell’ottobre 2000, l’Intifada
palestinese, gli attacchi del terrore e la rappresaglia israeliana. Due eventi
cambiano il corso della sua vita: l’attacco a Meron nel quale due dei suoi
nipoti furono attaccati e condannati per aver aiutato gli attentatori e la
produzione e la proiezione del suo film Jenin, Jenin”.
Mohamed Bakri è l’autore di Jenin Jenin, è un attore palestinese
molto apprezzato in Israele. Jenin Jenin è documentario girato
subito dopo l’occupazione, il massacro e la demolizione da parte dell’esercito
israeliano, con un numero di morti mai accertato del tutto: secondo Israele 50,
la stima palestinese è 3000. Se la verità stesse nel mezzo, sarebbe una
tragedia comunque epocale. Ma prima che il documentario sia finito, per Bakri inizia
un’altra tragedia: alcuni suoi familiari hanno collaborato con l’organizzazione
della strage di Meron, l’esplosione di un kamikaze su un bus. La famiglia Bakri
viene additata come un clan di terroristi all’opinione pubblica israeliana. Il
fratello di Mohamed, Hassan, si tormenta: se avesse saputo prima delle
intenzioni del figlio, cosa avrebbe fatto?
L’anteprima di Jenin Jenin scatena polemiche
durissime: ma come, proprio Bakri, il parente dei terroristi, calunnia
l’esercito che difende Israele? Il film è censurato, Bakri si difende in
tribunale e intanto distribuisce il suo film porta a porta. Lotta perché i
palestinesi vivano in pace e gli israeliani sappiano la verità. Non vi dirò
come va a finire. La frase: “Non so se siano più folli i palestinesi o gli
israeliani. Ma si può paragonare la follia dell’oppresso a quella
dell’oppressore?”
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