giovedì 4 agosto 2016

Going Clear: Scientology e la prigione della fede - Alex Gibney

tutto quello che avresti voluto sapere su Scientology lo trovi in questo grande documentario,
la crescita e i dubbi su questa macchina per fare soldi.
lavaggio del cervello, donazioni degli adepti, tutto nasce da un'idea di Ron Hubbard, scrittore di fantascienza che vuole risparmiare e fare un po' di soldi.
e costruisce un mostro che intercetta le aspirazioni dell'anima di molta gente creando una religione, che, casualmente, è esente dalle imposte, negli Usa.
The Master, un gran film di P. T. Anderson, era ispirato a una specie dScientology.
cercateli entrambi, non ve ne pentirete - Ismaele





Il fil rouge dell’inchiesta è la voce degli ex scientologisti (tra cui il regista Paul Haggis, seguace per 35 anni), che raccontano la propria esperienza all’interno della Chiesa: prima le speranze di una vita migliore, alimentate dal potere persuasivo del percorso dottrinale, poi la perplessità nello scoprire lo scenario fantascientifico cui Hubbard riconduce la propria teoria sul mondo, infine l’orrore causato da molestie e abusi fisici e psicologici e più in generale da attività illecite della setta.
Perché – si chiede inizialmente l’autore del libro – tante persone si accostano a questa organizzazione?
Chi entra in Scientology è alla ricerca di una risposta, di un punto di riferimento, perché Scientology promette la risoluzione di tutti i problemi: c’è chi vuole sentirsi speciale, chi sente il bisogno di una filosofia di vita, chi di un aiuto psicologico, chi semplicemente vuole essere felice.
Man mano che procede, l’inchiesta sulla Chiesa di Scientology e sui suoi seguaci si rivela anche in qualche modo un’inchiesta sull’animo umano e il bisogno universale di essere felici: per tornare alla domanda di Wright, vien da pensare che il motivo per cui tanta gente segue Scientology non sia la verità dei suoi insegnamenti (ambigui, immorali, quando non surreali), ma la forza di questo bisogno. Una forza talmente grande che paradossalmente, se posta nelle mani sbagliate, può portare a rinnegare la propria famiglia e i valori del vivere civile. In questo senso, il cammino verso la “chiarezza” (“clear” è il grado più alto raggiungibile nella comunità di Scientology) vagheggiato da Hubbard somiglia molto più a una discesa verso una cieca oscurità.

Paradossalmente in Going Clear: Scientology e la prigione della fede, a salvarsi è solo la figura di Ron Hubbard, che nel resoconto di Gibney sembra cadere vittima della sua stessa creazione, rimanendo totalmente assorbito nella science-fiction di cui era autore: da uno sguardo disincantato e utilitaristico, a un povero malato in cerca di aiuto. Se c’è veramente un nemico, questo è David Miscavige, successore di Hubbard alla sua morte. Un tiranno, crudele, spietato, violento e paranoico. Un despota in grado di trasformare Scientology in una vera e propria macchina da guerra. A Ron Hubbard mancava forse una tale visione di insieme, tale da poter portare la sua Chiesa ad un livello superiore, un’azienda non così esplicitamente ancorata ai suoi interessi personali. Miscavige, per Gibney, è l’uomo simbolo dell’avidità suprema, della brama di potere supportata da una lucida freddezza: ed ecco che anche Hollywood si inchina a Scientology

il vero punto di forza di Going Clear sta nel rovesciamento della forma intervista: una tecnica tra le più classiche del genere documentario e al tempo stesso lo strumento con cui Scientology "interpella" i suoi adepti (la cosidetta audition, sorta di sessione privata che viene registrata e archiviata dai membri della chiesa). Se è vero che Scientology la userebbe come strumento di ricatto dei suoi seguaci, Gibney ne fa l'ariete per sfondare il muro di silenzi, negazioni e contenziosi legali che la Chiesa contrappone a chi ne contesta fini e metodi. Sono questi che la macchina da presa interpella, tra vergogne e imbarazzi, parole misurate al millimetro, intravvedendo e suggerendo shock emotivi difficili da ammettere ed esplicitare. Non si tratta solo nella privacy delle persone, ma del loro "ravvedimento" dopo uno stato di manipolazione. Going Clear è quindi un'indagine rara, da vedere soprattutto per le domande che scatena. Fa scattare una doppia, contraddittoria reazione: da una parte il rifiuto per la sopraffazione che evoca e dall'altra il bisogno di saperne di più, conoscere la verità. Ovvero lo scopo di Scientology, going clear: liberarsi, autodeterminarsi, essere consapevoli…

L’aspetto più interessante di Going Clear: Scientology e la prigione della fede è poi la rivelazione di quanto il culto fondato da Hubbard sia intimamente connesso con il cinema. Non si tratta solo del fatto che questa religione abbia una apposita branca dedicata al reclutamento di star hollywoodiane o di quello, ancora più sconvolgente, di come si sia occupata in maniera approfondita di salvaguardare Tom Cruise da una moglie (Nicole Kidman) poco propensa ad accettare le ingerenze di questa fede invasiva. Scientology ha infatti proprio nella sua liturgia un profondo legame con il dispositivo filmico (si parla di schermi rivelatori che paiono discendere dalla caverna platonica) e nelle sedute purificatrici dell'”audit” un utile metodo di rafforzamento dell’ego, che pare fatto apposta per il mestiere dell’attore. È come se la reviviscenza di Stanislavskij si fosse trasformata in uno strumento in grado di garantire fama e potere…

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