non sai niente del fumetto, poco di Marvel, entri in sala senza pregiudizi.
il film inizia a Oakland, culla delle Pantere Nere, quelle fondate da Huey Newton e Bobby Seale, per mettere in chiaro che c'è uno sfondo politico in Black Panther.
poi si va in Africa, dove esiste un popolo nascosto (come Avatar, per fare un paragone), sotto il regno di Wakanda, con una tecnologia e un minerale, il vibranio, che fanno di quel paese il migliore dell'Africa.
poi le lotte per il potere sono come quelle di Shakespeare, ma non solo, forza, coraggio, assassinio, alleanze sono la benzina del Potere.
ci sono solo due bianchi nel film, uno buono e uno cattivo, come capita a volte, è un film nero, di neri, con una storia che ci riguarda tutti.
pochi spettatori informati sanno che il film continua anche nei titoli di coda, ma pochi lo sanno, o lo ricordano, peggio per loro, perdono qualcosa.
gli attori sono straordinari, i "peggiori" sono solo bravissimi, gli altri da Oscar.
fra i personaggi sono importantissime le donne, alla pari degli uomini, dalla famiglia reale alle amazzoni guerriere, neri e donne insieme, nello stesso film, proprio i gruppi che hanno sofferto molto negli Usa, così per ricordare che il film è anche politico, molto politico.
e se entri in sala col cuore del bambino, di quando il bambino era bambino sarà un film ancora più bello, promesso - Ismaele
ps: qui Panther, di Mario Van Peebles, un gran film sulle Pantere Nere, quelle vere.
il film inizia a Oakland, culla delle Pantere Nere, quelle fondate da Huey Newton e Bobby Seale, per mettere in chiaro che c'è uno sfondo politico in Black Panther.
poi si va in Africa, dove esiste un popolo nascosto (come Avatar, per fare un paragone), sotto il regno di Wakanda, con una tecnologia e un minerale, il vibranio, che fanno di quel paese il migliore dell'Africa.
poi le lotte per il potere sono come quelle di Shakespeare, ma non solo, forza, coraggio, assassinio, alleanze sono la benzina del Potere.
ci sono solo due bianchi nel film, uno buono e uno cattivo, come capita a volte, è un film nero, di neri, con una storia che ci riguarda tutti.
pochi spettatori informati sanno che il film continua anche nei titoli di coda, ma pochi lo sanno, o lo ricordano, peggio per loro, perdono qualcosa.
gli attori sono straordinari, i "peggiori" sono solo bravissimi, gli altri da Oscar.
fra i personaggi sono importantissime le donne, alla pari degli uomini, dalla famiglia reale alle amazzoni guerriere, neri e donne insieme, nello stesso film, proprio i gruppi che hanno sofferto molto negli Usa, così per ricordare che il film è anche politico, molto politico.
e se entri in sala col cuore del bambino, di quando il bambino era bambino sarà un film ancora più bello, promesso - Ismaele
ps: qui Panther, di Mario Van Peebles, un gran film sulle Pantere Nere, quelle vere.
…Non scriverò che Black Panther è il
miglior cinecomic di sempre (anche se Black Panther è il
miglior cinecomic di sempre), ultimamente la frase è un tantino inflazionata.
Meglio far passare un altro concetto: é senza dubbio il film di cui c’era
bisogno, quello giusto al momento giusto. Perché inchioda la fantasia ad una
realtà che più stringente non si può, a temi che non è possibile immaginare più
socialmente rilevanti, ma senza nemmeno l’ombra di retorica.
Black Panther è
scritto e diretto magnificamente, è divertentissimo ed elettrizzante, pieno
zeppo della miglior azione sulla piazza (la scena del combattimento rituale
alla cascata è un capolavoro di computer graphic e coreografia). E questo è il
marchio di fabbrica Marvel, of course. Ma quanti film di supereroi
ci sono che prendono di petto questioni etniche e di genere, schiacciando
stereotipi sul colore della pelle, mettendo al centro la coscienza razziale e
l’orgoglio, la ricerca e la celebrazioni delle radici nere, in un’ottica di
costruzione del futuro e, soprattutto, alla faccia di Trump?
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità”,
dicevamo: nessuno lo sa meglio del principe T’Challa che, dopo la morte del
padre eredita il regno di Wakanda, stato africano di finzione che, in seguito
alla scoperta di un prezioso metallo (il vibranio), ha coltivato segretamente
la civiltà più avanzata del mondo. T’Challa ne è insieme il sovrano e il
protettore, grazie alla magica erba a forma di cuore, che gli dona una forza
sovrumana trasformandolo in Black Panther, e alla tuta progettata dalla
sorella, un genietto della tecnologia. La ricchezza e le possibilità nascoste
del Paese attirano nemici senza scrupoli e fanno riemergere dal passato un
potente nemico.
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” è
anche la problematica con cui si deve confrontare il Wakanda stesso: quali sono
i suoi doveri nei confronti del mondo, nei confronti dei fratelli che stanno
combattendo e spesso perdono anche la vita per i loro diritti? Per questo dove
gli altri cinecomic Marvel hanno delle venature pulp, Black Panther rivela
delle sfumature quasi shakespeariane nel suo protagonista e non solo.
È impossibile immaginare qualcun altro se non Chadwick
Boseman nel ruolo di T’Challa/Black Panther per la naturalezza, il carisma e
l’intensità con cui affronta questioni di stato e scazzottate. Ma tutto il
cast, quasi interamente di colore è straordinario: dal terribile e umanissimo
cattivo di Michael B. Jordan (il protagonista di Creed) a
Daniel Kaluuya (quello di Get Out) nei panni dell’amico del
protagonista e capo della sua sicurezza, fino al mistico guru spirituale
interpretato da Forest Whitaker.
E poi le donne, combattenti straordinariamente belle e
fiere come il premio Oscar Lupita Nyong’o, ex fidanzata di T’Challa e agente
segreto del Paese in missione, oppure Danai Gurira (The Walking Dead),
occhi di fuoco a capo dell’esercito tutto al femminile di forze speciali dello
stato, o Angela Bassett, regale madre del principe, e Letitia Wright,
intelligentissima e pungente sorella del protagonista.
Oltre ai sempre grandi Martin Freeman e Andy Serkis, c’è
un altro straordinario personaggio nel film: il Wakanda, un luogo squisitamente
in equilibrio tra l’omaggio alla tradizione africana, alle sue tribù, alle sue
regole, alla sua mitologia, al suo orgoglio, e lo sguardo al futuro. Un vero e
proprio miracolo visivo.
PS. La colonna sonora è a cura di Kendrick Lamar, il
miglior rapper della sua generazione, che a proposito di potere e
responsabilità ha pensato bene di alzare così tanto l’asticella che la
sua soundtrack, tra hip-hop, R&B, blues e influenze africane,
potrebbe piazzarsi tranquillamente tra i migliori album di questo inizio
d’anno.
…Black Panther es una obra madura y reflexiva, que
demuestra un gran respeto hacia el continente africano y su cultura, ofreciendo
un colorista y vivaz crisol en el que conviven los espíritus de distintas
tribus, con sus correspondientes tradiciones, puesto en imágenes gracias a un
asombroso trabajo de vestuario y dirección artística que hacen del filme una
golosina visual de primer orden, a la vez que lanza un potente discurso sobre
las desigualdades en el reparto de las riquezas que mueven el mundo y cómo los
políticos miran hacia otro lado mientras millones de personas mueren de hambre
o son explotadas como esclavos en pleno siglo XXI. A diferencia de la mayoría
de títulos similares, la cinta de Coogler se detiene más en el desarrollo de su
interesante historia y de unos personajes cargados de aristas que en la acción,
sin que ello signifique que los momentos más físicos no funcionen con gran
precisión. Así, los enfrentamientos cuerpo a cuerpo entre T'Challa y sus
adversarios por el trono están perfectamente coreografiados, mientras que
Coogler ha optado por realizar un curiosísimo ejercicio de homenaje a las
películas de espías internacionales en general, y a las de James Bond en
particular (con Shuri abasteciendo de todo tipo de gadgets a su hermano, en la
mejor tradición de Q), a la hora de confeccionar algunas de las set pieces de
acción más vibrantes de la trama, como aquella que se inicia en un casino de
Busan, en Corea del Sur, y termina en una magnífica persecución automovilística
por las calles del país asiático. Black Panther es una obra
argumentalmente sólida y reivindicativa, dotada de una belleza en sus imágenes
que parece deudora del James Cameron de Avatar (2009),
haciendo de Wakanda un escenario único que en nada desmerece de otros “paraísos
perdidos” como la Asgard de Thor o la isla Themyscira de Wonder
Woman , recreados en la gran pantalla por obra y gracia de la magia
digital del CGI. Un auténtico deleite para los sentidos que viene fortalecido
por una de las bandas sonoras más eclécticas y majestuosas que hemos oído en
una obra de Marvel, obra de un inspirado Ludwig Göransson. En definitiva, Black
Panther emerge como un gran triunfo cinematográfico. El de un héroe
carismático como pocos y el de ese grupo de mujeres que le acompañan en su
aventura por hacer de nuestro planeta un lugar más habitable, luchando contra
las injusticias, ya sea desde la sede de Naciones Unidas o en campos de batalla
improvisados por los villanos de turno. El Black Power ha llegado para quedarse
y ha significado, desde luego, una de las mayores alegrías que el género nos ha
regalado en la última década, de esas que consiguen que fantaseemos con la
posibilidad de un cine de superhéroes divertido y emocionante, sí, pero también
comprometido y con mensaje. | ★★★★ |
da qui
da qui
… Riproponendo l’ormai tradizionale viaggio
di scoperta, discussione e accettazione del proprio ruolo, il protagonista
T’Challa è un principe che diventa Re senza troppi scossoni emotivi e sulle
ceneri dell’usurata memoria shakespeariana, mentre tutto intorno la
sceneggiatura costruisce castelli di sabbia pronti a crollare. E, sebbene le intenzioni
siano lodevoli, la partenza sia addirittura sorprendente (con un breve piano
sequenza girato su un campetto da basket), le immagini siano piacevoli alla
vista e le musiche trascinanti (sia lodato ancora una
volta Kendrick Lamar), il film riesce a
buttare al vento questi punti di forza con un’alternanza tra momenti
stucchevoli e fastidiosamente irritanti, una regia che non sempre appare
adeguata al compito richiesto e un cast (quasi) all-black che rasenta la
mediocrità. Colpa del doppiaggio italiano? Chissà. Di certo il carisma non
passa solo attraverso la voce.
Dove i Marvel Studios avrebbero potuto
osare, falliscono miseramente, e dell’avanzata tecnologia di Wakanda (l’utopia
africana per eccellenza) non rimane che il disegno di un film arretrato, com’è
arretrato e sconfortante vedere una questione politica così attuale riassunta
in poche frasi a effetto, nella retorica galoppante, nei volti di eroi annoiati
(fa eccezione unicamente il villain Erik Killmoger, unico in grado di trasudare
intelligenza e reali motivazioni) e in una trama a dir poco sbilanciata. Un bel
passo indietro rispetto ai più centrati Thor:
Ragnarok (consapevole della sua cialtroneria) e Captain America: Civil War (gustosamente
thriller), e che fa precipitare l’asticella della qualità di casa Marvel ai
minimi storici.
…la trama di Black Panther è un connubio eccessivamente
cromatico tra il Re Leone e l’Amleto, con richiami a James Bond e al Principe cerca moglie, nella
piena rappresentazione della visione stereotipizzata delle varie tribù africane
i cui diversi elementi distintivi vengono messi insieme nello stesso outfit
come se fossero decorazioni natalizie collezionate negli anni. Così possiamo
vedere le Dora Milaje che ricordano vagamente i Masai kenioti accanto a uomini
con disco labiale, reso anche sonoramente in modo imbarazzantemente comico, che
in realtà è indossato principalmente dalle donne etiopi come simbolo di
maturità sessuale. D’altronde, come si evince dal prologo, il Wakanda è una
terra di contraddizioni, a metà tra tradizione e innovazione grazie al dono
del Vibranio,
un metallo infinitamente duttile e resistente, e ai poteri di Pantera Nera che
si trasmettono ai più forti guerrieri che vincono i duelli rituali per
l’egemonia e possono diventare sovrani. Dopo le vicende di Captain America: Civil War, T’Challa (Chadwick Boseman)
torna in patria per essere incoronato re in conseguenza della morte del padre
T’Chaka (John
Kani), in un momento così importante nella sua vita ha bisogno
di avere accanto le persone a sé più care, che rappresentano anche la
componente femminile in tre diverse sfaccettature . Sempre al suo fianco c’è la
fidata Okoye, capo delle guardie del corpo personali e fedeli servitrici della
corona, le Dora Milaje, interpretata dalla ferocissima e agilissima Danai Gurira che
aveva già dato prova delle sue abilità nelle arti marziali sul set di The
Walking Dead. Lupita Nyong’O interpreta invece Nakia, una spia
dell’intelligence wakandiana per cui T’Challa prova dei sentimenti, innovativa
e accanita sostenitrice dell’utilizzo delle risorse del paese per aiutare i più
bisognosi. Ramonda (Angela Basset) è la leonessa madre che
agisce sempre per il bene del figlio e vorrebbe che diventasse un re saggio e
magnanimo. Infine c’è la sorellina Shuri (Letitia Wright), la Tony
Stark – o la Q – africana, piccolo genio tecnologico che si
occupa dell’upgrade dell’armamentario del fratello e del progresso scientifico
del paese, unica linea comica,
a tratti eccessivamente entusiasta, che però alleggerisce i toni della
pellicola…
…La recitazione in Black Panther di certo non rappresenta l'anello
debole .... tutt'altro! Chadwick Boseman dimostra di poter ambire a
qualsiasi ruolo in futuro; il suo T'Challa ha spessore, carisma e reattività,
tutto quello che si chiede ad un vero supereroe. Il Girl Power è l'arma segreta
del popolo Wakandiano, ma soprattutto di Black Panther. Il talento, lo charme e la classe
di Lupita Nyong'o non
la scopriamo di certo noi, il dinamismo di Danai Gurira è
accettuato all'ennesima potenza e il carisma di Angela Bassett è
poi la ciliegina sulla torta. I villain di turno sono interpretati da uno
straordinario - è dire poco - Andy Serkis e da un sempre più affidabile Michael B. Jordan.
In conclusione non possiamo che promuovere a pieni voti
il nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe, ricordandovi di rimanere
seduti dopo i titoli di coda perchè sono presenti due scene post-credits, di
cui la seconda molto rappresentativa.
…Black Panther riesce nella sua
missione: ci emoziona e ci fa divertire per più di due ore, senza un attimo di
pausa e senza soffermarsi in scene inutili e melense, ma al tempo stesso fa
riflettere su tematiche non certo comuni nei cinecomic, pur senza diventare drammatico
e angoscioso come i film di Spike Lee. Esattamente come Wonder Woman ha
dimostrato di essere un ottimo film di supereroi e non un film di supereroi in
quota “rosa”, Black Panther è un cinecomic da vedere in quanto tale, e non
perché sia “politically correct” dare una chance all’eroe nero.
…Race matters in “Black Panther” and it
matters deeply, not in terms of Manichaean good guys and bad but as a means to
explore larger human concerns about the past, the present and the uses and
abuses of power. That alone makes it more thoughtful about how the world works
than a lot of mainstream movies, even if those ideas are interspersed with
plenty of comic-book posturing. It wouldn’t be a Marvel production without
manly skirmishes and digital avatars. Yet in its emphasis on black imagination,
creation and liberation, the movie becomes an emblem of a past that was denied
and a future that feels very present. And in doing so opens up its world, and
yours, beautifully.
…Senza dimenticare il retaggio culturale
e soprattutto tribale all'interno del quale si svolge la vicenda, valorizzato,
quest'ultimo, da coreografie che trasformano le scene d'azione (sontuosa, in
questo senso, quella che accompagna l'incoronazione di T'Challa, orchestrata
alla maniera di una tragedia greca), in una specie di danza propiziatoria, e da
uno sfoggio di costumi e accessori appartenenti al folklore degli antenati
della comunità africana. Certo, si potrà obiettare che una cosa del genere si
era già già vista nei wuxia di Zhang Yimou e ciò è in parte
vero, ma se nel caso appena citato questi aspetti erano parte integrante dei
codici propri di quel tipo di film, ovvero della tradizione a cui fanno
riferimento, nel caso di "Black Panther" non solo la questione si
presentava del tutto nuova ma era chiamata ad armonizzarsi con un contesto -
quello mainstream - di tipo industriale, cioè destinato a
veder la prevalenza del mercato sull'arte. Così, pur rimanendo "Black Panther"
un prodotto commerciale e, nello specifico, un lungometraggio dove le scene
d'azione e gli effetti speciali relegano in subordine finezze psicologiche ed
eventuali complessità della trama, bisogna dire che la compresenza tra passato
e presente, modernità e tradizione, riesce a convivere senza penalizzare né
l'una né l'altra, mantenendo inalterata l'efficacia del messaggio di cui il
film si fa interprete, nel quale, per una volta, la muscolosità dei corpi e la
loro smaccata potenza segnano un punto a favore della coerenza interna
dell'opera e del suo assunto di base.
… Black Panther pencola
abilmente tra la spy story iniziale in stile Mission: Impossible di
Brian De Palma – citato piuttosto apertamente nella macro-sequenza del casinò a
Busan in Corea del Sud – ed il dramma con velleità shakespeariane, una volta
che scivola nei dintorni della lotta intestina tra i due rivali che si scoprirà
uniti da altri vincoli, attraverso un avvincente uso di una narrazione
biforcata tra presente e passato operata da Coogler. Unici piccoli limiti da
segnalare: una durata un po’ eccessiva (due ore e quindici circa) appesantita
da una certa ripetizione nelle sequenze d’azione e una certa mancanza di
carisma da parte dell’eroe, sia pure ben interpretato da Chadwick Boseman.
Carenza quest’ultima assolutamente compensata dalla chiarezza del messaggio
propugnato da T’Challa: aprirsi al resto della comunità internazionale per
usare la straordinaria ricchezza di Wakanda come strumento di riscatto per ogni
minoranza nera presente nel mondo. In controluce, nelle dichiarazioni d’intenti
dei due pretendenti al trono, si possono dunque leggere due visioni del mondo
radicalmente opposte, dal punto di vista statunitense: semplificando al massimo
quella “obamiana” di una grande potenza leader assieme al resto del mondo e
quella “trumpiana” di una nazione intenzionata ad usare la propria forza per
affermare il suo status di superiorità. Indovinate quale delle due istanze
prevarrà alla fine della contesa?
Non resta allora che la finzione, sia essa proveniente da fumetto o dal cinema, per vagheggiare un’utopia che troppo spesso pare irraggiungibile nella realtà. Così Black Panther dimostra, ancora una volta, come sia possibile coniugare su grande schermo divertimento e idee senza mai scivolare nel didascalismo fine a se stesso. Di T’Challa e della sua efficientissima squadra prevalentemente declinata al femminile – altro aspetto da non sottovalutare affatto, a maggior ragione nel presente che viviamo – risentiremo parlare a più livelli, questo è sicuro.
Non resta allora che la finzione, sia essa proveniente da fumetto o dal cinema, per vagheggiare un’utopia che troppo spesso pare irraggiungibile nella realtà. Così Black Panther dimostra, ancora una volta, come sia possibile coniugare su grande schermo divertimento e idee senza mai scivolare nel didascalismo fine a se stesso. Di T’Challa e della sua efficientissima squadra prevalentemente declinata al femminile – altro aspetto da non sottovalutare affatto, a maggior ragione nel presente che viviamo – risentiremo parlare a più livelli, questo è sicuro.
…Black Panther è
un prodotto che riesce solo in parte a mantenere tutte le promesse
rivoluzionarie che aveva fatto sulla carta. Lo stile del film è visivamente
innovativo, con un utilizzo del colore e della messa in scena che si impegnano
a caratterizzare la location inedita, tuttavia non è omogeneo nei tempi e nelle
modalità di ripresa, oltre a rivelare ingenuità sorprendenti nell’utilizzo
degli effetti visivi. Inoltre il tono, molto serio nella prima parte, cede alle
lusinghe della risata facile nella seconda, risultando stonato pure per un
prodotto Marvel. Infine, la cultura black di cui il film
doveva farsi portatore, veicolata anche da una colonna sonora importante,
firmata tra gli altri da Kendrick Lamar, scompare dietro ai
meccanismi narrativi consolidati dello studio, un vero peccato e un mancato
atto di coraggio da parte della Casa delle Idee…
…Todos hacen un trabajo
destacable, y la música de Kendrick Lamar, en fin, un gran equipo y se nota el
corazón que le metieron a la película. Recomendada, una buena propuesta,
distinta y arriesgada en algunos aspectos a las otras películas, pero que sigue
manteniendo la esencia de las películas de Marvel, y por supuesto, hace parte
de las piezas para esa gran película que tienen pensado estrenar este año, como
la final de los Vengadores, Infinity War. Película sobre los héroes, sobre la
raza, sobre la identidad, sobre el perdón y sobre la redención.
Nessun commento:
Posta un commento