dopo l'Iliade e l'Odissea sembra che tutto sia ispirato a quei due libri.
nel film tanti novelli Ulisse e i suoi marinai vogliono tornare a casa e come con Polifemo è una gara dell'astuzia contro la forza bruta.
sanno che sarà difficile, ma ci si prova sempre.
questa è quella storia, con attori bravissimi, nelle mani di un regista di serie A.
si ride e ci si commuove, dentro il film c'è il Cinema, non solo quello d'evasione.
e se qualcuno fa il tifo per i nazisti, peste lo colga!
non perdetevelo - Ismaele
Un giorno, in circorstanze assolutamente casuali,
durante un discorso era saltato fuori questo film. Incuriosito dal nome, che mi
pareva di aver già sentito, mi sono informato e ho poi deciso di vederlo.
Saggia scelta, poichè è davvero un'ottimo lavoro. Nonostante la lunghezza
considerevole della pellicola, la storia scorre senza problemi nella sua
semplicità, e l'intrattenimento per lo spettatore è veramente ai massimi
livelli. Perde un po' nella seconda parte, tuttavia l'essere ispirato a una
storia vera lo rende lo stesso interessante.
Cast d'eccellenza, con nomi che hanno fatto la storia del cinema; non sfigura nessuno, nemmeno chi interpreta ruoli secondari.
Imperdibile, soprattutto se volete farvi una certa cultura.
Cast d'eccellenza, con nomi che hanno fatto la storia del cinema; non sfigura nessuno, nemmeno chi interpreta ruoli secondari.
Imperdibile, soprattutto se volete farvi una certa cultura.
Sturges parte
dal dato di cronaca ma lo avvolge sapientemente in uno sviluppo narrativo
ansiogeno, da continua corsa ad ostacoli, rispettando i tre tempi della
sceneggiatura classica: prima tutti i
preparativi e gli espedienti per cercare di scavare i tre tunnel, denominati
Tom, Dick ed Harry. I picconi rudimentali, i luoghi dove iniziare a scavare, lo
smaltimento della terra rimossa, i carrellini per muoversi nelle gallerie, la
preparazione delle false divise (si utilizzano lenzuola e materassi!) e dei
falsi documenti. Ogni dettaglio è critico, basta un errore e il piano salta.
L’ombra del nemico è in agguato e la sincronia tra i prigionieri è fondamentale. Poi il climax della fuga, con le ombre
della notte e le luci delle candele che creano una atmosfera claustrofobica. Infine viene presentato il
destino degli evasi che prendono le vie di terra (il treno), di cielo (in
aereo) e per acqua (il Reno) mentre i tedeschi scatenano una gigantesca caccia
all’uomo. Sin dall’inizio la descrizione di ogni singolo personaggio è talmente
minuziosa da determinare un legame empatico con lo spettatore…
Seconda Guerra Mondiale. Un gruppo di americani
segregati in un campo di prigionia nazista decide di organizzare una fuga di
massa, la più ambiziosa mai messa a punto nella storia: oltre duecento
prigionieri. Nonostante la cura dei dettagli nella pianificazione e lo sforzo
collettivo, non tutto andrà come previsto...
Uno dei capisaldi del genere bellico e d'evasione, "La grande fuga" si rivela un classico film kolossal tipico dell'epoca, caratterizzato da una durata spropositata, un impressionante dispiego di mezzi e una sfilza di grandi nomi nel cast lunga come un treno. A conti fatti, comunque, il voto finale è più uno di rispetto che di apprezzamento personale, visto che nonostante tutto il film non rientra fra le mie preferenze.
Non che ci sia qualcosa di oggettivamente brutto o fatto male, anzi: la regia di Sturges, mestierante per lo più molto affidabile, è solidissima e il cast offre prestazioni di grande livello. Su tutti troneggia il trio McQueen-Bronson-Pleasance: il primo tratteggia quello che sarà il suo solito tipo di personaggio, il duro dal buon cuore, mentre agli altri due spettano forse le figure più interessanti e sfaccettate, grazie soprattutto ai loro difetti che vengono messi in mostra nel corso della vicenda, che si tratti di claustrofobia o di un'avanzante cecità. La lunga fila di comprimari, per quanto competente, si limita giusto a far da spalla, e a lungo andare alcuni finiscono per confondersi un po' tra di loro.
Per il resto, l'ostacolo più grande al godimento della pellicola è la durata, che risulta spesso spropositata e danneggia il ritmo, soprattutto nella prima parte. Molto tempo viene riservato alla preparazione del piano, forse troppo, e la vicenda in generale fatica a ingranare. Soltanto una volta che il piano viene messo in atto le cose si fanno davvero interessanti, e da quel momento in poi la tensione e il ritmo salgono per non mollare più la presa.
In questo aiutano il clima di tragedia imminente che avvolge la pellicola dall'inizio alla fine,
Uno dei capisaldi del genere bellico e d'evasione, "La grande fuga" si rivela un classico film kolossal tipico dell'epoca, caratterizzato da una durata spropositata, un impressionante dispiego di mezzi e una sfilza di grandi nomi nel cast lunga come un treno. A conti fatti, comunque, il voto finale è più uno di rispetto che di apprezzamento personale, visto che nonostante tutto il film non rientra fra le mie preferenze.
Non che ci sia qualcosa di oggettivamente brutto o fatto male, anzi: la regia di Sturges, mestierante per lo più molto affidabile, è solidissima e il cast offre prestazioni di grande livello. Su tutti troneggia il trio McQueen-Bronson-Pleasance: il primo tratteggia quello che sarà il suo solito tipo di personaggio, il duro dal buon cuore, mentre agli altri due spettano forse le figure più interessanti e sfaccettate, grazie soprattutto ai loro difetti che vengono messi in mostra nel corso della vicenda, che si tratti di claustrofobia o di un'avanzante cecità. La lunga fila di comprimari, per quanto competente, si limita giusto a far da spalla, e a lungo andare alcuni finiscono per confondersi un po' tra di loro.
Per il resto, l'ostacolo più grande al godimento della pellicola è la durata, che risulta spesso spropositata e danneggia il ritmo, soprattutto nella prima parte. Molto tempo viene riservato alla preparazione del piano, forse troppo, e la vicenda in generale fatica a ingranare. Soltanto una volta che il piano viene messo in atto le cose si fanno davvero interessanti, e da quel momento in poi la tensione e il ritmo salgono per non mollare più la presa.
In questo aiutano il clima di tragedia imminente che avvolge la pellicola dall'inizio alla fine,
La Grande Fuga é un cult dalla fama enorme ancora oggi e credo che
tale status risulti assolutamente meritato. Sturges non è un regista che
resterà negli annali per chissà quali meriti apportati al cinema, ma durante la
sua epoca, era un mestierante ben al di sopra della media, riuscendo ad andare
in tre-quattro casi oltre le aspettative. John Sturges dopo il grande successo
dei Magnifici Sette, confeziona un film che ha tanti punti in comune con
l'opera precedente, a cominciare dalla coralità dei personaggi e parte del cast
in comune (Bronson, Coburn e McQueen); inoltre riesce a correggere alcuni
difetti del film precedente, grazie ad un montaggio ritmato ed incalzante che
riesce a gestire ottimamente le tre ore della pellicola. A tutto questo si
aggiunge una gestione sapiente dell'ironia e dell'umorismo spaccone americano,
senza mai mandare fanculo l'atmosfera di serietà dell'opera.
Ci si ritrova innanzi ad un
film corale come detto sopra, dove i prigionieri di varie nazionalità (inglese,
americana, australiana e scozzese), cercano di fuggire da questo campo di
prigionia dove i tedeschi hanno internato tutti gli elementi più pericolosi per
via di precedenti fughe tentate…
Ciao, spero hai passato ore piacevoli e che non ti abbia deluso. Buona giornata!
RispondiEliminaci sono tutti gli archetipi delle grandi storie, come fai ad annoiarti?
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