una piccola storia di famiglia diventa tante cose, i bauli con i ricordi di zio Mario sono usciti dalla polvere e tornano a vivere, con la stop motion di Michela Anedda e la testardaggine di Francesca Lixi.
anni di ricerche, viaggi, pellicole andate a male, incontri, ipotesi, alla fine hanno partorito questo film, zio Mario è tornato a vivere, e a viaggiare, stando un po' sulle sue, dicendo molte cose, ma tacendone altre, e un po' l'abbiamo conosciuto anche noi.
sarà difficile, ma non impossibile, vedere questo film, quel giorno siateci, non ve ne pentirete, una piccola storia di famiglia che diventa cinema, non capita tutti i giorni.
buona futura visione, allora - Ismaele
ps: il cognome di Francesca, Li Xi, potrebbe aprire le porte delle sale cinesi che sono ormai più di trentamila (nel film si ricorda che anche il nostro paese è stato, nel suo piccolo, fra gli altri, colonialista, per caso, in Cina).
uno dei produttori di cognome fa Giapponesi, speriamo bene.
L’uomo con la
lanterna. Storia di un bancario sardo nel Celeste Impero – Wu Ming 2
Nella storia del colonialismo italiano, che
già non brilla per notorietà, la Concessione di Tientsin conserva
il ruolo di Carneade. Un’ombra dell’ombra, direbbe Paco Taibo II. Eppure si
tratta della seconda terra d’Oltremare che l’Italia riuscì ad
accaparrarsi, undici anni dopo l’istituzione della Colonia eritrea. Questo la
piazza al secondo posto anche per la durata del dominio, 42 anni, dal 1901 – in
seguito all’intervento italiano contro la rivolta dei Boxer –
all’invasione giapponese della Cina durante la Seconda guerra mondiale.
In
un tempo remoto, quando il collettivo era ancora un quintetto, scrivemmo un
soggetto cinematografico piuttosto sgangherato, dove un carabiniere italiano
della Concessione indagava su alcuni loschi delitti con l’aiuto di un
attendente cinese. Il titolo di lavoro era Tu bene!, traduzione letterale di 你好 (nĭ hăo), il più comune saluto in mandarino. Di quel
progetto non si fece nulla, e in questo caso er cinema non ha davvero
colpe. La storia era del tutto improponibile.
Tuttavia,
il ricordo di quella vecchia trama è riaffiorato, quando la casa di produzione Kiné mi
ha proposto di partecipare alla sceneggiatura di un film d’archivio, basato sui
documenti, le foto e le pellicole di Mario Garau, nato a Cagliari
nel 1891 e impiegato della Banca italiana per la Cina, a Shanghai e Tianjin,
dal 1924 al 1936.
La regista del film, Francesca Lixi, è una
prononipote del protagonista, ma non lo ha mai conosciuto (è morto nel 1964,
per le complicanze di una trasfusione). Fin da piccola, Francesca è affascinata
dalla figura di “zio Mario”, il misterioso avventuriero che ha riportato dai
suoi viaggi i tanti soprammobili di cui è ingombra la sua casa. Gioca con
quegli oggetti senza sapere da dove arrivano, inventa storie che li
coinvolgono, sogna di tenere in mano i ninnoli più preziosi e intoccabili.
Crescendo, prova a indagare meglio la biografia di zio
Mario e a trovare il modo di raccontarla. Studia teatro per portarla in scena.
Organizza un viaggio in Cina, passando dal Nepal, per filmare i luoghi che lui
stesso ha filmato (E’ il 1987 e visitare la Repubblica Popolare da turisti
indipendenti è ancora molto complicato). Per realizzare il
lungometraggio, decide di farsi le ossa nel mondo del cinema, cercando un ruolo
qualsiasi in una troupe. Trova sull’elenco l’indirizzo di Nanni Moretti,
gli scrive, riceve una sua telefonata, con molti consigli. Frequenta una scuola
di montaggio, scrive sceneggiature, propone trailer, imposta documentari. Con
l’avvento di Internet, pubblica su una rivista on-line un romanzo epistolare,
composto di lettere immaginarie tra lei e lo zio.
Intanto
mette ordine nello sterminato archivio familiare, dal quale spuntano anche gli
scatti del sottotenente Mario Garau, impegnato sui fronti della Grande Guerra,
dall’Isonzo all’Albania. Cerca inutilmente di consultare l’archivio del Credito
Italiano, dove sono conservati i fogli di servizio e i dispacci di suo zio alla
direzione della banca. Finché, dopo trent’anni di tentativi più o meno falliti,
arriva il progetto di un film che racconti, insieme alla vita di Mario Garau,
anche le ricerche di Francesca, utilizzando solo documenti, filmati d’epoca,
fotografie, pochissime riprese dirette e animazione digitale di oggetti. Kiné
riesce a ottenere un finanziamento dalla Sardegna Film Commission, ed
ecco che la proposta di partecipare alla sceneggiatura compare nel mia casella
di posta.
L’uomo con la lanterna racconta
l’Italia dei primi del Novecento – vista dalla Sardegna – e la vita di un
italiano in Cina negli anni del regime fascista. Si interroga sul ruolo delle banche
occidentali nel Celeste Impero e su alcuni misteri che costellano la biografia
di Mario Garau, senza però violare il suo diritto all’opacità, quello che ci
permette di stare con gli altri anche quando non li capiamo fino in fondo.
Lo
fa usando le sue foto di feste danzanti e di barricate, i super8 di viaggi in
Africa e passeggiate per Shanghai, i cataloghi di “signorine” cinesi con le
quali accompagnarsi, gli oggetti che hanno popolato i sogni di Francesca. In
parallelo, scorre la ricerca della nipote, a volte disillusa, a volte
ossessionata, spesso interrotta per lunghi periodi.
Fino
a maturare la consapevolezza, dopo mille ipotesi e faldoni consultati, che
“nelle notti dell’altro ci aggiriamo ciechi, reggendo una lanterna che solo
c’inganna”.
Dopo aver vinto il premio “Corso Salani” al Trieste Film Festival, L’uomo con la lanterna ha
partecipato alla rassegna Visioni Italiane 2018, e lunedì 26 marzo verrà
proiettato a Cagliari per la prima volta, al cinema Odissea.
Si
sa che un film di questo genere non ha grandi possibilità di distribuzione
nelle sale, ma per chi volesse vederlo al cinema, c’è la possibilità di
organizzare la proiezione in una delle sale del circuito MovieDay.
L’idea
è molto semplice: chiunque lo desideri può selezionare il film, il giorno e la
sala dove gradirebbe vederlo. A quel punto, parte una spece di
micro-crowdfunding, con prevendita on-line dei biglietti. Se si raggiunge una
quota minima (intorno ai 40, ma dipende dal cinema), allora il film viene
confermato e inserito nella programmazione della sala. E’ tutto spiegato
qui:
Questo è
il link diretto alla pagina de L’Uomo con la Lanterna sul sito di MovieDay.
Se
qualche singolo, libreria, circolo o associazione è interessato a organizzare
una proiezione, il nostro account Twitter e Giap sono a disposizione per
dare una mano a promuoverla.
Metà degli anni ‘20. Un bancario sardo, Mario Garau, viene
distaccato in Cina dal Credito Italiano per lavorare come funzionario della
Italian Bank of China, negli uffici di Tientsin e di Shanghai. Era l’epoca
delle Concessioni Internazionali e dei Trattati Ineguali. Quel bancario era
mio zio. Nella mia casa, quando ero bambina, giunsero alcuni bauli che gli
appartenevano, pieni di cimeli, filmati 8mm e foto. Questi oggetti esotici, e
le poche notizie che avevo su questo parente, han- no ingombrato per decenni la
mia fantasia e mi hanno spinto a fare numerose ricerche intorno a questa figura
misteriosa.
Attraverso foto, documenti e filmati inediti, questo film
narra la storia di mio zio e del mondo rimosso e sconosciuto delle Concessioni Internazionali in estremo
oriente, ma racconta anche di come la sua vita, per oltre 30 anni, si sia
intrecciata con la mia, e con le mie scelte.
Ho provato a viaggiare con lui, per scoprire se fosse possibile raccontare e comprendere la complessità delle vite degli altri attraverso le vicende che ne hanno segnato l’esistenza, scoprendo i frammenti dell’intreccio che si nasconde tra la nostra vita e quella delle persone, reali o immaginarie, che ci hanno formato.
Ho provato a viaggiare con lui, per scoprire se fosse possibile raccontare e comprendere la complessità delle vite degli altri attraverso le vicende che ne hanno segnato l’esistenza, scoprendo i frammenti dell’intreccio che si nasconde tra la nostra vita e quella delle persone, reali o immaginarie, che ci hanno formato.
…Era una bambina, Francesca Lixi, quando vide per
la prima volta i polverosi bauli, giunti a Cagliari dalla Cina dopo la morte di
suo zio. “Avevo 4 anni quando arrivarono nella nostra cantina le casse
e i bauli di uno zio sconosciuto. Da allora le sue fotografie, i suoi filmati
in 8 mm e gli oggetti portati dai suoi viaggi, sono diventati i testimoni per
niente oggettivi della relazione che la sua esistenza ha avuto con la mia
storia personale, spingendomi a interpretare e ripercorrere la sua vita alla ricerca di una
verità che non potrò mai cogliere del tutto”…
“Il sogno è il primo genere letterario
dell’umanità. Nel sogno siamo registi, attori e spettatori delle vite
immaginarie che ci sono state narrate e di quelle che andiamo a comporre”,
questo è l’incipit con cui si apre L’uomo con la lanterna di Francesca Lixi,
vincitore del Premio Corso Salani al Trieste Film Festival 2018, una frase del
filosofo Remo Bodei che vuole chiarirci con quale sguardo la regista abbia
provato a dare forma alla vita di suo zio Mario Garau, bancario cagliaritano
che dal 1924 al 1935 si ritrova a lavorare per l’Italian Bank for China a
Tientsin e Shanghai.
Zio Mario è un uomo taciturno e non parla con
nessuno degli anni trascorsi in Cina e nemmeno dei suoi lunghi viaggi intorno
al mondo, il suo racconto è affidato ai mezzi con cui registra i suoi
spostamenti, gli incontri e i principali eventi di cui sembra essere un attento
testimone. Francesca Lixi, non ha fatto in tempo a conoscerlo, è ancora una
bambina quando, dopo la sua morte, apre per la prima volta i bauli che
contengono la memoria visiva dello zio, a quell’età sono soprattutto i cimeli
esotici, le fotografie e le pellicole 8mm ad interessarla, affascinandola a tal
punto da influenzarne le scelte future…
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