corse contro il tempo per salvarsi e salvare il mondo, contro poteri firti e silenzi della chiesa.
una bella corsa, con un po' di sana paura.
buona visione - Ismaele
QUI il film completo
…Un ruolo fondamentale per la riuscita de Il Presagio viene
svolto dall’eccezionale colonna sonora composta da Jerry Goldsmith,
giustamente premiato con un oscar (unico vinto nonostante le molteplici
nomination ottenute nella sua lunga carriera) per il suo terrificante lavoro.
Il main theme Ave Satani, sorta di preghiera satanica con cori
gregoriani, è sicuramente tra i più inquietanti mai sentiti in un film horror e
crea uno stato di disagio nello spettatore davvero alto. Geniale il commento
sonoro della scena in cui un cane rottweiler sale la scalinata all’interno di
casa Thorn, con un coro che intona di seguito la parola Anti-Christ in
modo tale da farlo confondere con il respiro del cane.
Passando alle interpretazioni non si può che applaudire gli attori specie quelli di secondo piano. La migliore è la “satanica” bambinaia Billie Whitelaw, la quale presenta uno sguardo dotato di un’espressività agghiacciante, ma notevole è anche la prova del piccolo Harvey Stephens (ingaggiato dopo aver preso a calci nei testicoli il regista)…
Passando alle interpretazioni non si può che applaudire gli attori specie quelli di secondo piano. La migliore è la “satanica” bambinaia Billie Whitelaw, la quale presenta uno sguardo dotato di un’espressività agghiacciante, ma notevole è anche la prova del piccolo Harvey Stephens (ingaggiato dopo aver preso a calci nei testicoli il regista)…
…Seppur partendo da un concetto piuttosto banale, Omen ha
il pregio di avere un ritmo via via sempre più serrato, pur incastrato nelle
rigide e manieristiche tecniche registiche di Donner,
proprio a sottolineare il lento insinuarsi del dubbio, e poi il turbinoso
raggiungimento della certezza, la necessità di agire rapidamente. Banale e un
tantino troppo lento nella prima parte, il film gode di una realizzazione
ineccepibile, e di un crescendo di tensione palpabile: dopo qualche sorriso
amaro legato alle ingenuità iniziali, lo spettatore è preda del reale disagio e
della paura di assistere pian piano alla scoperta della provenienza e della
natura del bambino, ed il tutto è reso ancor più ficcante dalla prova in
crescendo di Peck, che da impostato uomo politico passa
nel finale a sembrare un autentico folle. Eccellente la bambinaia infernale,
perfetta nel suo ruolo, e bravo anche il piccolo Harvey
Stephens, biondo naturale i cui capelli furono tinti con del lucido nero
da scarpe ed al quale furono messe lenti a contatto colorate.
Fotografia di qualità, sceneggiatura solida se non in
qualche dettaglio sufficientemente trascurabile, la pellicola contiene un solo
omicidio, a fronte di due morti accidentali ed un suicidio, tutti e tre da
annali del cinema horror. Mai efferato, mai amante del sangue e del macabro, Donner costruisce
il successo del suo film sulla tensione e l’inquietudine serpeggiante,
magistralmente resa dalla casa dell’ambasciatore, al suo rientro dopo le
indagini (e quindi nel momento in cui ormai sia lui, sia gli spettatori sanno
tutto): non si può fare a meno di seguire ogni suo passo con tensione sempre
crescente, il tutto scandito da oscure ed agghiaccianti litanie, fin quando non
entra nella stanza del bambino, per poi dare il via alla bellissima sequenza
finale. Forse derivativo, forse scontato nella trama e nel concetto di
partenza, ma di sicuro un grande horror d’annata, da conoscere per tutti gli
amanti del genere…
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