George MacKay (Bo, il figlio grande), lo conoscevo, non
ricordavo dove, piccola ricerca, l'ho visto dentro Pride,
e poi Frank Langella, che bravo, e Viggo Mortensen è davvero bravissimo, come
sempre.
Captain
fantastic è una bella sorpresa, una storia molto statiunitense, molto Henry David Thoreau.
il film contiene tante cose, come la libertà, l'educazione,
la natura, la famiglia, la frontiera, la civiltà, l'economia, il cibo, il
lavoro, l'amore, i compromessi, la testardaggine, la morte, il pentimento, la
volontà, la malattia, tra l'altro.
alla fine è proprio un bel viaggio, saliteci anche voi, su quel pullman -
Ismaele
… La realtà - per quanto orribile, contaminata, misera
sia - non va evitata bensì affrontata. A modo proprio.
E comunque, un film che celebra così apertamente Noam Chomsky (mica male l'idea di festeggiarne i natali al posto di qualche mitologica figura fantasy) non può essere sbagliato.
E comunque, un film che celebra così apertamente Noam Chomsky (mica male l'idea di festeggiarne i natali al posto di qualche mitologica figura fantasy) non può essere sbagliato.
… parlando del cast , Viggo
Mortensen secondo me a dato la miglior prova della carriera si è calato
nella parte in una maniera davvero intensa e sincera , e non vorrei
portare un po di iella al buon Tom Hanks ma se non sarà lui a vincere
quest'anno agli Accademy Awards , Mortensen è quello che lo può far davvero
spaventare , come del resto è stato l'anno scorso dove DiCaprio vinse a
discapito di Cranston "quello secondo me fu un oscar più social che
altro , visto che Leo lo vnse praticamente dopo la prima messa in grande
schermo" , ma io sinceramente sarei contatissimo se quest'anno
premiassero Viggo che ha saputo dare un qualcosa di magnifico a
questo film , scusate il gioco di parole ma è stato davvero Fantastico ,
le sue emozioni si sono trasmesse intensamente e con una potenza tale che non vedevo
da molto ma moltissimo tempo , le sue espressioni di rabbia , la disperazione
per aver capito in una qualche modo di aver sbagliato qualcosa nel modo di
crescere i figli , la sincerità del suo sguardo mentre sogna la moglie , il
viso di sua moglie a occhi aperti e dove accarezza i suoi capelli rosso fuoco ,
ma anche la sua diciamo freddezza quando dice in faccia le cose alla
gente senza alcun freno si perchè per lui l'ipocrisia è uno dei maggiori mali ,
per finire Viggo Mortensen se non becchi quest'anno un premio , non
so cosa tu possa fare di più , sei stato grandissimo .
Eccezionale è risultato alla fine anche
l'intero cast e soprattutto il giovane George MacKay nel ruolo del
figlio maggiore , la sua prova non è stata da meno e per lui spero anche in un
qualche riconoscimento per la sua prova e bravura data in un ruolo difficile
come questo , anche perchè c'era il fondato rischio di essere inabissato da
Viggo , quindi dopo questo film credo che lo vedremo molto presto in un altro
film di rilievo magari come questo , ma mi sembra difficile eguagliare questo
lavoro di Ross .
Dopo gli attori un ruolo di dovuta importanza
per sostenere il tutto lo hanno avuto la sceneggiatura dello stesso Matt Ross e
una efficacissima colonna sonora che fino ad ora secondo me risulta la
migliore di quest'anno dopo quella di Cafè Society di Allen , colonna
sonora curata Alex Somers .
Mentre mi sono risultati allo stesso tempo
eccezionali le scenografie di quei boschi montani incontaminati dove Ben impartisce
lezioni di vita a i figli e la fotografia di Stèphane Fontaine , ed
il montaggio ? ma non scherziamo il montaggio è eccezionale anche quello .
Quindi non mi vorrei dilungare troppo con
questo mio pensiero , si perchè tutto quello che ho scritto mi è venuto in
mente all'istante e le dita non si sono mai fermate , visto tutto il contenuto
che questo film mi ha saputo dare , quindi non vorrei ingigantirlo ma per me
questo lavoro di Ross è il migliore del 2016 senza se e senza ma , un
film che ti fa apprezzare come sapere affrontare la vita anche in modi non
convenzionali , tutto è stato reso eccezionale nessuna sbavatura e nessun
passo falso nel raccontarci una storia quanto bella quanto amara per poi
regalarci di nuovo la gioia negli occhi , quindi il mio voto per Captain
Fantastic è assolutamente un 10 .
…È
accattivante e coinvolgente l’opera seconda di Matt Ross, un film che mostra
l’educazione ferrea di un padre-padrone, colui che alterna bastone e carota,
che si dimostra schietto e intransigente, ma anche empatico e amorevole. Captain Fantastic ha l’enorme pregio di mostrare
al pubblico l’intensa e brillante prova recitativa di Viggo Mortensen, che
guida un cast di ragazzi che sanno sopravvivere in una foresta solamente con un
coltello, esprimersi correttamente non avendo paura delle proprie idee, che
conoscono la filosofia, la fisica e altre religioni, ma che si trovano in
difficoltà nel momento in cui devono confrontarsi con la società. Perché la
loro educazione deriva dai libri, dalla conoscenza diretta di un fenomeno,
senza però averlo vissuto davvero. Il film si sofferma sulla delineazione
lucidamente freak di un padre hippy, che
festeggia il giorno di Noam Chomsky, rinnega il capitalismo e denigra il
cattolicesimo perché è una forma di controllo delle menti. Captain Fantastic provoca a più
riprese, mostra la riuscita di un’educazione familiare, ma, subito dopo,
sottolinea l’assurdità del comportamento patriarcale. E allora il regista
preferisce non prendere una convinta posizione, evidenziando le ragioni
dell’uno e dell’altro. Una scelta che si rivela un limite per la pellicola, in
cui si respira profondamente aria d’incompiutezza perché se è convincente
l’adeguato approfondimento dei dubbi dei due ragazzi (l’uno è stato accettato
da tutte le università migliori del paese, mentre l’altro nutre delle
perplessità sulle reali scelte della madre defunta), che vogliono confrontarsi
con il mondo per imparare a vivere (e non a sopravvivere), diversamente la
società fatica ad accettare questa famiglia disfunzionale a causa della sua
unicità.
Pellicola che trova terreno fertile nel
momento in cui la commozione può farsi spazio e sommarsi alla consapevolezza di
un padre che si chiede se ha agito con correttezza e nel bene dei propri figli, Captain Fantastic utilizza la famiglia per
affrontare il tema del libero arbitrio e della responsabilità sociale nei
confronti dell’individuo. Un film che non annoia e che pone delle interessanti
domande, ma che trova nell’accomodante compromesso una variazione che smentisce
lo spirito libero dell’intera operazione.
…sarà anche impossibile, è sbagliato che un padre possa far
vivere i suoi figli in un bosco, possa far maneggiare loro delle armi sin da
piccolissimi, li metta in pericolo continuamente facendogli scalare le rocce a
strapiombo, sarà sbagliato che non li mandi a scuola insieme agli altri
ragazzi, che li tenga lontani dal mondo rendendoli dei fenomeni da baraccone in
qualsiasi situazione sociale dovessero trovarsi, ma se è lo stesso padre che ti
insegna a leggere e lo fa in modo condiviso cosicché tutti insieme si legga di
notte davanti al fuoco, in silenzio, e a un certo punto si mette a suonare la
chitarra e tutti i figli, a uno a uno, si uniscono a lui, ognuno con uno
strumento diverso, che contribuisce a creare un’unica melodia, insieme; se è lo
stesso che inventa un nome solo per te, che avrai solo tu in tutto il mondo,
perché possa sentirti e sapere sempre che sei unico, lo stesso che quando hai
qualcosa da obiettare sulle sue regole ti dice “facciamo un discorso, e se con
le tue argomentazioni ci convincerai che quello che pensi è più valido allora
cambieremo la regola”; se è quello che ti dice che la parola “interessante” è
una parola che non va usata perché si allontana troppo da te e da quello che
senti o che pensi, che se devi parlare di un libro che hai letto ti chiede di
non parlargli della trama ma di dirgli cosa ne pensi tu, come ti ha fatto
sentire, che non ti mente mai ma pensa che qualsiasi cosa possa essere spiegata
a un bambino se lo si considera un individuo mentale al suo pari, e allora
qualsiasi domanda merita una risposta sincera, sesso, morte, economia,
qualsiasi argomento può essere condiviso; e soprattutto se è lo stesso che dirà
a un figlio maschio che sta prendendo la sua strada:
“Quando fai sesso con una donna, sii gentile
e ascoltala
trattala con rispetto e dignità
anche se non la ami
Dì sempre la verità
Prendi sempre la strada maestra
Divora la vita
Ricerca il rischio, sii audace ma assaporala
La vita passa in fretta.
E non morire”
beh, parafrasando in modo speculare la frase pronunciata da
Viggo Mortensen alla fine del film, sarà anche un errore, ma è pur sempre un
bellissimo errore.
…Il sistema dell’educazione scolastica è uno degli snodi
più riusciti del film. Mentre il figlio più piccolo di Ben ha un’idea precisa e
soprattutto personale (i due genitori hanno sempre voluto che i figli si
forgiassero una loro idea su tutto) sull’importanza del Bill of Rights, i due
figli della sorella di di Leslie balbettano definizioni ridicole. Ma d’altra
parte le condizioni educative di Ben non prevedono sconti su nulla né
suggerimenti o aiuti esterni. E in un attimo il padre diventa una sorta di
dittatore e la fiaba si trasforma in un dramma.
“Parli sei lingue, eccelli in matematica e fisica…” urla
un arrabbiato Ben al figlio che vuole andare al College. “Non so niente. Sono
un fenomeno da baraccone. A meno che non sia scritto in un libro, io non so
niente di niente” è la replica di un figlio frustrato. Perché è nella messa in
pratica dell’Utopia nella società esterna all’isolamento dove è stata nutrita,
emerge la difficoltà di espanderla o anche solo di praticarla.
Interpretato in maniera impressionante da tutto il cast, Captain Fantastic nella sua
eccentricità è molto carismatico; e tutte incongruenze narrative che affiorano,
si superano leggendo questo film come una fiaba drammatica, con lo scopo
proprio delle favole che è far riflettere.
He aquí una de esas pequeñas películas nacidas para
encandilar, en perfecta comunión, a crítica y público. Esas de las que resulta
prácticamente imposible escapar a su poder de seducción y no caer rendidos a
sus pies, gracias a su desbordante combinación de frescura y emotividad. Los
galardones obtenidos por Captain Fantastic (2016) en Karlovy
(Premio del Público) o en la sección Un Certain Regard de Cannes –mejor
director para un Matt Ross que ha dado la campanada en su segunda incursión
tras 28 Hotel Rooms (2012)– han puesto en el punto de mira a
una cinta que sigue la tradición cinematográfica de familias disfuncionales
como las de Pequeña Miss Sunshine (Jonathan Dayton, Valerie
Faris, 2006) o La familia Bélier (Eric Lartigau, 2014), tan
excéntricas, imperfectas y cargadas de conflictos internos como, a la hora de
la verdad, unidas como las que más ante las adversidades y los más kamikazes
objetivos. Sin embargo, la propuesta que nos presenta Ross eleva el listón de la
ambición sobre otros ejercicios similares, poniendo sobre la mesa un buen
puñado de temas de reflexión y debate –no exentos de polémica a pesar del tono
amable del relato– a través de una fábula utópica con reminiscencias de El
señor de las moscas, de William Golding, que hace una abierta crítica a la
sociedad capitalista actual, al consumismo e, incluso, a las religiones
organizadas (con la cristiana como principal objetivo de sus dardos)…
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