lunedì 19 dicembre 2016

Lui è tornato - David Wnendt

durante la visione del film mi sono venuti in mente L’onda, Michel Moore, Günter Wallraff, e però questo è un'altra cosa.
scritto da sei sceneggiatori (tra cui Marco Kreuzpaintner , regista di Trade, grande film sconosciuto e sottovalutato) Lui è tornato inizia come un film quasi comico, ma col passare dei minuti diventa un film sui fantasmi di una nazione, si ride, tutti ridono, ma non Lui, e alla fine neanche noi.
un gran film, da non perdere - Ismaele



QUI il film completo in italiano


Il messaggio forse più importante di cui si fa portavoce questo film, lo troviamo in conclusione, quando si trovano nella medesima stanza, Sawatzki, Hitler ed una signora anziana ebrea, vissuta nell’epoca della Germania nazista, ella ammonisce il giornalista ed attraverso lui lo spettatore: “Anche all’epoca all’inizio ridevano di lui”! A sottolineare quanto possa essere facile per un’ideologia, per quanto folle, prevalere, se sottovalutata. In conclusione, a seguito di tale evento il giornalista indaga sul luogo in cui Hitler è ricomparso e si rende conto di avere dinnanzi a lui non un attore ma il vero dittatore nazista. Il finale dalla squisita sfumatura tragicomica porta Zawatzki, in panico, a cercare di riportare quanto scoperto e proprio per questa ragione verrà considerato pazzo e ricoverato.
Nel frattempo il Führer, dopo aver finito di girare il suo film accrescendo ulteriormente la sua popolarità, passeggia in macchina tra gesti di affetto e qualche gestaccio, per rivolgersi poi allo spettatore affermando che proprio la tensione del mondo contemporaneo, le problematiche a cui è spesso comodo e facile rispondere con la violenza e l’egoismo, il populismo sempre più di moda e il razzismo, rappresentino “un buon punto di partenza” per il nuovo Reich. Sta a noi, anche attraverso la conservazione fondamentale della Memoria, che in tanti – in troppi – cercano di trasformare in oblio, evitare che ideologie spinte dall’odio possano prevalere, oggi come allora.

…Se dovessi descrivervi il film in una sola parola direi che è un film inquietante.
Vi cito una frase che dice un uomo che intervista Hitler per farvi capire meglio " Gli africani che arrivano qui hanno un quoziente intellettivo di 40 o 50 mentre il nostro è di almeno 80. Questo abbassa la media del Paese".  È inquietante come parla la gente degli immigrati ("tutti questi turchi con la barba dovrebbero tornare a casa loro,non li vogliamo qui" dice un uomo), è inquietante quando un uomo dice che dovrebbero tornare ad esistere i lager, quanta gente acclami Hitler e le sue idee, quanto questo Hitler ricordi molti politici viventi e quello che dicono. E mi ha molto inquietato quello che dice una anziana donna quando vede Hitler (un personaggio del film,non una donna intervistata) "all'inizio anche noi ridevamo di lui". Queste parole mi ritornano spesso in mente e mi fanno molto riflettere. Buffoni, cosi chiamiamo gente come Trump, gente buffa, divertente, idioti, diciamo che non dobbiamo preoccuparci. Ridiamo di loro, delle loro gaffe, delle idiozie che dicono."All'inizio anche noi ridevamo di lui".
Un altra scena che mi ha davvero lasciato basito è quando troviamo Hitler in un allevamento di cani perché vorrebbe comprare un pastore tedesco. Hitler fa questo discorso sulla razza dicendo che quando un pastore tedesco e un bassotto si accoppiano, nasce un pastore bassotto, poi da un pastore bassotto e un altro pastore bassotto nasce un altro pastore bassotto e cosi la razza del pastore tedesco sparisce, si estingue. Cosi succederà alla nostra razza dice l'Hitler del film. E gli danno ragione. Ora capite perché inquietante?...

… In “lui è tornato” Hitler parla e fomenta l’odio razziale e la xenofobia in diretta nazionale, ma l’unica cosa che mette in difficoltà la sua ascesa da “fenomeno televisivo” è l’aver fatto del male ad un cucciolo, segno di come oggi fenomeni sociali come l’animalismo si riducano a feticci borghesi in cui a confronto le persone valgono meno di zero. Ad esempio, per parlare dell’ipocrisia di taluni feticci, fece molto più scalpore quando tifosi del Feyenord scalfirono la fontana della Barcaccia a piazza di Spagna, che quando quelli dello Sparta Praga pisciarono su un mendicante. “Lui è tornato” dipinge i paradossi della società, contraddizioni che non se ne sono mai andate: rappresenta in modo ironico un Hitler che, nonostante tutto, non rimane nello spazio di comico in cui lo si vorrebbe confinato, ma anzi dimostra come, dopo anni di retorica e memoria storica intrise di pacificazione sociale, le idee reazionare trovino un ruolo nient’affatto secondario nelle nostre società.
Le ultime scene sono tutt’altro che banali e scontate, e la fine non delude in termini di costruzione cinematografica, considerando che il film riprende anche interessanti tecniche stilistiche che sembrano mediate sulla scia del meta-teatro di Brecht: tramite efficienti trucchi narrativi lo spettatore diventa un protagonista del film per poi ritrovarsi sputato fuori davanti a uno schermo. E arriva a porsi un’annosa domanda… E se Hitler tornasse? Cosa farei? Ma il pericolo è veramente un Hitler o la società stessa che produce il terreno fertile e necessario perché un qualunque folle vestito da SS possa trovare seguito predicando odio razziale e xenofobo?

Meglio di quanto mi aspettassi. Vale davvero la pena vederlo, questo Lui è tornato, dove lui sta per Adolf Hitler. Una commedia nera acuta, brillante, cattiva fino alla devastazione delle nostre certezze, una commedia che non ha mica paura di darci dentro e di affondare la lama della critica nella coscienza intorpidita della Germania di oggi, e non solo della Germania. Magari un po’ troppo a tesi, troppo costruita e programmata per allarmare e additare a noi tutti i possibili nuovi pericoli e i nuovi spettri autoritari in agguato appena girato l’angolo. Con un finale più da predichetta politicamente corretta, asfissiantemente corretta, che in linea con il tono cinico, perfido e beffardo della narrazione fino a quel momento. Tant’è che nel corso del film ti pare di intravedere dietro la macchina da presa il fantasma di Billy Wilder…

L’icona di Hitler, la sua irruzione sul piano della nostra realtà, produce un processo di azzeramento della memoria storica nella collettività a seguito del suo proprio medesimo “avvento”. Il film mostra l’atto progressivo del processo di depotenziamento del tabù nelle società di consumo. Tramite il “ready made”, il calco caricaturale denso di significati e magnetismo simbolico del tiranno sterminatore viene progressivamente a sbiadirsi e a perdere potenza, immerso com’è nel giogo mediatico del suo stesso “successo”. Non inganni il finale e il suo maldestro ripiegamento. Non c’è fiction in questa illimitata “mise en abyme”, ché altrimenti dovremmo considerare il cornetto inzuppato nel cappuccino dell’avventore come un non-fatto, un mero sogno di Nanni Loy.

E invece è tutto “vero” nell’epoca della riproducibilità dell’opera d’arte, per parafrasare Benjamin. Il legame con Hitler non può e non deve essere reciso, e la sua morte non può darsi se non tramite un paradossale processo di inversione che prevede la liberazione del tabù nel riferimento storico contestuale. 
Nessuna legge può estirpare l’orrore. Hitler “muore” nella sua demistificazione, nel suo naturale processo di dissolvimento. La condanna viceversa cristallizza il tiranno, lo rende eterno, e finisce col realizzare il suo reale intento: la nuova mitizzazione. Questa la lezione che ho tratto dalla visione di questo film-esperimento, da vedere e rivedere più volte.

…Las distribuidoras se lo deberían hacer mirar ¿No estamos preparados para este tipo de humor o que pasa? Incomprensible que la dejaran escapar. Estoy convencido que en España hubiera hecho una muy buena taquilla.
En definitiva un 7/10 para esta atípica comedia que no me voy a cansar de recomendar y que promete ser de culto.
Muy recomendable para todo tipo de público y aún más recomendable a los que les guste el humor políticamente incorrecto de las series de Ricky Garvais, Larry David, Louie...
Ha vuelto (2015) demuestra  que los limites del humor pueden ser sobrepasados y que encima arrasen la taquilla.

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