martedì 27 marzo 2018

L'uomo con la lanterna - Francesca Lixi

L'uomo con la lanterna ha vinto il premio Corso Salani (il dio del Cinema lo ricordi e lo faccia ricordare sempre), a Trieste, e sta iniziando a fare i primi passi nelle sale.
una piccola storia di famiglia diventa tante cose, i bauli con i ricordi di zio Mario sono usciti dalla polvere e tornano a vivere, con la stop motion di Michela Anedda e la testardaggine di Francesca Lixi.
anni di ricerche, viaggi, pellicole andate a male, incontri, ipotesi, alla fine hanno partorito questo film, zio Mario è tornato a vivere, e a viaggiare, stando un po' sulle sue, dicendo molte cose, ma tacendone altre, e un po' l'abbiamo conosciuto anche noi.
sarà difficile, ma non impossibile, vedere questo film, quel giorno siateci, non ve ne pentirete, una piccola storia di famiglia che diventa cinema, non capita tutti i giorni.
buona futura visione, allora - Ismaele

ps: il cognome di Francesca, Li Xi, potrebbe aprire le porte delle sale cinesi che sono ormai più di trentamila (nel film si ricorda che anche il nostro paese è stato, nel suo piccolo, fra gli altri, colonialista, per caso, in Cina). 
uno dei produttori di cognome fa Giapponesi, speriamo bene.







L’uomo con la lanterna. Storia di un bancario sardo nel Celeste Impero – Wu Ming 2

Nella storia del colonialismo italiano, che già non brilla per notorietà, la Concessione di Tientsin conserva il ruolo di Carneade. Un’ombra dell’ombra, direbbe Paco Taibo II. Eppure si tratta della seconda terra d’Oltremare che l’Italia riuscì ad accaparrarsi, undici anni dopo l’istituzione della Colonia eritrea. Questo la piazza al secondo posto anche per la durata del dominio, 42 anni, dal 1901 – in seguito all’intervento italiano contro la rivolta dei Boxer – all’invasione giapponese della Cina durante la Seconda guerra mondiale.
In un tempo remoto, quando il collettivo era ancora un quintetto, scrivemmo un soggetto cinematografico piuttosto sgangherato, dove un carabiniere italiano della Concessione indagava su alcuni loschi delitti con l’aiuto di un attendente cinese. Il titolo di lavoro era Tu bene!, traduzione letterale di 你好 (nĭ hăo), il più comune saluto in mandarino. Di quel progetto non si fece nulla, e in questo caso er cinema non ha davvero colpe. La storia era del tutto improponibile.
Tuttavia, il ricordo di quella vecchia trama è riaffiorato, quando la casa di produzione Kiné mi ha proposto di partecipare alla sceneggiatura di un film d’archivio, basato sui documenti, le foto e le pellicole di Mario Garau, nato a Cagliari nel 1891 e impiegato della Banca italiana per la Cina, a Shanghai e Tianjin, dal 1924 al 1936.
La regista del film, Francesca Lixi, è una prononipote del protagonista, ma non lo ha mai conosciuto (è morto nel 1964, per le complicanze di una trasfusione). Fin da piccola, Francesca è affascinata dalla figura di “zio Mario”, il misterioso avventuriero che ha riportato dai suoi viaggi i tanti soprammobili di cui è ingombra la sua casa. Gioca con quegli oggetti senza sapere da dove arrivano, inventa storie che li coinvolgono, sogna di tenere in mano i ninnoli più preziosi e intoccabili.
Crescendo, prova a indagare meglio la biografia di zio Mario e a trovare il modo di raccontarla. Studia teatro per portarla in scena. Organizza un viaggio in Cina, passando dal Nepal, per filmare i luoghi che lui stesso ha filmato (E’ il 1987 e visitare la Repubblica Popolare da turisti indipendenti è ancora molto complicato).  Per realizzare il lungometraggio, decide di farsi le ossa nel mondo del cinema, cercando un ruolo qualsiasi in una troupe. Trova sull’elenco l’indirizzo di Nanni Moretti, gli scrive, riceve una sua telefonata, con molti consigli. Frequenta una scuola di montaggio, scrive sceneggiature, propone trailer, imposta documentari. Con l’avvento di Internet, pubblica su una rivista on-line un romanzo epistolare, composto di lettere immaginarie tra lei e lo zio.
Intanto mette ordine nello sterminato archivio familiare, dal quale spuntano anche gli scatti del sottotenente Mario Garau, impegnato sui fronti della Grande Guerra, dall’Isonzo all’Albania. Cerca inutilmente di consultare l’archivio del Credito Italiano, dove sono conservati i fogli di servizio e i dispacci di suo zio alla direzione della banca. Finché, dopo trent’anni di tentativi più o meno falliti, arriva il progetto di un film che racconti, insieme alla vita di Mario Garau, anche le ricerche di Francesca, utilizzando solo documenti, filmati d’epoca, fotografie, pochissime riprese dirette e animazione digitale di oggetti. Kiné riesce a ottenere un finanziamento dalla Sardegna Film Commission, ed ecco che la proposta di partecipare alla sceneggiatura compare nel mia casella di posta.
L’uomo con la lanterna racconta l’Italia dei primi del Novecento – vista dalla Sardegna – e la vita di un italiano in Cina negli anni del regime fascista. Si interroga sul ruolo delle banche occidentali nel Celeste Impero e su alcuni misteri che costellano la biografia di Mario Garau, senza però violare il suo diritto all’opacità, quello che ci permette di stare con gli altri anche quando non li capiamo fino in fondo.
Lo fa usando le sue foto di feste danzanti e di barricate, i super8 di viaggi in Africa e passeggiate per Shanghai, i cataloghi di “signorine” cinesi con le quali accompagnarsi, gli oggetti che hanno popolato i sogni di Francesca. In parallelo, scorre la ricerca della nipote, a volte disillusa, a volte ossessionata, spesso interrotta per lunghi periodi.
Fino a maturare la consapevolezza, dopo mille ipotesi e faldoni consultati, che “nelle notti dell’altro ci aggiriamo ciechi, reggendo una lanterna che solo c’inganna”.
Dopo aver vinto il premio “Corso Salani” al Trieste Film FestivalL’uomo con la lanterna ha partecipato alla rassegna Visioni Italiane 2018, e lunedì 26 marzo verrà proiettato a Cagliari per la prima volta, al cinema Odissea.
Si sa che un film di questo genere non ha grandi possibilità di distribuzione nelle sale, ma per chi volesse vederlo al cinema, c’è la possibilità di organizzare la proiezione in una delle sale del circuito MovieDay.
L’idea è molto semplice: chiunque lo desideri può selezionare il film, il giorno e la sala dove gradirebbe vederlo. A quel punto, parte una spece di micro-crowdfunding, con prevendita on-line dei biglietti. Se si raggiunge una quota minima (intorno ai 40, ma dipende dal cinema), allora il film viene confermato e inserito nella  programmazione della sala. E’ tutto spiegato qui:

Questo è il link diretto alla pagina de L’Uomo con la Lanterna sul sito di MovieDay.
Se qualche singolo, libreria, circolo o associazione è interessato a organizzare una proiezione, il nostro account Twitter e Giap sono a disposizione per dare una mano a promuoverla.


Metà degli anni ‘20. Un bancario sardo, Mario Garau, viene distaccato in Cina dal Credito Italiano per lavorare come funzionario della Italian Bank of China, negli uffici di Tientsin e di Shanghai. Era l’epoca delle Concessioni Internazionali e dei Trattati Ineguali. Quel bancario era mio zio. Nella mia casa, quando ero bambina, giunsero alcuni bauli che gli appartenevano, pieni di cimeli, filmati 8mm e foto. Questi oggetti esotici, e le poche notizie che avevo su questo parente, han- no ingombrato per decenni la mia fantasia e mi hanno spinto a fare numerose ricerche intorno a questa figura misteriosa.
Attraverso foto, documenti e filmati inediti, questo film narra la storia di mio zio e del mondo rimosso e sconosciuto delle Concessioni Internazionali in estremo oriente, ma racconta anche di come la sua vita, per oltre 30 anni, si sia intrecciata con la mia, e con le mie scelte.
Ho provato a viaggiare con lui, per scoprire se fosse possibile raccontare e comprendere la complessità delle vite degli altri attraverso le vicende che ne hanno segnato l’esistenza, scoprendo i frammenti dell’intreccio che si nasconde tra la nostra vita e quella delle persone, reali o immaginarie, che ci hanno formato.

Era una bambina, Francesca Lixi, quando vide per la prima volta i polverosi bauli, giunti a Cagliari dalla Cina dopo la morte di suo zio. “Avevo 4 anni quando arrivarono nella nostra cantina le casse e i bauli di uno zio sconosciuto. Da allora le sue fotografie, i suoi filmati in 8 mm e gli oggetti portati dai suoi viaggi, sono diventati i testimoni per niente oggettivi della relazione che la sua esistenza ha avuto con la mia storia personale, spingendomi a interpretare e ripercorrere la sua vita alla ricerca di una verità che non potrò mai cogliere del tutto

“Il sogno è il primo genere letterario dell’umanità. Nel sogno siamo registi, attori e spettatori delle vite immaginarie che ci sono state narrate e di quelle che andiamo a comporre”, questo è l’incipit con cui si apre L’uomo con la lanterna di Francesca Lixi, vincitore del Premio Corso Salani al Trieste Film Festival 2018, una frase del filosofo Remo Bodei che vuole chiarirci con quale sguardo la regista abbia provato a dare forma alla vita di suo zio Mario Garau, bancario cagliaritano che dal 1924 al 1935 si ritrova a lavorare per l’Italian Bank for China a Tientsin e Shanghai.
Zio Mario è un uomo taciturno e non parla con nessuno degli anni trascorsi in Cina e nemmeno dei suoi lunghi viaggi intorno al mondo, il suo racconto è affidato ai mezzi con cui registra i suoi spostamenti, gli incontri e i principali eventi di cui sembra essere un attento testimone. Francesca Lixi, non ha fatto in tempo a conoscerlo, è ancora una bambina quando, dopo la sua morte, apre per la prima volta i bauli che contengono la memoria visiva dello zio, a quell’età sono soprattutto i cimeli esotici, le fotografie e le pellicole 8mm ad interessarla, affascinandola a tal punto da influenzarne le scelte future…

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