venerdì 1 novembre 2019

L'Età Giovane (Le Jeune Ahmed) - fratelli Dardenne

il film racconta un pezzo della vita di Ahmed che diventa sempre più integralista.
Ahmed è sempre in fuga, si ferma solo per pregare o per parlare con il suo mentore imam.
fermare i milioni di cuccioli di integralista, ridurre il loro numero, integrarli in un discorso laico è una sfida che fa tremare i polsi.
proprio questi giorni ho letto questo libro che racconta come si diventa un integralista, nelle mani di chi sa manipolare le coscienze.
la telecamera spia e rincorre Ahmed, impossibile non guardarlo, impossibile distrarsi.
è un gran film da non perdere, promesso - Ismaele




…Film inquietante. Perché la distorsione cognitiva che è il fanatismo la vediamo impiantarsi e non andare più via in un ragazzo appena adolescente, davvero poco più che bambino (sì, un bambino, mica i falsi bambini e veri giovanotti della Paranza di Claudio Giovannesi). Perché Il giovane Ahmed (uso volutamente il titolo originale) non fa sconti, è nei suoi momenti migliori il referto di una caduta che nessuno riesce a fermare: fino almeno alla scena conclusiva, alle parole finali, quando anche i Dardenne incespicano nella trappola del sentimentalismo consolatorio e rischiano di rovinare un film che fino a quel momento non aveva mai distolto lo sguardo. Ecco, il limite del Giovane Ahmed non è la sua presunta islamofobia, è il suo deviare nel finale, il suo pentirsi della propria implacabalità e durezza constatativa…
Il giovane Ahmed è importante e necessario esattamente per le ragioni per le quali i suoi detrattori l’hanno massacrato. Se mai i limiti stanno altrove. Stanno, come già detto, nel deviare a pochi minuti dalla fine verso un approdo consolatorio. Stanno nella poco credibile storiuccia amorosa tra Ahmed e la coetanea incontrata nell’allevamento in cui lavora (parte ovviamente del ‘percorso di recupero’). Possibile che lei sia tanto ingenua o disinformata o scema da pensare di stabilire con un ragazzo immerso nel rigorismo islamico la stessa relazione che potrebbe crearsi con un qualsiasi altro coetaneo? Risate del pubblico quando Ahmed le chiede che potranno fare l’amore solo una volta sposati e che potranno sposarsi solo dopo la conversione di lei all’Islam. Invece non c’è niente da ridere, chi solo abbia scambiato qualche punto di vista con qualche musulmano diciamo così assai credente si renderà conto di quanto la reazione di Ahmed sia attendibile. I Dardenne conoscono la materia, mentre non si può dire altrettanto dei loro detrattori. Il resto è un film ancora più asciutto, scabro, essenziale, lineare, nitido dei soliti dei due fratelli. Che non si perde mai in digressioni e va dritto alla sua questione centrale…

Teso, angosciante, terrificante, Le Jeune Ahmed dei fratelli Dardenne segue il percorso di radicalizzazione islamista di un ragazzino belga di origine araba, che a partire dalla frequentazione con un imam radicale del quartiere inizia a progettare il suo personale jihad contro la realtà circostante. Se i rapporti familiari, soprattutto quelli con la madre single, ne soffrono, è soprattutto un'insegnante, rea ai suoi occhi di insegnare l'arabo ed il Corano, pur avendo un compagno ebreo, a diventare l’oggetto delle manie purificatrici dell'adolescente, che giunge a maturare la decisione di ucciderla…

Con Le Jeune Ahmed (letteralmente "Il giovane Ahmed", tradotto impropriamente con L'età giovane per il mercato italiano), i fratelli Dardenne, che sceneggiano e dirigono, decidono di seguire lo sprofondare di questo ragazzino nell'abisso del fondamentalismo religioso, e lo fanno secondo il loro consueto stile asciutto, con una camera a mano che lo marca stretto e senza nessun commento sonoro ad enfatizzare alcunché: basta la storia, d'altronde, a coinvolgere e stringere il cuore. I ritrovi con l'imam e l'ossessione per la preghiera, gli scontri dialettici con i familiari e con la professoressa, ma anche la ritrosia a riflettere sulla gravità di alcuni suoi pensieri e azioni con gli educatori e gli psicologi che hanno a che fare con lui, sono passaggi di un percorso che i i due registi osservano con uno sguardo che oscilla tra il distacco e l'impotenza, tanto è oscura e nascosta nel profondo quella parte di lui che antepone l'odio alla possibilità di condividere, amare e confrontarsi.
Il precipizio al quale Ahmed si predispone è dunque lì, chiaro, evidente e ineluttabile, e la convinzione che gli impedisce di accettare o comprendere sia l'affetto di una madre che l'approccio sentimentale di una coetanea è tanto ancorata al proprio stesso essere da indurlo a resistere alle sollecitazioni che gli vengono dal mondo esterno cercando di farlo arrendere all'integrazione, e a simulare di essere 'cambiato' per poter condurre in porto il proprio proposito assassino: fatta salva la possibilità - o eventualità remota - che qualcosa di veramente inatteso possa mutare - d'improvviso - una prospettiva di vita (e di approccio alla stessa) per sempre.

Nessun commento:

Posta un commento