venerdì 1 maggio 2020

The Witch - Robert Eggers

in un posto abbandonato, in una terra rubata agli indiani, come hanno fatto tutti, espulsi dalla comunità religiosa, una famiglia d'inglesi d'America cerca di sopravvivere, in un ambiente ostile, genitori e quattro figli.
nel film c'è un crescendo di tensione e di nodi che vanno sciolti, e lo saranno, alla fine.
erano gli anni delle streghe di Salem, mai stregoni, sempre le streghe, le donne sono capri espiatori delle situazioni difficili e complicate e non comprensibili.
è un film senza eccessi, ma fa star male più di uno di quei film che sono macellerie e autopsie.
è un'opera prima di chi sa già come fare le cose bene, di uno che ha studiato.
non perdetevelo - Ismaele








Eggers provoca lo spettatore, lo confonde e lo turba, costruendo un horror fondato sulla pura intuizione del Male. Esiste una lettura univoca? Il diavolo possiede una sua realtà tangibile, e allora Thomasin appare condannata dall’inizio a divenire un’adepta stregonesca; o forse si tratta di un’inevitabile degenerazione scaturita da molteplici devianze psicologiche, se non addirittura alimentari (si pensi al segale cornuto, fonte di celebri allucinazioni nel Medioevo e nel Seicento), le quali puntualmente fraintendono i gesti e alla fine si autodistruggono? Senza tralasciare una terza opzione, e cioè che il demonio non interferisca davvero col mondo, e che piuttosto si limiti a cogliere i frutti dell’agire umano non appena essi, in base alla legge dell’arbitrio, si guastino da sé.
Dal punto di vista cinematografico, peraltro, non è lo stesso spettatore a cedere alla banalità della superstizione qualora ritenga autentica la manifestazione diabolica del finale?
Poiché, se invece riflettiamo in termini illuministici, ci è dato ipotizzare che l’orrore possa facilmente sollevarsi laddove covi un qualsiasi eccesso, ossia una forma di allontanamento dalla concordia della civiltà e della ragione. In questo senso, basterà imprimere una spinta esigua, e con essa si riuscirà ad abbattere un equilibrio già da tempo precario. Se ne deduce che il Male non sia affatto un invasore esterno, per così dire metafisico, ma che giaccia sepolto nella nostra parte irrazionale. E allora allontanarsi da Dio significherà smarrire la lucidità dell’intelletto, la vera essenza dell’umanità.
Eggers, con abile saggezza, non fornisce una risposta chiusa, e lascia gli spettatori a battibeccare tra loro nella sala, a luci accese, su quale sia il senso assoluto della storia. Come ogni vero autore, sin dalla prima opera, è capace di fare…

The Witch è già stato salutato come l’horror del 2016. Ed in effetti l’esordio alla regia di Robert Eggers è di quelli col botto. Il film che avrebbe dovuto fare Ben Wheatley al posto di High RiseThe Witch, è una produzione americano-canadese, ambientata nel New England del diciassettesimo secolo. Katherine (Kate Dickie) e William (Ralph Ineson), una coppia timorata di Dio, insieme ai loro cinque figli si trasferiscono ai margini di una foresta (nera) per costruire una fattoria. Appena arrivati, però, il più piccolo dei bambini, ancora in fasce, viene rapito mentre è affidato alle cure della maggiore, Thomasin (una bellezza di Miami che risponde al nome di Anya Taylor-Joy).
A portarlo via è stata (forse) la strega che vive nel bosco che, nottetempo, gli frantuma le ossa nel mortaio e poi si cosparge il corpo raggrinzito con il sangue. È a questo punto che le certezze più profonde della famiglia verranno minate, il momento in cui si comincia a perdere la fede e la speranza. In cui i rapporti del nucleo si alterano e il figlio adolescente, Caleb (Harvey Scrimshaw) comincia a guardare la sorella con occhi diversi, mentre il marito litiga con la moglie e la madre sospetta della figlia. Perché in fondo The Witch ruota tutto intorno al viso angelico di Thomasin, alla sua inespressa sessualità, alle sue innocenti malizie. Che sia pure lei una strega?...
da qui

Notevole esordio nel lungometraggio per Robert Eggers che dimostra uao mano sicura e uno stile austero e raffinato, capace di gestire alla perfezione l'equilibrio costante tra la realtà e la sua trasfigurazione, in bilico tra la concretezza della natura e la magia che da essa scaturisce. Una certa lentezza appesantisce a tratti la visione, ma è fisiologica al na-turale procedere della vicenda: è un horror atipico, un classico film d'atmosfera in cui non succede molto e tutto sta nei dettagli (la finezza di alcune notazioni, come l'attrazione provata da Caleb per Thomasin, è esemplare), nel tempo sospeso dell'attesa…

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