lunedì 18 novembre 2024

Giurato Numero 2 - Clint Eastwood

a 94 anni Clint Eastwood gira un altro film.

leggendo qui e là il film è piaciuto molto, anche a me è piaciuto, ma niente di speciale.

Giurato Numero 2 è un'ottima lezione di stile, ma non dice niente di nuovo, tutto è prevedibile, ci sono i buoni e i cattivi, la giustizia in un'aula di tribunale condanna il colpevole ideale, brutto, sporco e cattivo, peccato che il colpevole non sia lui.

ottimi attori, ottima confezione, ma sulla soglia del cinema, all'uscita, ti stai gia dimenticando della nuova opera di Clint Eastwood.

Beato chi non si aspetta nulla, perché non resterà mai deluso - Ismaele




 

 

 

Insomma, una specie di Delitto e Castigo screziato di alcolismo – su cui, per dire, un Woody Allen ci ha ricamato per anni le sue non proprio tarde motivate fortune – viene amalgamato dallo sceneggiatore Jonathan Abrams tra echi spettacolari alla Grisham e sottotrame socio-politiche più affini ai rovelli eastwoodiani.

Prendete l’avvocatessa dell’accusa – Toni Collette in tailleur tiratissimo – candidata al ruolo di procuratore generale che grazie a una leggera politicizzazione della sentenza del processo verrà eletta, ma rimarrà titubante nel riconoscere l’evidente colpevolezza di Justin. Perché è su questo latente senso di colpa individuale, su questa etica pubblica sfuggente in cui bene e male sembrano continuamente confondersi, che Giurato Numero 2 si libra cristallino tra il più classico impianto da thriller processuale e una sofisticata chicca autoriale del più grande vecchio autore della vecchia Hollywood…

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In conclusione Giurato Numero 2 è un film eccellente con un cast in totale stato di grazia guidato da un monumento della Settima Arte che non si stanca di veicolare i messaggi in cui crede attraverso il cinema nonostante le molte primavere sulle spalle. I legal drama sono un genere difficile da realizzare nel 2024, in quanto la loro natura spesso statica ed estremamente verbosa cozza con la frenesia e di una società sempre più iper cinetica. Eppure Clint riesce a stupire rendendo assolutamente godibile anche un’opera del genere. Se questo dovesse essere il suo ultimo film, di sicuro potremmo dire serenamente che avrebbe concluso la sua carriera con una nota altissima.

Ma ogni amante del cinema spera di vedere ancora un altro film. Perchè Clint è Clint.

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Hollywood conosce da sempre due soli modi di regolare i conti: a suon di pistolettate o all’interno di un’aula di tribunale. Vecchi cowboy e brillanti avvocati sono i due volti, le due più consuete manifestazioni, di una giustizia per lo più polverosa, ma efficace. Anime complementari della medesima astrazione che, forse inevitabilmente, convivono anche in quest’ultima creatura di Clint Eastwood. Segno di un cinema che, vissuto davanti e dietro la macchina da presa, prosegue fin dagli albori a fagocitare e rielaborare immaginari. A incarnare valori e significati alti, puntualmente offerti alla rigorosa rilettura poetica del suo autore. Implacabile, eppure immancabilmente lucida…

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