e Daniel Brühl, qui due anni prima di "Goodbye Lenin" è un attore coi fiocchi, ma tutti sono bravi e la sorella, nel film (Anabelle Lachatte) è bella e convincente, in un ruolo spesso straziante.
Fabrizio De Andrè si ascolta tre volte nel film, molto amato da Lukas (Daniel Brühl).
doloroso e non facile, per me un film da non perdere, e così spero per voi - Ismaele
Normally I'm not particularly fond of
movies about mental illness and I hate it when an actor automatically gets an
Academy Award just because he plays another autistic person or Alzheimer
patient. "Das weisse Rauschen" is the exception to the rule. In this
film you really get an insight into the mind of a paranoid schizophrenic
(played brilliantly by Daniel Brühl - he deserves every award that he got
already or will get in the future), because it is so well researched that it
appears 100% authentic (the director studied neurology)…
…E’ un film
fatto con pochi fondi ma che riesce a descrivere la malattia mentale da cui è
affetto il protagonista in modo plausibile evitando un incongrua
spettacolarizzazione,aderendo il più possibile alla realtà. La
schizofrenia è una malattia che isola dal mondo e che ha il potere anche di
scompaginare gli affetti familiari più stretti. E’un disagio continuo che non
può essere compreso a fondo da chi non ne soffre. Gli schizofrenici vengono
superficialmente etichettati come matti e lasciati al loro destino. Ma non è
così.
Il film è riuscito anche grazie alla superba prova del giovane Daniel Bruhl che in un ruolo come questo(in cui è facile debordare nella caricatura e nella sottolineatura eccessiva) riesce a essere credibile e doloroso.
Perché da questo film trasuda soprattutto il dolore di chi soffre di una tale malattia che è come una campana di vetro infrangibile che lo divide da tutto ciò che lo circonda.
Non sarà un capolavoro ma è un film appassionato e credibile. Un inconsueto ritratto di disagio giovanile.
Il film è riuscito anche grazie alla superba prova del giovane Daniel Bruhl che in un ruolo come questo(in cui è facile debordare nella caricatura e nella sottolineatura eccessiva) riesce a essere credibile e doloroso.
Perché da questo film trasuda soprattutto il dolore di chi soffre di una tale malattia che è come una campana di vetro infrangibile che lo divide da tutto ciò che lo circonda.
Non sarà un capolavoro ma è un film appassionato e credibile. Un inconsueto ritratto di disagio giovanile.
accidenti fino a stamattina credevo che ero stato l'unico a vederlo( ed apprezzarlo) qui in Italia.Adesso mi sento meno solo!
RispondiEliminaun giorno diranno che Hans Weingartner è un grande, se solo potesse passare al cinema o in tv, per chi la guarda.
RispondiEliminaintanto noi scaviamo, come vecchie talpe, e qualcosa di buono esce fuori, no?
ne ho appena visto un terzo, di Hans, e a breve ne scrivo...