Secondo boxofficemojo La donna che canta è costato7 milioni di dollari e ne ha incassato 4, poi facendo il salto dal Canada agli Usa i budget a disposizione sono cresciuti, Prisoners è costato46 milioni di dollari e ne ha incassato122, Sicario è costato 30 milioni di dollari e ne ha incassato 85, Arrival è costato 47 milioni di dollari e ne ha incassato 203, Blade Runner 2049 è costato 150 milioni di dollari e sta macinando incassi, non andrà in perdita.
Denis Villeneuve si è preso quasi tre ore per raccontare la sua storia, penso sia uno registi più bravi del pianeta, e chi finanzia i suoi film sa che non perderà i suoi soldi.
Denis Villeneuve è uno i cui film si dividono fra quelli bellissimi e i capolavori e anche Blade Runner 2049 non sembra fare eccezione.
La storia è tratta da un romanzo di PK Dick e il titolo rimanda esplicitamente a un (gran) film del 1982.
Musica e fotografia sono al top, ma rimane un dubbio.
Sembra che manchi l’urgenza di raccontare, come succedeva in tutti i film precedenti, e che questa volta Villeneuve faccia un (grande) esercizio di stile.
Come è capitato a un maestro della critica cinematografica, mutatis mutandis, in certi momenti mi è sembrato di vedere un film di Luc Besson, un po’ esagerato, e che ci sia stata qualche lungaggine di troppo (qualche decina di minuti?).
Però sono sicuro che Denis Villeneuve si riprenderà.
Intanto buona visione, non fidatevi di quello che scrivo(no), giudicate voi - Ismaele
…Ho visto il nuovo «Blade Runner» e a un
certo punto ho temuto che il numero 2049 non si riferisse all’anno ma ai
minuti. Interminabile…
…Nella Los Angeles di quel mondo le cose sono peggiorate tra il 2019
e il 2049, la contaminazione con l’Asia ha lasciato il passo a quella con la
Russia e Villeneuve è bravissimo a suggerirla senza spiegarla. Sarebbe bello se
fosse riuscito a fare lo stesso con la trama, spiegata troppo spesso tramite
monologhi implausibili, pronunciati guardando il vuoto (il più fastidioso dei
quali è lasciato a Jared Leto, che
parlando con la sua assistente dice per filo e per segno quali sono i suoi
obiettivi e quali i problemi che deve superare).
Denso di twist narrativi, ipotesi, possibili spoiler e
rivelazioni, Blade Runner 2049 non è
una storia piccola e noir di un uomo, qualche replicante e una donna tutti in
cerca di vita dentro un mondo in cui è difficile amare e facile morire, è
un’affresco imponente che riguarda tutto quel mondo e quel che gli può
accadere. È un film moderno perché tutto, anche quel meccanismo dei ricordi
innestati nei replicanti già noto dal precedente film, è sviscerato e
approfondito nelle sue implicazioni, nelle sue cause e nei suoi effetti. È un
film pieno di risposte in cui sembra che il mistero faccia gran fatica a
ritagliarsi uno spazio, come è caratteristica del cinema moderno, ansioso di
informazioni, dettagli e funzionamenti.
Di tutta questa chiarezza molti registi avrebbero fatto l’uso
peggiore, invece Villeneuve con
il personaggio di Joi, l’assistente personale del protagonista (un’intelligenza
artificiale che lui ha acquistato e che non si capisce mai se sia più o meno
avanzata dei replicanti), dimostra non solo di avere delle idee proprie ma
anche di saperle spiegare e comunicare con trovate visive originali. Con Joi e
tutto quello che accade con lei, attraverso di lei e intorno a lei il film
dimostra di essere in grado di creare momenti in cui ciò che accade non si
spiega a parole, semplicemente avviene davanti a noi, e la maniera in cui lo
vediamo avvenire ha la qualità attraente e respingente delle più grandi
distopie, i sogni andati a male in cui percepiamo un po’ di romanticismo ma è
così flebile che ci commuove.
Il che basta e avanza a farne un film molto bello.
Il che basta e avanza a farne un film molto bello.
…in fondo a un film di questa portata (che forse è anche il
sequel più rischioso di sempre) si perdonano volentieri anche alcune cose meno
a fuoco, compreso un Ryan Gosling più monoespressivo del solito. La figura del
guru Wallace (Jared Leto) non dice granché con le sue massime
poetico-filosofiche, così come il villain femminile che pare uscito da
Terminator e certi sentieri narrativi troncati, che potrebbero però rimandare a
un prossimo episodio (Wallace, la replicante con un occhio solo, il fiore
raccolto da K).
Villeneuve ha insomma portato a casa un risultato
encomiabile sporcato qua e là solo da qualche macchia di scrittura e da qualche
concessione “di cassetta” al grande pubblico che però, visto il piattume
sconfortante della sci-fi hollywoodiana odierna, si digerisce senza tanti
problemi. Gran film e grande Villeneuve, l’unico tra gli autori contemporanei
capace di intendere il fantastico (ma non solo) come i grandi del passato.
Ora, esco ancora “sbiadito” da questa visione ma non riesco,
nonostante debba metabolizzarlo, a capacitarmi di come una nutritissima schiera
di persone, in primis la Critica americana,
che sarà ora ridimensionassimo, poiché estremamente fallace oramai sentenzia
spesso per promuovere l’industria, abbia potuto definire questo “seguito” un
capolavoro. Quando non ne possiede neppure un crisma, un fotogramma degno
dell’originale. Paragoni non andrebbero fatti e sarebbe azzardato, da parte
mia, voler sacramentare a sfavore di questo film di Villeneuve, che si conferma
negativamente un regista molto di forma, abbastanza sulfurea e
programmaticamente elegante nelle sue sfacciate stilizzazioni indigeste, e poco
di sostanza. Ma non lo si può nemmeno liquidare, con molta superficialità, come
film non riuscito, perché la sua bellezza, la sua particolarità, ce l’ha
eccome. Ed è, come sottolineato da molti, lodabile il tentativo di
“serializzarlo”, mantenendo una sua originalità che vorrebbe, non riuscendoci
però, anzi mal emulandolo, distanziarsi dal capostipite per seguire una strada
propria. Villeneuve s’impegna, gli va dato atto e il “beneplacito” di essere
riuscito nell’impresa di ereditare un capodopera di cotanta, giusta fama,
cercando di allontanarsene, di svilupparlo e anche farlo “progredire” in
maniera autonoma, anzi “autoctona”, pur restando il naturalissimo fatto, non
eludibile, di volerne conservarne intatti gli impianti scenografici,
“imitandone” la fotografia lucente e nebulosa, quasi sporca, e di scegliere un
percorso narrativo che, sebbene sia consuetudinario e neppure tanto brillante,
basato sullo svelamento, spiegatissimo, di una trama “a dipanarsi”, di sue
intuizioni (come il sesso “a tre”) se ne distacchi. Ma l’operazione è riuscita
decisamente a metà, anche meno. Il film non doveva essere un’imitazione del
film di Scott, non gli chiedevamo, credo, questo, ma pretendevamo che sapesse
affascinarci in egual modo, che ci trascinasse in una storia e in immagini
egualmente emozionanti, insomma che ricreasse magicamente il mito di Blade Runner.
Che qui si limita invece a rimandi alquanto patetici, forzati, anzi eseguiti
perché costretti a compierli. E allora il fantasmatico, invecchiato e
appesantito Ford appare come da programma, tra i recessi della memoria e dalle
nebbie di una costruzione fatiscente che serba ologrammi di Elvis Presley, di
Frank Sinatra e della divina Monroe. Una scena lunghissima, che però manca di
anima, dai dialoghi “balbettanti”, che non sanno sostenere le ambizioni e il peso
che dovrebbero portarsi dietro. Non sanno trasmettercene la leggendarietà,
l’aura quasi mistica che il film di Scott ha scatenato in noi. Ma io sono
spettatore oramai attempato e vivo dell’originale, quindi sin dapprincipio m’è
parso blasfemia farne qualcos’altro, che fosse un sequel o l’inizio
di un possibile reboot, così come il finale
ambiguo ci suggerisce…
da
qui
Tenía muchas esperanzas con esta película y aunque no me ha
decepcionado en muchos aspectos, si lo ha hecho en el mas importante, que es en
el argumento.
En mi opinión ha abarcado mucho y no ha apretado en casi nada.
Si la analizas por partes tienes un film con una estética preciosista, Con un ritmo delicioso y que pilota ciertos conceptos que a cualquier amante de la Scy Fy le encantarán. Pero si lo haces en su conjunto la película le falta gancho, no conmueve lo que debiera y parece que no cierra nada de lo que abre, le falta sentido y dirección a lo que propone.
El trabajo de dirección y el de diseño de producción son de 10. No tenia ninguna duda de que Villeneuve en esto no me decepcionaria. Pero el Guión, el argumento en general, hace aguas en muchos momentos. Hay temas que trata de pasada y que no cierra. A saber: El destino de Deckard, el de su hija, el de la resistencia, el personaje de Leto. Parece que buscase una secuela mas?
Imita a películas ya vistas del genero y coge prestada cosas de ellas. Uno no puede evitar ver a Her en el personaje de Ana de Armas que, aunque hace una interpretacion estupenda, sobra por momentos y parece que esta ahí para explicar cosas a los que lo pillan a la primera.
Le falta fuerza. la fuerza dramática que uno espera de una peli así,y aunque uno atisba profundidades (Ninguna nueva por cierto) en ninguna bucea hasta sus últimas consecuencias.
El personaje de Jared Leto es un error, parece una parodia de un genio loco que solo dice solemnidades, no tiene profundidad alguna, para mi es lo peor. Por contra, su asistente y ejecutora es el personaje mas logrado y lo mas remarcable del film. Gosling es aqui un Blade Runner 3.0, es decir, un replicante que retira replicantes. Es un personaje muy logrado, no tanto como el bueno de Deckard, pero pasa el corte. Tiene la frialdad de un androide mezclada con el hastio de un hombre que esta quemado, con una visa sin sentido ni objetivo y que odia lo que hace.
La música y el sonido son una consecución de efectos electronicos que, aunque ayuden a la estética, no quedan en el recuerdo de nadie. Esta a millones de años luz de la mítica banda de Vangelis.
En resumen una buena película a la que le falta mucho para que sea digna sucesora de la anterior. Es más, si la comparas con aquella, tan solo el monólogo final le gana por goleada a toda esta.
Entiendo que he de verla de nuevo. Y seguro que gana con los visionados (Algo parecido paso con Blade Runner que no fue un éxito en su estreno) pero dudo que el tiempo la coloque en el top de la ciencia ficción. Dudo que sea capaz de dejarme el sabor de boca que, aun hoy tras tantos visionados, me deja la de Scott.
En mi opinión ha abarcado mucho y no ha apretado en casi nada.
Si la analizas por partes tienes un film con una estética preciosista, Con un ritmo delicioso y que pilota ciertos conceptos que a cualquier amante de la Scy Fy le encantarán. Pero si lo haces en su conjunto la película le falta gancho, no conmueve lo que debiera y parece que no cierra nada de lo que abre, le falta sentido y dirección a lo que propone.
El trabajo de dirección y el de diseño de producción son de 10. No tenia ninguna duda de que Villeneuve en esto no me decepcionaria. Pero el Guión, el argumento en general, hace aguas en muchos momentos. Hay temas que trata de pasada y que no cierra. A saber: El destino de Deckard, el de su hija, el de la resistencia, el personaje de Leto. Parece que buscase una secuela mas?
Imita a películas ya vistas del genero y coge prestada cosas de ellas. Uno no puede evitar ver a Her en el personaje de Ana de Armas que, aunque hace una interpretacion estupenda, sobra por momentos y parece que esta ahí para explicar cosas a los que lo pillan a la primera.
Le falta fuerza. la fuerza dramática que uno espera de una peli así,y aunque uno atisba profundidades (Ninguna nueva por cierto) en ninguna bucea hasta sus últimas consecuencias.
El personaje de Jared Leto es un error, parece una parodia de un genio loco que solo dice solemnidades, no tiene profundidad alguna, para mi es lo peor. Por contra, su asistente y ejecutora es el personaje mas logrado y lo mas remarcable del film. Gosling es aqui un Blade Runner 3.0, es decir, un replicante que retira replicantes. Es un personaje muy logrado, no tanto como el bueno de Deckard, pero pasa el corte. Tiene la frialdad de un androide mezclada con el hastio de un hombre que esta quemado, con una visa sin sentido ni objetivo y que odia lo que hace.
La música y el sonido son una consecución de efectos electronicos que, aunque ayuden a la estética, no quedan en el recuerdo de nadie. Esta a millones de años luz de la mítica banda de Vangelis.
En resumen una buena película a la que le falta mucho para que sea digna sucesora de la anterior. Es más, si la comparas con aquella, tan solo el monólogo final le gana por goleada a toda esta.
Entiendo que he de verla de nuevo. Y seguro que gana con los visionados (Algo parecido paso con Blade Runner que no fue un éxito en su estreno) pero dudo que el tiempo la coloque en el top de la ciencia ficción. Dudo que sea capaz de dejarme el sabor de boca que, aun hoy tras tantos visionados, me deja la de Scott.
Interessante il tuo giudizio sul film, e conosco la tua 'visione' dunque posso fidarmi ;) Davide
RispondiEliminaun mio amico dice che ho scritto una non recensione.
Eliminaintanto grazie della fiducia :)
Decina di minuti??? Decina per decina :) :) :)..
RispondiEliminaCome ho scritto da me, il film mi ha annoiato....purtroppo....
Ciao!
per il bicchiere mezzo pieno: un po' di cose molto belle c'erano, dai :)
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