sabato 15 settembre 2012

Gli Equilibristi - Ivano De Matteo

un gran film, con un Valerio Mastandrea super, una storia che inizia col sorriso e poi piomba in un abisso.
già nel film precedente Ivano De Matteo aveva colpito a fondo (qui) e anche questo è imperdibile.
doloroso, ma necessario - Ismaele



Ivano De Matteo è un outsider e, da outsider, elabora la sua arte e la ripropone su grande schermo, deliziandoci con una pellicola dai temi duri e contemporanei come Gli Equilibristi.
Una storia difficile e terribilmente attuale quella presentata al Festival, una famiglia come tante, lui impiegato al comune (Valerio Mastandrea), lei segretaria in uno studio medico (Barbara Bobulova), due figli, una adolescente, l’altro nella fase di scoperta dell’amore, governata da un equilibrio quotidiano fragile, che si rompe a causa di una scappatella in ufficio. Il danno sembra riparabile ma è una cucitura lenta e i fili prima o poi finiscono con l’aprirsi di nuovo, è così che lui se ne và di casa per esplicare le sue colpi, iniziando un’odissea fatta di conti da pagare, pensioni della stazione Termini, Caritas, orgoglio e introspezione…

Quello che Ivano De Matteo fa compiere al suo protagonista è un viaggio dal benessere piccolo borghese fino alla povertà, intesa non solo come mancanza di denaro ma anche come perdita di umanità. Tutto avviene intorno alla maschera di Valerio Mastandrea, perfetta rappresentazione del tragicomico, attore di straordinario talento per la commedia e sguardo segnato da un'endemica e perenne tristezza. E su questi due registri si muove il film stesso, inizialmente appoggiato all'ironia del personaggio e del paesaggio (composto dall'umanità popolare romana) e con il procedere sempre più rassegnato al tragico. Il tono leggero e la possibilità di sdrammatizzare sono infatti caratteristiche che la storia volontariamente perde sempre di più a mano a mano che scema l'umanità stessa del suo protagonista, come se l'uno si accompagnasse all'altra

La cruda realtà dei padri separati d’inizio terzo millennio raccontata ponendo come protagonista un sempre più bravo Valerio Mastandrea affiancato da Barbora Bobulova.
Sotto la regia di Ivano De Matteo, uno spaccato sociale che offre momenti per ridere, ma che punta in maniera principale al dramma; senza mai ricercare la lacrima facile e lasciando intravedere, comunque, un indispensabile briciolo di speranza nel corso della sua fase conclusiva.
Una vera e propria odissea fatta di lavori “in nero”, dormite in automobile e progressiva perdita di sicurezze, tanto realistica quanto capace di coinvolgere non poco lo spettatore dell’Italia finita in preda alla tanto discussa crisi (e non solo lui).
Assolutamente da vedere.

…In Gli equilibristi è messo in scena un mondo, quello italiano attuale, in cui la dignità che pare conquistata può essere messa a repentaglio in ogni momento dal minimo scombussolamento economico. Nel caso specifico un divorzio e l'esigenza di mantenere se stessi e un'altra famiglia.

Per fare tutto ciò senza pietismi il protagonista rivede sempre di più i propri standard di vita e accetta compromessi che in poco lo trasformano in un barbone (e il look con barba folta di Valerio Mastandrea in questo senso funziona).
Eppure, nel film scritto e diretto da Ivano De Matteo c'è più amore per la tragicità che per il racconto o i personaggi. Cioè c'è più attaccamento a una necessaria discesa nella disperazione che dimostri e mostri la realtà più truce dei nostri giorni che vera complessità. Non che il microuniverso di disperazione messo in scena da film non esista o non vada raccontato (anzi!) ma lo sguardo del regista è quello del bieco carceriere (senza la raffinatezza intellettuale di un Haneke) e mai quello del narratore onesto…
da qui

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