domenica 18 aprile 2021

Il professore cambia scuola - Olivier Ayache-Vidal

un'idea che è venuta a tanti, anche da noi.

i professori e i dirigenti "migliori" stanno nei licei, tranquilli.

perché non fare come in "Una poltrona per due"?

il professor François Foucault viene catapultato in una scuola di periferia frequentata da ragazzi dei quali, forse, sapeva qualcosa orecchiata in qualche telegiornale, e quella scuola e quei ragazzi gli cambiano la vita.

il film, opera prima del regista, è tutto qui, è tutto non è una diminuzione, ma il contrario.

bel film, vale il prezzo del biglietto, e anche di più, promesso - Ismaele 

 

QUI il film completo, in italiano, su Raiplay

 

 

Il professore cambia scuola è un film che funziona e, in un certo senso, ha un finale in linea con tutto ciò che racconta, la fotografia e la regia aumentano la verosimiglianza della storia, con uno stile quasi documentaristico, che cerca di rafforzare l’uguaglianza di opportunità all’interno del sistema educativo, sottolineando che non esistono scuole, né tantomeno alunni di serie B. Ricordando vagamente Entre les Murs di Laurent Cantet, film con un messaggio profondo e una complessità di personaggi molto diversa da Il professore cambia scuola, il regista racconta lo scontro tra due mondi, tra due realtà sociali, lontane, ma al tempo stesso vicine, in cui il personaggio di François Foucault impara qualcosa che probabilmente, si spera, gli servirà anche nel liceo della Parigi bene, l’emblematico e idealizzato Enrico IV, ma che soprattutto ha cambiato la sua vita.

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Les grands esprits è un film di finzione per cui il regista si è talmente documentato da sfiorare il documentario. Per due anni Ayache-Vidal, infatti, si è immerso nella vita del liceo Barbara de Stains, nella periferia parigina, osservando la comunità turbolenta ma piena di vita, ben distante dal mondo suburbano infernale dell'immaginario collettivo. Ricordando così l'ottimismo e la speranza di Les Heritiers (2014) di Marie Castille Mention-Schaar e la tenacia ammirevole che anima Entre les murs (2008) di Laurent CantetLes Grands Esprits riprende il filone di un cinema sociale riconciliatore che si insinua tra i banchi di scuola alla ricerca di risposte alla mancanza di integrazione, ambizione e cultura di quei giovani che crescono lontano dalla tour Eiffel. L'autenticità, dunque, sembra la vera preoccupazione del regista che, perciò, ha voluto dei volti nuovi come insegnanti e i veri ragazzi del liceo Barbara come alunni…

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Nel percorrere una strada non certo sorprendente, il film si prende il tempo per indugiare sulla malinconia del professore, sulla differenza non banale che può esserci fra chi conosce la materia e chi ha le capacità pedagogiche, oltre che umane, di insegnarla. I professori si ricordano per tutta la vita, si dice spesso, ma non sempre per la ragione giusta, visto che possono fare disastri, quando danno la sensazione di voler essere altrove, di sentirsi in punizione come e più dei loro allievi, privi di passione. Sono questi dettagli apparentemente piccoli, ma cruciali, raccontati con sincera emozione, quelli in cui Il professore cambia scuola riesce ad essere più efficace, al di là della storia di conversione fin troppo convenzionale; nei piccoli momenti di rabbia, di coraggio o vigliaccheria, senza gesti eclatanti, che segnano un anno scolastico e il ricordo che ne avranno in futuro sia gli insegnanti che gli allievi, senza negarsi il rammarico, la nostalgia o le occasioni mancate in sala professori, con una delle rare colleghe in cui si vede una luce speciale negli occhi.

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Quando il soggetto della storia è un professore o una professoressa, spesso si dice “è un film sulla scuola”. In realtà è la storia di una persona che insegna. Se fosse il caso di un medico non si direbbe è un film sull’ospedale o sulla medicina. Se fosse un avvocato ugualmente non si farebbe cenno alla giustizia o al tribunale. Se fosse un giardiniere, chissà se ci si riferirebbe alla natura tout court o alla botanica! Perché? Perché un docente è tutt’uno con il suo mestiere e con il luogo che abitualmente è il suo ‘regno’: la scuola. Allora possiamo affermare che Il professore cambia scuola sia un film con al centro un insegnante e che rifletta sulla scuola allo stesso tempo?
Ci piace mettere in evidenza innanzitutto la personalità del protagonista, che non è solo un insegnante: è un uomo serio, con una simpatia ironica, un po’ ingenuo, dedito, colto, pronto a interrogarsi (forse non da subito), ma anche a cambiare strategia, sensibile, onesto, umano. La sua storia si intreccia al suo ruolo professionale inevitabilmente, tanto che la sua vita appare come in controluce, i suoi legami, la sua casa e il suo gatto sono il contorno di un’esistenza che ha altri perni attorno cui ruotare. Però non si tratta del solito film: nella pellicola molto ben recitata e girata si tratta di entrare dentro il tema a partire da una quotidianità, ben rappresentata, senza eccessi e senza retorica, con leggera sottrazione, in grado di commuovere e far sorridere allo stesso tempo…

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La película es entretenida y lo que pretende es dar a conocer estas dificultades, también nos muestra cómo actúan en estos centros, donde son habituales los consejos disciplinarios que muchas veces terminan en expulsión.
Todo lo que vemos desprende una gran realidad, es muy sincera y su puesta en escena resulta muy didáctica. Es una película que sobre todo quiere transmitir un mensaje.

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