lunedì 17 febbraio 2020

Memorie di un assassino - Memories of Murder - Bong Joon-ho

è miracolosamente riapparso in sala un film del 2003, che avevo già visto a casa 8-9 anni fa. 
si tratta di Memories of Murder, di un regista coreano che aveva allora 34 anni.
avevo scritto :"inizia un po' come una commedia con due scemotti che fanno i poliziotti incapaci e torturatori, poi prende quota e riesce ad essere un film che non ti fa alzare dalla poltrona fino alla fine". 
nel film c'è il riferimento al sistema politico corrotto coreano di quegli anni, che produceva quei poliziotti.
il poliziotto Park, quello che riconosce un colpevole senza problemi, è l'attore preferito del regista, apparirà in tutti i suoi film.
la serie di omicidi senza colpevole fa uscire di testa lui e i suoi colleghi, non c'è il presunto colpevole di turno da sbattere in galera, buttando la chiave, tanto nessuno si lamenterà, come avviene negli omicidi "singoli", gli assassini seriali sono un'altra cosa.
il Male prende corpo, come un fantasma, e intossica tutti.
la fine del film è un capolavoro nel capolavoro, mi ha ricordato la storia de La promessa, romanzo straordinario  di Friedrich Dürrenmatt, il poliziotto è stato interpretato da Jack Nicholson (nel film di Sean Penn). e per un attimo la faccia di Park si è sovrapposta a quella di Jack, speriamo che non sia impazzito.
il Male è lì fuori, è inafferrabile, ha una faccia banale, come dice Hannah Arendt.
cercate il film in sala, non ve ne pentirete. 
tenete d'occhio Bong Joon-ho, dopo questo film del 2003 potrebbe in futuro anche vincere un premio Oscar.
diceva Niels Bohr che Le previsioni sono estremamente difficili. Specialmente sul futuro. - Ismaele








Capolavoro indelebile della storia del cinema!

Tanto la politica è nei gesti, nelle scelte, nel coprifuoco, nella paura della gente, ormai priva di fiducia nei confronti della polizia e dei suoi abusi; sfiducia guadagnata sul campo dai tutori della legge, che nel proprio modus operandi prevedono prove falsificate e confessioni estorte a suon di calci e pugni. Anche nei confronti di ritardati come Kwang-ho o di innocui pervertiti, evidentemente innocenti sin da subito. La narrazione del talentuoso Bong Joon-ho adotta un registro quasi comico per sottolineare il clima farsesco della polizia di regime, ma non ne nasconde incompetenza e brutalità; l'autorità come manganello del potere, che manca degli uomini necessari per impedire un omicidio perché sono tutti impegnati a reprimere una rivolta studentesca…

…Proprio come Parasite, anche Memorie Di Un Assassino fa del mix equilibrato tra dramma e commedia il segreto del suo successo: prendendo spunto dalla vicenda del primo serial killer coreano conosciuto (attivo tra gli anni Ottanta e Novanta), Bong Joon-ho riesce con originalità a delineare uno spaccato socio-culturale realistico della Corea del Sud. 
L’opera seconda del filmmaker premio Oscar mostra la precoce maturità di uno storyteller che, grazie ad una sceneggiatura di ferro, mette in scena in maniera straordinaria un crime atipico (l’elemento che più emerge nel film è il concetto della bestialità dell’uomo comune); attraverso una regia raffinata ma essenziale allo stesso tempo e una gestione del ritmo da manuale, il cineasta trascina lo spettatore in un viaggio, lungo più di due ore, all’interno dei meandri più oscuri della psiche umana…

non si può non far riferimento anche alla successiva sequenza del film: un epilogo collocato nel presente (vale a dire diciassette anni più tardi) che funge da ideale postfazione e, al contempo, sancisce la chiusura di un percorso circolare, e destinato pertanto ad avvitarsi su se stesso, senza possibilità alternative. Il ritorno sulla “scena del delitto”, fra le spighe di grano, l’incontro con un’altra bambina e quella casuale, scioccante rivelazione: che il Male possiede “una faccia comune… una faccia normale”.

Stupendo. Un film su un serial killer che punta tutto sulle indagini e sugli effetti psicologici che esse provocano, soprattutto sul povero Seo Tae-Yoon. E' presente anche molta ironia, soprattutto negli scontri (verbali e fisici) tra i due protagonisti tanto diversi tra loro, ma questo solo nella prima parte. Infatti, man mano che si va avanti e si moltiplicano gli omicidi, il film rivela la sua vera natura, trasformandosi in un dramma cupissimo e devastante, che fa quasi sentire sulla propria pelle la frustrazione e l'impotenza dei poliziotti, il tutto supportato da una colonna sonora magnifica. Finale di una tristezza incredibile.

Bong "svela" ma non "scopre",ci mostra nel frammento d'un secondo il volto dell'assassino,le sue delicate mani.Ci consegna una marea di "sospetti" con requisiti pari a quelli del killer.Ma tutto rimane sospeso nel limbo caotico di eventi intricati,contrapposti da leggende o fiabe metropolitane.Park si rivolge ad una sorta di maga "Circe",Seo al contrario da adito ai racconti di ragazzine su uomini da sottosuolo,o ad una canzone romantica trasmessa in radio,quasi un filo conduttore degli omicidi.
Tutto è parte d' un ambientazione grigia,umida e costituita da industrie quella di Bong dove avvengono azioni che rimaranno archiviate nei recessi del ricordo.
Perchè sara' solo il ricordo a mantenere vive le immagini cruente di donne violate,straziate e inghiottite dalla follia violenta.
Ci saranno tanti "colpevoli" ma nessuno la paghera',perchè alla fine non esistono innocenti, si è tutti "colpevoli" nuotando nel mare dell'abbrutimento.
Dopo 20 anni la vita cambia,ma le memorie rimangono incollate sul canale di scolo,splendida la parte finale,un manuale di cinema e un dialogo semplice e "innocente",dove killer e giustizia si sono sfiorati,ma l'aria dura rendeva le colpe "Invisibili".......
Capolavoro imperdibile,da vedere e rivedere,per poterlo stampare per sempre nelle proprie "memorie"........

Noir abissale, lo humor che in un primo momento accompagna le dinamiche dell’indagine e degli investigatori, gruppo di maschi in competizione che dalla rivalità naufragano in una ossessione al limite della follia, lascia progressivamente spazio a una disperazione senza catarsi. Il bene e il male, entrambi, esistono ma spesso si confondono e finiscono risucchiati nell’oscurità (il tunnel, il canale di scolo dove viene trovata la prima vittima). A prevalere su tutto è l’illusione, cieca, che porta sempre al fallimento e all’incapacità di accettarlo.

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