nel film c'è un crescendo di tensione e di nodi che vanno sciolti, e lo saranno, alla fine.
erano gli anni delle streghe di Salem, mai stregoni, sempre le streghe, le donne sono capri espiatori delle situazioni difficili e complicate e non comprensibili.
è un film senza eccessi, ma fa star male più di uno di quei film che sono macellerie e autopsie.
è un'opera prima di chi sa già come fare le cose bene, di uno che ha studiato.
non perdetevelo - Ismaele
…Eggers provoca lo spettatore, lo confonde e lo turba, costruendo
un horror fondato sulla pura intuizione del Male. Esiste
una lettura univoca? Il diavolo possiede una sua realtà tangibile,
e allora Thomasin appare condannata dall’inizio a divenire un’adepta
stregonesca; o forse si tratta di un’inevitabile degenerazione scaturita da
molteplici devianze psicologiche, se non
addirittura alimentari (si pensi al segale
cornuto, fonte di celebri allucinazioni nel Medioevo e nel
Seicento), le quali puntualmente fraintendono i gesti e alla fine si
autodistruggono? Senza tralasciare una terza opzione, e cioè che il demonio non
interferisca davvero col mondo, e che piuttosto si limiti a cogliere i frutti
dell’agire umano non appena essi, in base alla legge dell’arbitrio, si guastino
da sé.
Dal
punto di vista cinematografico, peraltro, non è lo stesso spettatore a
cedere alla banalità della superstizione qualora
ritenga autentica la manifestazione diabolica del finale?
Poiché, se invece riflettiamo in termini illuministici, ci è dato ipotizzare che l’orrore possa facilmente sollevarsi laddove covi un qualsiasi eccesso, ossia una forma di allontanamento dalla concordia della civiltà e della ragione. In questo senso, basterà imprimere una spinta esigua, e con essa si riuscirà ad abbattere un equilibrio già da tempo precario. Se ne deduce che il Male non sia affatto un invasore esterno, per così dire metafisico, ma che giaccia sepolto nella nostra parte irrazionale. E allora allontanarsi da Dio significherà smarrire la lucidità dell’intelletto, la vera essenza dell’umanità.
Poiché, se invece riflettiamo in termini illuministici, ci è dato ipotizzare che l’orrore possa facilmente sollevarsi laddove covi un qualsiasi eccesso, ossia una forma di allontanamento dalla concordia della civiltà e della ragione. In questo senso, basterà imprimere una spinta esigua, e con essa si riuscirà ad abbattere un equilibrio già da tempo precario. Se ne deduce che il Male non sia affatto un invasore esterno, per così dire metafisico, ma che giaccia sepolto nella nostra parte irrazionale. E allora allontanarsi da Dio significherà smarrire la lucidità dell’intelletto, la vera essenza dell’umanità.
Eggers,
con abile saggezza, non fornisce una risposta chiusa, e lascia gli spettatori a
battibeccare tra loro nella sala, a luci accese, su quale sia il senso assoluto
della storia. Come ogni vero autore, sin dalla prima
opera, è capace di fare…
The Witch è già stato salutato come l’horror del 2016. Ed in
effetti l’esordio alla regia di Robert
Eggers è di quelli col botto. Il film che avrebbe dovuto fare Ben
Wheatley al posto di High Rise. The Witch, è una produzione
americano-canadese, ambientata nel New England del diciassettesimo secolo.
Katherine (Kate Dickie) e William (Ralph Ineson), una coppia timorata di Dio,
insieme ai loro cinque figli si trasferiscono ai margini di una foresta
(nera) per costruire una fattoria. Appena arrivati, però, il più piccolo dei
bambini, ancora in fasce, viene rapito mentre è affidato alle cure della
maggiore, Thomasin (una bellezza di Miami che risponde al nome di Anya Taylor-Joy).
A portarlo via è stata (forse) la strega che vive nel
bosco che, nottetempo, gli frantuma le ossa nel mortaio e poi si cosparge il
corpo raggrinzito con il sangue. È a questo punto che le certezze più profonde
della famiglia verranno minate, il momento in cui si comincia a perdere la fede
e la speranza. In cui i rapporti del nucleo si alterano e il figlio
adolescente, Caleb (Harvey Scrimshaw)
comincia a guardare la sorella con occhi diversi, mentre il marito litiga con
la moglie e la madre sospetta della figlia. Perché in fondo The Witch ruota tutto intorno al viso
angelico di Thomasin, alla sua inespressa sessualità, alle sue innocenti
malizie. Che sia pure lei una strega?...
da qui
…Notevole esordio nel lungometraggio per Robert Eggers che dimostra uao mano sicura e uno stile austero e raffinato, capace di gestire alla perfezione l'equilibrio costante tra la realtà e la sua trasfigurazione, in bilico tra la concretezza della natura e la magia che da essa scaturisce. Una certa lentezza appesantisce a tratti la visione, ma è fisiologica al na-turale procedere della vicenda: è un horror atipico, un classico film d'atmosfera in cui non succede molto e tutto sta nei dettagli (la finezza di alcune notazioni, come l'attrazione provata da Caleb per Thomasin, è esemplare), nel tempo sospeso dell'attesa…
da qui
…Notevole esordio nel lungometraggio per Robert Eggers che dimostra uao mano sicura e uno stile austero e raffinato, capace di gestire alla perfezione l'equilibrio costante tra la realtà e la sua trasfigurazione, in bilico tra la concretezza della natura e la magia che da essa scaturisce. Una certa lentezza appesantisce a tratti la visione, ma è fisiologica al na-turale procedere della vicenda: è un horror atipico, un classico film d'atmosfera in cui non succede molto e tutto sta nei dettagli (la finezza di alcune notazioni, come l'attrazione provata da Caleb per Thomasin, è esemplare), nel tempo sospeso dell'attesa…
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