come un
finto documentario, non riesce a essere del tutto un film.
Citizenfour,
di Laura Poitras era un documentario totale, con i protagonisti della storia in
carne ed ossa.
dopo aver
visto Snowden, se fai un confronto, Citizenfour è
più solido.
ma il
film di Oliver Stone ha dalla sua alcuni aspetti inconfutabili:
per prima
cosa l'interpretazione di Joseph
Gordon-Levitt nei panni di Snowden è straordinaria (Joseph
Gordon-Levitt nel 2004 era stato un protagonista, Neil da grande, dello
straordinario Misterious skin, di Gregg Araki, cercatelo se
potete),
il secondo motivo a favore di Snowden è
che Oliver Stone racconta, negli Usa, le storie dei nemici, come Chavez e Fidel
Castro, tra gli altri, quelle che il potere non ama.
il terzo motivo è che la storia di Snowden va conosciuta da
più persone possibili, secondo me, il film di Laura Poitras ha incassato solo tre milioni di dollari,
per Snowden siamo a più di 30 milioni, per ora, olte più
persone conoscono la storia di Edward Snowden, adesso.
ecco
perché bisogna dire grazie a Oliver Stone nonostante il film non sia
quello che poteva essere - Ismaele
…un film che, alla fine, ci racconta meno di quello che
era riuscito a fare Citizenfour, il documentario di Laura
Poitras del 2014: il territorio del biopic non è esattamente il luogo ideale
per l’aggressività del regista di Wall Street e Nato
il quattro luglio. La sceneggiatura segue gli eventi chiave nella
formazione di Snowden: l’esclusione dalle Forze speciali per problemi di salute;
l’esperienza presso la CIA, dove incontra Hank Forrester (un meravigliosamente
matto Nicolas Cage), consulente allontanato per avere detto la verità. La
figura chiave qui è Lindsay Mills (un’ispirata Shailene Woodley), la bellezza
liberale che riesce a sciogliere le resistenze conservatrici di Snowden. Stone
riduce il pantano etico a una sola domanda: è giustificato che gli Stati Uniti
sorveglino i propri cittadini in nome della sicurezza nazionale? Implicazioni
più vaste e più spinose vengono ignorate. Eppure sarebbero queste implicazioni,
che oppongono la trasparenza alla geopolitica occulta, a essere degne di essere
esplorate. La pensa così persino lo stesso Snowden. Sullo schermo afferma con
tono piatto: “Non sono io, la Storia”. Andate a dirlo a Stone, che non va oltre
la superficie e nasconde ogni provocazione.
…Il film è il ritratto di Edward Snowden (interpretato
da Joseph Gordon-Levitt), ex tecnico informatico della CIA che ha rivelato a
tutto il mondo l’esistenza di una complessa e supertecnologica rete di
spionaggio capace di portare all’annullamento totale della privacy di ognuno di
noi. Spostando la narrazione avanti e dietro nel tempo Oliver Stone ci rende
spettatori dell’incontro di un fuggitivo Snowden con la reporter Laura Poutrais
(Melissa Leo) e il giornalista Glenn Greenwald (Zachary Quinto) in un albergo
di Hong Kong nel 2013, il suo addestramento da recluta delle Forze Speciali, la
vita da tecnico informatico della NSA e dopo della CIA e la lotta per difendere
la libertà da un sistema di potere governativo perverso. Edward Snowden è un
uomo comune che di fronte a un bivio ha scelto la strada più tortuosa invece
che vivere comodamente una vita da burattino. Tuttavia in questa versione
cinematografica delle vicende c’è un eccessivo interesse per la sua vita
privata (i suoi amori, i colleghi nerd, la luminosa villa alle Hawaii in cui
viveva) che riduce lo spessore del personaggio che sembra un semplice paranoico
(“Loro ci guardano” è la battuta più ripetuta nel copione) protagonista di una
confusa satira sul voyerismo…
…Il film rovescia l’assioma di un mondo
fondato sulla paura. E la sequenza con il colloquio pubblico via internet con
Snowden, rovescia anche l’assioma tecnologia nemica dell’uomo. Tutto dipende
dagli indirizzi politici ed economici. Ma Snowden è
anche il ritratto di un uomo, del suo percorso verso la consapevolezza. Quella
di Edward Snowden è la dolorosissima via crucis che porta alla perdita totale
d’innocenza, la trasformazione di un adolescente in uomo adulto che però, messo
a dura prova, mantiene tutti gli ideali, la purezza e la freschezza
dell’adolescente.
Non dimentichiamo neanche che quella di
Snowden è una vicenda aperta. Mentre scorrono i titoli di coda durante i quali
si sentono fuori campo le voci di Hillary Clinton – “Quando rientra dovrà
prendersi le responsabilità delle sue azioni” – e di Bernie Sanders – “Quanto
fatto da Snowden rappresenta da tempo la più coraggiosa azione a tutela delle
libertà civili”– non si pensa che il film di Stone sia espressione di un cinema
sottile dentro a un’apparenza fisica. Non si pensa che sia un film visionario
su una realtà ormai divenuta paradossale, né un film all’apparenza didattico,
che fa gentilmente il verso al cinema complottista più leggero. O meglio, pensiamo
tutto questo. Ma prima di tutto pensiamo: Snowden di
Oliver Stone è un film civico.
…Stone reportedly traveled to Russia and met with Snowden
nine times. Gordon-Levitt (whose grandfather, film director Michael Gordon, was
blacklisted in the 1950s) also visited Moscow and spoke with Snowden for
several hours. In Snowden, in fact, the actor has gone beyond
mere externals. Gordon-Levitt has grasped something essential about Snowden’s
principled character and the depth of his convictions. In addition, Ifans is
especially sinister and Woodley, Schnetzer, Timothy Olyphant (as a CIA
operative) and Scott Eastwood (as a mid-level NSA martinet) are also fine.
A strength of the film is that it eschews a phony
“impartiality” and tells its story from Snowden’s standpoint. Quite rightly, it
takes as its premise that his point of view—and growing horror—is shared by
millions and millions of Americans and others around the globe.
Snowden continues to face the collective and potentially
murderous hostility of the American state and its hangers-on. The film provides
him with something of a voice. In that sense, it is high praise to suggest
that Snowdendeserves the vile and stupid attacks in the National
Review (“Home-Grown Sedition”) and Slate (“The
Leaky Myths of Snowden ”). As the WSWS noted last week,
every member of the House Permanent Select Committee on Intelligence signed a
letter September 15 to President Barack Obama urging him not to pardon Snowden,
claiming that he had “caused tremendous damage to national security.” Hillary
Clinton makes the same argument…
…Scritto secondo i dettami dei manuali di
sceneggiatura, con conflitti destinati a essere rimandati prima di una
risoluzione decisiva – lo sviluppo del rapporto di Snowden con il suo
superiore, che l’ha protetto e ha di lui immensa stima, ne è un esempio
paradigmatico –, Snowden è
un film politico nella misura in cui rinnova lo strappo tra il regista e
quell’ambiente “democratico” che ha sempre visto con sospetto, ma al quale pure
ha cercato di sentirsi vicino nel corso della sua carriera. Chissà se, come
Snowden, anche Stone nutriva speranze nel primo quadriennio-Obama; quel che è
certo è che non rinuncia neanche in questo film a portare alla luce alcune
questioni storiche che gli sono particolarmente care, come le gravi
interferenze di Washington nei confronti del Venezuela del presidente Chavez. È
forse qui, nel punto di contatto tra l’esperienza di finzione e quella
documentaria (inaugurata nel 2003 con il film-incontro con Fidel Castro per
raccontare la rivoluzione cubana), che si può cercare il centro pulsante di un
film per il resto abbastanza asettico, freddo e anti-emotivo come il suo
protagonista, cui presta corpo e voce un bravo Joseph Gordon-Levitt. Il resto è
annebbiato e confuso, come lo sguardo che Stone continua a rinnovare dai fatti
dell’11 settembre del 2001, cercando traiettorie di speranza e di rivalsa alle
quali inizia forse a non credere più neanche lui. Il sistema è più in alto, e
guarda le vite di ognuno di noi, anche il più insignificante tra noi. Perché
può. Il resto, a partire dalla supposta libertà del web, è pura illusione.
…Snowden es
un film correcto y contenido que no destacará en la filmografía de Stone, pero
que nos deja una brillante actuación de Joseph Gordon-Levitt que se mimetiza,
incluso en la voz, con el verdadero Snowden (al que se reserva hasta una
aparición estelar final). Junto a él, aparecen intérpretes destacados como
Shailene Woodley, Melissa Leo, Zachary Quinto, Tom Wilkinson, Nicolas Cage o
Joely Richardson, todos ellos en papeles de soporte y finalmente con poca
entidad dramática.
…il cinema è altra cosa: il film di Oliver Stone è privo di
qualunque spunto che possa conferirgli un valore cinematografico; come
film d'inchiesta non ha ragione di esistere, ormai le notizie e le informazioni
viaggiano in tempo quasi reale facendo apparire vecchie anche quelle di pochi
anni prima; come racconto imperniato su una figura enigmatica o comunque molto
controversa è privo di ogni minima profondità nel dare i contorni ai
personaggi; laddove tenta di rendere più cinematografica la storia incappa in
stereotipi e luoghi comuni ( anche qui dobbiamo subire il sergente dei Marines
bastardo e brutale...).
Il regista spesso nei suoi lavori ha fatto riferimento ad
eventi o situazioni contemporanee che suscitassero la discussione, basti
pensare alla sua lettura della guerra del Vietnam con Platoon o la spietata
disanima del mondo degli affari con Wall Street o la rilettura
dell'affaire americano per eccellenza in JFK-Un caso ancora aperto; rispetto a
queste pellicole in Snowden manca la tensione che la narrazione
cinematografica dovrebbe saper infondere, adagiandosi invece sul resoconto nudo
e crudo…
… En fin
que, Stone ha conseguido una especie de “película trampa” sin pretenderlo.
Estamos ante un film interesante como aproximación histórica y no menos como
una guía de caminantes en torno a lo que es capaz el Estado para imponer sus
oscuras intenciones, y en concreto Norteamérica. Pero lo demás apenas aflora,
de tal manera que esta película se visiona bastante bien al comienzo, para
entrar en una desapasionada proyección desde que el delator es descubierto.
Todo se agolpa y todo se frivoliza precisamente en su afán de que la
objetividad se imponga. Sobran, una vez más, veinte minutos. Y falta aquel
apasionamiento de Stone que le hiciera uno de los talentos, discutidos por
supuesto, de un grupo de cineastas comprometidos con su tiempo y espacio
históricos. Al final, puede que sea Eastwood quien se suba al machito del
“testimonio histórico” sin pretenderlo. ¿Recuerdan El gran Torino?
… Stone réalise ici un film politique. Non pas au
sens d’un choix « partisan », mais au plus noble et au plus
étymologique du terme. Le politique au sens du respect de nos différences, d’un
vivre ensemble et de la façon de gérer un espace commun. Et c’est pour cette
raison que le film nous a touché. Parce que le politique, celui qui permet de
gérer la « cité » et le vivre ensemble, essentiellement par la
« parole » est une des caractéristiques de notre humanité. En
dressant le portrait d’un homme comme Snowden, avec ses doutes, ses interrogations,
ses rêves, ses éventuelles compromissions qui a littéralement modifié notre
perception du monde, Stone fait œuvre politique. Il donne de la voix et il
donne voix à celui que l’on voudrait faire taire et enfermer. Punir à jamais
parce qu’il montrait une voie possible pour l’humain : dire non. Un homme
seul, comme ce pourrait être un petit parlement régional d’un tout petit pays
de la grande Europe qui dit « non » à un traité international abscons
et surtout dont la majorité des clauses sont tenues secrètes. Snowden est cet
homme qui malgré ses fragilités et grâce à sa relation avec Lindsay Mills va
prendre conscience de la dignité de pouvoir s’indigner. De se lever et de
renoncer à la richesse, à la belle vie, à une existence tranquille, et de
risquer la mort, éventuellement physique, mais surtout sociale pour dire non à
l’intolérable. Et c’est ce combat-là que nous avons apprécié parce que le film
arrive à bien transmettre cela, à être un porte-voix à la face du monde et
ouvre ainsi et aussi la voie à d’autres humains qui pourraient, eux-aussi, se
lever et dire non quel qu’en soit le prix à payer…
…Grazie a un montaggio
serrato, di cui Stone è un vero maestro, il film racconta una vicenda
appassionante e inquietante, e senza scendere troppo in dettagli tecnici che
risulterebbero ostici ai più, spiega in modo semplice come sia stato possibile
realizzare e usare segretamente sofisticati programmi informatici destinati al
controllo di ogni forma di comunicazione a livello globale. Il film si avvale
inoltre di un ottimo cast, composto da attori di fama internazionale
tra cui si distingue particolarmente Joseph Gordon-Levitt, bravissimo nella sua
interpretazione mimetica di Edward Snowden e nel sapere esprimere il tormento
interiore di un uomo dilaniato da un dilemma etico che lo spinge a “tradire” il
suo paese in nome della verità e della giustizia.
Una critica che si potrebbe
muovere a Stone è quella di avere voluto presentare il protagonista
esclusivamente come un “bravo ragazzo”, e di averne messo in evidenza
soprattutto i lati positivi, attraverso una narrazione lineare e schematica, ma
forse tutto questo era necessario per far conoscere meglio i vari aspetti di
una vicenda importante nota ma forse non così tanto.
…para aquellos algo más avezados, el conjunto les
parecerá, en el mejor de los casos, una narración para niños, y en el peor, una
verdadera tomadura de pelo. Para estos últimos, era suficiente con Citizenfour, de Laura Poitras, y Zero Days, de Alex Gibney, para entender la magnitud
del escándalo. Si se le quiere conceder la licencia, se podría decir que Snowden es el esfuerzo de Stone por intentar
transmitir el mensaje a aquellos recodos sociales donde el mensaje cuesta más
de llegar, si bien esto nos conduciría a la misma trampa en la que él mismo ha
caído: tratar al espectador como tonto. Aun así, si hay algo destacable y
rescatable de la película es la actuación de Joseph Gordon-Levitt: su mímesis
con el personaje lo lleva a calcar cada uno de sus gestos y a reproducir su voz
con una precisión metódica.
da qui
da qui
Concordo in pieno, grande regista, grande attore, gran film ... ed è un bene sia visto.
RispondiEliminae una storia figlia dei nostri tempi, aggiungo
Eliminae grazie per aver commentato :)