i non adatti si ammazzano, gli altri non ci arrivano, a quel pensiero, vivono nella "felicità".
tanti momenti amaramente (e involontariamente) divertenti, l'accoglienza è straordinaria, humor nero e gelido.
non tutto è chiarissimo, ma non importa.
un film che merita - Ismaele
…El inadaptado es una distopía
nórdica, metáfora de una sociedad perfecta donde cualquier rastro de las
emociones humanas ha sido borrado con un sutil trazo cómico. Una perfección
extraña, monótona, desganada que primero desconcierta para posteriormente
convertirse en una pesadilla kafkiana, en la línea de películas como Fahrenheit
451, 1984, Brazil o El show de Truman.
Este retrato de una sociedad que deshumaniza a sus habitantes a cambio de una
falsa felicidad sin dar lugar a ningún tipo de escapatoria.
Jens Lien firma esta pesadilla
surrealista con una fotografía abundante en tonos grises. La película goza de
una buena banda sonora y obsequia en algunas de sus escenas con hermosos
paisajes islandeses: una naturaleza inmensa, vacía y árida. Trond
Fausa Aurvaag, el inadaptado, va en busca de cualquier fisura que le permita
escapar de ese entorno apático rodeado de un conjunto de personas carentes de
alma. El ritmo característico de las películas nórdicas y su frialdad le va
como anillo al dedo ofreciendo a la historia un tinte insípido provocando en
algunos momentos ese estado de sopor que sufren todos sus personajes…
…Fanta
thriller esistenziale, Den brysomme mannen sembra distillare il meglio dei
personaggi di Lynch e Kaurismaki, con un incipit da satira della società e del
costume odierno norvegese (non è un caso che il film sia stato distribuito
anche con il titolo Norway of life), che procede quasi a ritroso sui binari di
un horror beckettiano, dove il protagonista in un crescendo di reazioni e
proteste che culminano nella scena della metropolitana (trovata horror tra le
più bizzarre, ma sintomo di un cinema straordinario e originalissimo, sempre
più raro e al di là della promulgazione contemporanea del blockbuster dogma),
capirà che dovrà rompere gli schemi e il diaframma convenzionale dell'universo
rigido, in cui vaga come outsider, per tornare al grande nulla accecante, forse
freddo, ma inizio sostanziale di ogni cosa.
La verità esige una ricerca seria, creare è dare una forma al proprio destino (Camus): è così per Anne Britt, la fidanzata che passa la vita a cercare complementi d'arredo che possano dare una svolta significativa all'aspetto interiore delle cose, ma anche per Andreas, che ha sentito il richiamo verso un mondo di contenuti, sensoriale, aspecifico, imperfetto, e per questo vero, oltre la finzione della parabola che sta interpretando.
Quasi una fiaba macabra e senza lieto fine, dove la proiezione però di una via di uscita, la misteriosa melodia che emana dalla fenditura di una parete, sarà l'inizio della frattura e la conclusione dell'idillio con gli strani abitatori del film…Andreas è esiliato, licenziato perché ha squarciato il velo dell'ignoto e una volta assaggiata la realtà, non è più possibile tornare indietro o affrancarsene…
La verità esige una ricerca seria, creare è dare una forma al proprio destino (Camus): è così per Anne Britt, la fidanzata che passa la vita a cercare complementi d'arredo che possano dare una svolta significativa all'aspetto interiore delle cose, ma anche per Andreas, che ha sentito il richiamo verso un mondo di contenuti, sensoriale, aspecifico, imperfetto, e per questo vero, oltre la finzione della parabola che sta interpretando.
Quasi una fiaba macabra e senza lieto fine, dove la proiezione però di una via di uscita, la misteriosa melodia che emana dalla fenditura di una parete, sarà l'inizio della frattura e la conclusione dell'idillio con gli strani abitatori del film…Andreas è esiliato, licenziato perché ha squarciato il velo dell'ignoto e una volta assaggiata la realtà, non è più possibile tornare indietro o affrancarsene…
…Potremmo definirlo un divertissement esistenzialista questo The Bothersome
Man (L'Uomo Fastidioso), un piccolo film norvegese tutto sceneggiatura che ha
la capacità di incuriosirti moltissimo all'inizio, stabilizzarsi un pò troppo
in mezzo (rischiando ad un certo punto l'effetto noia) e diventare poi
bellissimo alla fine.
Gli attori sono ottimi, la scelta delle inquadrature mai troppo banale (io
ho amato da morire quella in cui lui si rialza nel buio della galleria), le
location varie e suggestive. Ma quello che conta è il soggetto.
In questa città niente sembra avere sapore e colore. Il paradosso però è
che tutti sono (sembrano) felici, tutti hanno tutto.
Sì, ma per uno che arriva da fuori (da dove? perchè? sembra un pò il
Castello kafkiano) la sensazione è diversa. La gente sembra non avere passioni,
emozioni, slanci. Oppure non prendere mai posizione. O meglio, qualcosa c'è, si
ride, si sorride, si fa sesso, si intuisce una sorta di affetto e tutto il
resto ma la sensazione fortissima è che sia tutto dannatamente convenzionale,
quasi teatrale…
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