l'isola
dell'Asinara attira il cinema, pochi mesi fa Era
d'estate, adesso tocca al film di Cabiddu, un bellissimo fondale, come dice il
direttore del carcere.
Eduardo
incontra Shakespeare e appare una strana creatura, a metà fra la realtà e la
fiaba.
il film è
fatto della stoffa dei sogni, non è un film entusiasmante, non avvengono fatti
scioccanti, la tempesta iniziale è l'episodio più violento.
non
succedono troppe cose, il teatro e la vita vera si sfiorano, per un po' di
sovrappongono.
bravissimi
gli attori, straordinario il pastore unico abitante e quindi re dell'isola,
novello Calibano, già re in un altro film sardo (qui),
che si commuove e commuove quando nel teatro dove si recita La tempesta partecipa come sa.
buona visione, poche copie in giro, in un mare della distribuzione che è come quello della tempesta, chissà se arrivi in sala.
buona visione - Ismaele
…Se d'istinto la presenza di
due mostri sacri come Shakespeare e De Filippo poteva far pensare a un'operazione
squisitamente intellettuale, calcolata a priori - come capita in operazioni di
questo genere - per sfruttare i vantaggi derivati dalla reverenza che pubblico
e addetti ai lavori solitamente hanno quando si tratta di confrontarsi con un
simile cotè culturale, al contrario la visione del film smentisce questa
ipotesi: un po' perché il tono generale e in particolare quello adottato da
Rubini per incarnare il suo personaggio rasenta la pochade (soprattutto quando
si tratta di riprendere gli elementi più indisciplinati della sua compagnia),
un po' perché a Cabiddu riesce ciò che di solito risulta la cosa più difficile
da raggiungere che è quella di saper trasferire l'universalità dei classici, in
un contesto narrativo coerentemente autonomo - e la "La stoffa dei sogni
se lo crea in modo naturale - e con una forma cinematografica che avendo nel
suo dna profili come quelli dei nostri due campioni riesce a scongiurare il
pericolo di scadere nel cosiddetto "teatro filmato"; oppure di
ricalcare schemi ultra sfruttati come quello della sovrapposizione tra arte e
vita che le analogie tra i personaggi di finzione e quelli shakesperiani
potevano in qualche modo autorizzare…
…Il quarto protagonista in
scena è il più tragicomico in assoluto: il pastore sardo Antioco, un Calebano
arcaico che si esprime in una lingua comprensibile solo a se stesso, e ciò
nonostante cerca continuamente il contatto umano con i gli "invasori"
che hanno colonizzato la sua isola. In questo personaggio, magnificamente
interpretato da Fiorenzo Mattu, c'è tutto il dolore di Cabiddu per lo stupro
subìto dalla sua terra, e l'istante in cui la messinscena dà voce (in
napoletano, come in inglese o in sardo stretto) all'ingiustizia di quella
violazione è pura trasfigurazione teatrale…
Il film pecca di una eccessiva stravaganza, che rende le
vicende spesso irreali. Come il fatto che in una nave viaggino
contemporaneamente attori e persone scortate al carcere dell’isola
dell’Asinara, oppure che si parli ancora di capocomico e attori itineranti. A
ciò gli autori hanno rimediato spostando la vicenda nel dopoguerra, ma le
trovate restano comunque poco attuali. E infatti i dialoghi continui, che si
muovono in lunghe unità di luogo manifestano questa necessità di tessere il
rapporto tra i personaggi tramite le parole piuttosto che le azioni.
A parte questa inconciliabilità, la storia procede con grande
vivacità, quasi a raccontare che non si conosca bene chi sia a recitare e chi
sia a dire la verità. Come nella vita. È un film raro quello di Cabiddu, mosso
dalle onde dell’isola in cui è ambientato, senza timore della poca modernità…
…In un momento di crisi e di derealtà come quello che
stiamo vivendo, dove l’istinto della gente sta orientandosi decisamente verso
il teatro, e non c’è scuola, carcere, parrocchia, centro anziani, gruppo di
malati, che non lo pratichino, in cerca di un antidoto, di una qualche forma di
cura, un film come La stoffa dei sogni è un lusso che non
bisogna permettersi di perdere, non un film di nicchia, ma un film per tutti. E
c’è da augurarsi che le nostre orecchie, piene delle risate di commedie
divertenti che fotografano una realtà deprimente, o assordate dalle esplosioni
e dagli spari di film e serie televisive di successo – prodotti che danno
finalmente una boccata di ossigeno a un’industria cinematografica in crisi da
anni –, riescano ad ascoltare anche la musica sottile e senza tempo di questo
film sofisticato e semplice, impalpabile come la stoffa di cui sono fatti i
sogni.
,,,Cabiddu riesce a costruire un equilibrio ben modulato
tra i luoghi e la loro bellezza, la luce e il colore del mare, mai sfondo ma
sempre parte della narrazione che trovano voce nella figura di Calibano, il
pastore, e nella sua ostinazione a difenderli dalle invasioni straniere. E il
gioco degli attori, tutti sintonizzati con i loro ruoli, a cominciare da Sergio
Rubini, sempre coi toni giusti per il suo Oreste Campese, il capo comico che
chiede comunque rispetto per il suo mestiere. Che come questo film, al di là
dei suoi racconti, dei suoi intrighi e dei suoi equivoci esprime una
riflessione sul ruolo dell’arte e dell’artista, che è quello di essere nel
mondo ma insieme di rivelarne l’essenza come quando il telone cade e la trama
delle vite prende all’improvviso un’altra direzione.
E come il capocomico questo film rivendica la sua
libertà di invenzione, di non esser perimetrato dentro il sistema dominante
come quello stesso gusto «artigianale» con cui gli attori sull’isola fabbricano
il loro palcoscenico e cuciono i costumi.
La stoffa dei sogni è un’opera fuoriclasse che le sue
corrispondenze le fa affiorare nelle passioni del regista e non nelle mode o
nei format di mercato, il teatro, i suoi «maestri», ma anche (forse
soprattutto) l’immediatezza di un’improvvisazione che nasce da un lavoro lungo,
attento, dalla ricerca e da idee non scontate.
Senza trucchi che non siano invenzioni: un vecchio libro
con le illustrazioni della Tempesta, un continuo gioco come è essere in scena.
È questa anche la capacità di riguardare ai «maestri», di farne propri gli
insegnamenti senza cadere nella sola citazione o nella ripetizione di un
modello. C’è qualcosa di commuovente in questo sguardo ma soprattutto l’energia
di ricondurre dentro al teatro – e piú in genere all’immaginario – il mondo. Le
sue leggende, il passato e il presente.
Ciao, mi daresti un consiglio? La stoffa dei sogni pensi potrebbe piacere proprosto in un circolo del cinema con ospite il regista? Che ne dici? Matteo
RispondiEliminasecondo me piacerà.
Eliminasapendo che è un film "inattuale", senza tempo, universale, e anche con la storiella d'amore (che sembra inutile), Eduardo e Shakespeare fanno un bell'incontro.
i fan di Tarantino potrebbero annoiarsi, ma gli altri no.
se vuoi contattare il regista dimmelo (fmmasala@tiscali.it), per vie traverse ti faccio avere il numero di telefono e ci parli direttamente.
che vada tutto per il meglio :)
Ciao grande! Finalmente ti posso dire che a marzo riusciamo a farlo
RispondiEliminasono contento, speriamo arrivi con qualche David di Donatello nella tasca della giacca.
Eliminaintanto per mail ti ho mandato un altro titolo che, sono certo, proietterai insieme al regista :)
e nel frattempo ci siamo...http://www.piccolocineclubtirreno.it/
RispondiEliminavenerdì 17, che nessuno sia superstizioso :)
Eliminapoi mi dirai se è piaciuto, a Follonica
ciao f.