si tratta di Memories of Murder, di un regista coreano che aveva allora 34 anni.
avevo scritto :"inizia un po' come una commedia con due scemotti che fanno i poliziotti incapaci e torturatori, poi prende quota e riesce ad essere un film che non ti fa alzare dalla poltrona fino alla fine".
nel film c'è il riferimento al sistema politico corrotto coreano di quegli anni, che produceva quei poliziotti.
il poliziotto Park, quello che riconosce un colpevole senza problemi, è l'attore preferito del regista, apparirà in tutti i suoi film.
la serie di omicidi senza colpevole fa uscire di testa lui e i suoi colleghi, non c'è il presunto colpevole di turno da sbattere in galera, buttando la chiave, tanto nessuno si lamenterà, come avviene negli omicidi "singoli", gli assassini seriali sono un'altra cosa.
il Male prende corpo, come un fantasma, e intossica tutti.
la fine del film è un capolavoro nel capolavoro, mi ha ricordato la storia de La promessa, romanzo straordinario di Friedrich Dürrenmatt, il poliziotto è stato interpretato da Jack Nicholson (nel film di Sean Penn). e per un attimo la faccia di Park si è sovrapposta a quella di Jack, speriamo che non sia impazzito.
il Male è lì fuori, è inafferrabile, ha una faccia banale, come dice Hannah Arendt.
cercate il film in sala, non ve ne pentirete.
tenete d'occhio Bong Joon-ho, dopo questo film del 2003 potrebbe in futuro anche vincere un premio Oscar.
diceva Niels Bohr che Le previsioni sono estremamente difficili. Specialmente sul futuro. - Ismaele
diceva Niels Bohr che Le previsioni sono estremamente difficili. Specialmente sul futuro. - Ismaele
Capolavoro indelebile della storia del cinema!
Tanto la politica è nei
gesti, nelle scelte, nel coprifuoco, nella paura della gente, ormai priva di
fiducia nei confronti della polizia e dei suoi abusi; sfiducia guadagnata sul
campo dai tutori della legge, che nel proprio modus operandi prevedono
prove falsificate e confessioni estorte a suon di calci e pugni. Anche nei
confronti di ritardati come Kwang-ho o di innocui pervertiti, evidentemente
innocenti sin da subito. La narrazione del talentuoso Bong Joon-ho adotta un
registro quasi comico per sottolineare il clima farsesco della polizia di
regime, ma non ne nasconde incompetenza e brutalità; l'autorità come manganello
del potere, che manca degli uomini necessari per impedire un omicidio perché
sono tutti impegnati a reprimere una rivolta studentesca…
…Proprio come Parasite, anche Memorie Di Un Assassino fa del mix equilibrato tra dramma e
commedia il segreto del suo successo: prendendo spunto dalla vicenda del primo
serial killer coreano conosciuto (attivo tra gli anni Ottanta e Novanta), Bong
Joon-ho riesce con originalità a delineare uno spaccato socio-culturale
realistico della Corea del Sud.
L’opera
seconda del filmmaker premio Oscar mostra la precoce maturità di uno
storyteller che, grazie ad una sceneggiatura di ferro, mette in scena in
maniera straordinaria un crime atipico (l’elemento che più emerge nel film è il
concetto della bestialità dell’uomo comune); attraverso una regia raffinata ma
essenziale allo stesso tempo e una gestione del ritmo da manuale, il cineasta
trascina lo spettatore in un viaggio, lungo più di due ore, all’interno dei
meandri più oscuri della psiche umana…
…non si può non far riferimento anche alla
successiva sequenza del film: un epilogo collocato nel presente (vale a dire
diciassette anni più tardi) che funge da ideale postfazione e, al contempo,
sancisce la chiusura di un percorso circolare, e destinato pertanto ad avvitarsi
su se stesso, senza possibilità alternative. Il ritorno sulla “scena del
delitto”, fra le spighe di grano, l’incontro con un’altra bambina e quella
casuale, scioccante rivelazione: che il Male possiede “una faccia comune… una faccia normale”.
Stupendo. Un film su un serial killer che punta
tutto sulle indagini e sugli effetti psicologici che esse provocano,
soprattutto sul povero Seo Tae-Yoon. E' presente anche molta ironia, soprattutto
negli scontri (verbali e fisici) tra i due protagonisti tanto diversi tra loro,
ma questo solo nella prima parte. Infatti, man mano che si va avanti e si
moltiplicano gli omicidi, il film rivela la sua vera natura, trasformandosi in
un dramma cupissimo e devastante, che fa quasi sentire sulla propria pelle la
frustrazione e l'impotenza dei poliziotti, il tutto supportato da una colonna
sonora magnifica. Finale di una tristezza incredibile.
…Bong "svela"
ma non "scopre",ci mostra nel frammento d'un secondo il volto
dell'assassino,le sue delicate mani.Ci consegna
una marea di "sospetti" con requisiti pari a quelli del killer.Ma tutto rimane sospeso nel limbo
caotico di eventi intricati,contrapposti da leggende o fiabe metropolitane.Park si rivolge ad una
sorta di maga "Circe",Seo al contrario da adito ai racconti di
ragazzine su uomini da sottosuolo,o ad una canzone romantica trasmessa in
radio,quasi un filo conduttore degli omicidi.
Tutto è parte d' un
ambientazione grigia,umida e costituita da industrie quella di Bong dove
avvengono azioni che rimaranno archiviate nei recessi del ricordo.
Perchè sara' solo il ricordo a
mantenere vive le immagini cruente di donne violate,straziate e inghiottite
dalla follia violenta.
Ci saranno tanti
"colpevoli" ma nessuno la paghera',perchè alla fine non esistono
innocenti, si è tutti "colpevoli" nuotando nel mare
dell'abbrutimento.
Dopo 20 anni la vita cambia,ma
le memorie rimangono incollate sul canale di scolo,splendida la parte finale,un
manuale di cinema e un dialogo semplice e "innocente",dove killer e
giustizia si sono sfiorati,ma l'aria dura rendeva le colpe
"Invisibili".......
Capolavoro imperdibile,da
vedere e rivedere,per poterlo stampare per sempre nelle proprie
"memorie"........
…Noir abissale, lo humor che in un primo momento
accompagna le dinamiche dell’indagine e degli investigatori, gruppo di maschi
in competizione che dalla rivalità naufragano in una ossessione al limite della
follia, lascia progressivamente spazio a una disperazione senza catarsi. Il
bene e il male, entrambi, esistono ma spesso si confondono e finiscono
risucchiati nell’oscurità (il tunnel, il canale di scolo dove viene trovata la
prima vittima). A prevalere su tutto è l’illusione, cieca, che porta sempre al
fallimento e all’incapacità di accettarlo.
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