gli interpreti sono bravissimi e sono un valore aggiunto della storia e sopratutto Claudio Santamaria e Giulio Pranno sono perfetti, quei due rendono il film indimenticabile.
non perdetevelo, non vi lascerà indifferenti, se siete ancora vivi.
buona visione - Ismaele
…Salvatores
ritorna al suo primo amore, il Road Movie. E lo ringraziamo per questo.
E' un genere che lo vede maestro, lo ama talmente
tanto da autocitarsi facendo dire a Willy la famosa battuta di Marrrakesh
Express "Erano anni che non mi divertivo così."
Tutto il mio folle amore (che è una canzone di
Domenico Modugno) pur ispirandosi alla vita vera di Franco e Andrea Antonello
non è un viaggio all'interno dell'autismo ma un confronto tra due mondi.
Quello disordinato e senza regole di Willy che la
genitorialità impone un'inversione di tendenza e quello rigido e abitudinario
di Vincent che in questo tour fatto di matrimoni e gare di danza scoprirà
l'amore, l'alcool, il sesso, la musica ma soprattutto un modo diverso di vedere
la vita nonostante la sua prospettiva.
A rendere magico questo film sconclusionato che avanza
a strattoni ma che esplode con vette di poesia ci pensano i tre attori
protagonisti decisamente bravissimi.
Un Diego Abatantuono da David di Donatello a cui
spettano le battute più belle del film e a cui Gabriele Salvatores gli
riserva il ruolo forse più difficile quello di un uomo che ha deciso di non
fare un figlio suo ma di dedicarsi anima e corpo in questo figlio adottato e
dotato di una specialità d'animo. Cosa che ne ha assolutamente bisogno visto il
cinismo e l'ignoranza che lo circonda. Valeria Golino molto misurata nella sua
recitazione ma eccelsa nell'esprimere la bellezza e il tormento interiore di
una donna che alla fine del film decide di prendere finalmente in mano la sua
vita.
E poi lo strabordante Claudio Santamaria
deliziosamente kitch, si è cucito addosso sia nel fisico che nella voce questo
Domenico Modugno dei poveri e dei poveracci che lo vanno a sentire nelle sue
serate.
E tra un'atmosfera che strizza l'occhio ad
Arizona Dream e Paolo Sorrentino, Tutto il mio folle amore riconsegna ai suoi
fan della prima ora un Salvatores delicato e sognante, imperfetto e
poetico.
E se la felicità non è un diritto ma una botta di
culo, allora imbattetevi nella botta di culo di vedere questo film.
Uscirete felici.
… Film
riuscito bello ma imperfetto, interessante ma non scorrevole, in alcuni
frangenti la sceneggiatura non è indirizzata in alto. Un racconto di basso
profilo con intensità fluttuanti come le ‘dimostranze’ di nascita di Vincent
(ripete la sua vita più volte nominando i veri genitori e chi lo ha protetto).
Sequenza finale a tre, stile duello senza nessun fuoco: quello dovrebbe ardere dentro; inaspettato (fino ad un certo punto) l’epilogo con ‘nessun’ vero padrone della scena…
Sequenza finale a tre, stile duello senza nessun fuoco: quello dovrebbe ardere dentro; inaspettato (fino ad un certo punto) l’epilogo con ‘nessun’ vero padrone della scena…
… Se il ritratto complessivo rimane
semplicistico e ritoccato con un velo di zucchero filato, contemporaneamente
sviscera una tenerezza irregolare e un istinto primordiale, che assegnano al
film tonalità precise. In più, la musica dà un sostegno inequivocabile (ai
pezzi dal vivo si aggiungono tracce da easy listening, ad esempio
di Ben Harper), così come, preso in piccole dosi (e con le
battute giuste), Diego Abatantuono è un valore
aggiunto.
In sintesi, questo ritorno al passato di Gabriele Salvatores si fa voler bene, raggruppa
parecchi stilemi divincolandosi, anche incautamente, dalla corsia del senno,
senza concedere un attimo di tregua, ricercando una libertà di espressione che
piega le difese, con un confronto obbligato che promuove i lati nascosti,
quelli che invece avremmo bisogno di veder venire a galla.
Sgangherato e frizzante.
…Salvatores ha annodato i fili di
una storia meravigliosa, che racconta in maniera semplice la potenza della
diversità e l’importanza delle affinità. Ciò che colpisce è come il rapporto
padre figlio fiorisca nelle avversità, fino a creare uno spazio tra loro dove
possono fare i conti, con le proprie sventure, con una realtà che non sempre ha
gli strumenti per poterti comprendere, aiutare, in cui pochi fortunati hanno
l’opportunità di poter mordere la vita. Vincent e Willi partono per un viaggio
e disegnano la loro idea di vita, una vita che dovrebbe sempre essere
all’altezza delle proprie aspettative. Willi vorrebbe rimanere in viaggio per
sempre con lui, perché insieme il mondo è un po’ meno crudele.
Visto da vicino, nessuno
è normale, cantava Caetano Veloso. Il bravissimo esordiente Giulio
Pranno ricalca con delicatezza, autenticità e anche un pizzico di romanticismo
questo piccolo uomo che trasferisce tutto se stesso attraverso baci e abbracci:
sempre curioso e tempestoso, il giovane attore Pranno è riuscito a cucirsi
addosso questo ruolo così arduo e complesso: è una gemma preziosa per il cinema
italiano…
Tutto
il mio folle amore di Gabriele
Salvatores rifugge qualsiasi velleitaria “autorialità” per porsi come opera
popolare, con una schiettezza sentimentale che ha irritato parte della critica;
un film che vuole appartenere al pubblico, rendendolo partecipe di un viaggio
emotivo, affettivo e di formazione, dalla forma eterogenea e sinceramente ingenuo.
L’assenza di ipocrisia, di volontà di manipolazione dello spettatore, mi sembra
il dato più evidente di un film che ripone la più grande fede nei propri
personaggi e conferisce loro una verità palpabile. E credo che questa ricerca
di vero palpitante, questo desiderio di creare un
rapporto tra l’esperienza di chi guarda e l’avventura del vivere messa in scena
sullo schermo sia un dono che Salvatores, pur con i mezzi di un cinema imperfetto,
abbia cercato in ogni modo di consegnarci…
… Tutto il mio folle amore è un rimando al
Pasolini di Cosa sono le nuvole (uno dei momenti più alti e
poetici del cinema italiano) e soprattutto al brano cantato da Domenico
Modugno, replicato nel film di Salvatores anche dall’intonatissimo Claudio
Santamaria: proprio questa carriera da emulo del cantautore italiano è valsa a
Willi il soprannome di “Modugno della Dalmazia”. Ma il folle amore è anche
quello che Willi scopre di provare per Vincent, peraltro ricambiato; racchiuso
in un guscio di apparente incomunicabilità, il ragazzo è in realtà un centro
gravitazionale attorno al quale ruotano per tutta la durata del film i destini
di Elena, Mario e Willi.
In Tutto il mio folle amore si nota subito il feeling
attoriale che intercorre tra Claudio Santamaria e Giulio Pranno. A tratti,
nell’interpretazione di quest’ultimo, sembra di rivedere il Leonardo Di Caprio
di Buon compleanno Mr. Grape; e l’accostamento non è per niente
azzardato, perché il giovane attore romano esprime un talento cristallino in un
primo ruolo cinematografico subito molto difficile. Giulio ci mette tanta
fisicità ma anche del sentimento; impossibile non empatizzare con il suo
Vincent, vedere per credere…
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