domenica 10 novembre 2024

Anora - Sean Baker

un film a cento all'ora, che ricorda un po' lo stile dei fratelli Safdie.

Palma d’Oro a Cannes, nel 2024.

Ani è una lavoratrice del sesso, come tante, sempre di corsa, e poi incontra il suo principe azzurro, sex ans drugs piacciono a entrambi, solo che lui è un tonto, un ricco tonto, e pauroso, della madre sopratutto.

i due si sposano, e da lì parte la missione della squadra di recupero di Vanya.

ottimi anche i componenti della squadra, da segnalare Jurij Borisov (Scompartimento n.6).

Ani (Mikey Madison) è una forza della natura, sex worker, ma non solo.

un film che non delude, promesso.

buona (sessuale) visione - Ismaele


 

 

il montaggio stacca per inquadrare Anora che si muove sicura tra le sale dell'HQ: è un processo di individuazione della macchina da presa che, attratta dalla protagonista, la lascerà raramente nel prosieguo del film. Quest'atto è una lunga corsa a perdifiato, stilizzata come uno spring-break di sesso ed eccessi, che esplode tra le luci dei night club, le enormi vetrate della magione dei Zacharov, i Led, i casinò e le suite degli alberghi di Las Vegas, i luoghi dove Anora e Vanya si frequentano e infine si sposano. Al vissero felici e contenti, subentrano dei nuovi personaggi, ossia Toros, il fixer della famiglia Zacharov, il quale, occupato con un battesimo, invia Garnick e il giovane Igor a verificare se Ivan abbia sposato una prostituta. È il turning point che amplia l'orizzonte, precipitando la fiaba nella realtà e spostando la forma della commedia romantica verso le traiettorie della screwball. Inizia infatti un lunghissimo ed estenuante inseguimento da parte di Anora, costretta ad aiutare Toros, Garnick (a cui ha rotto il naso) e Igor a ritrovare Ivan, prima dell'arrivo dei suoi genitori. Baker realizza in questa seconda parte il suo "Tutto in una notte" (Landis, 1985) o il suo "Qualcosa di travolgente" (Demme, 1986), seguendo questo manipolo di personaggi barcamenarsi da Coney Island a Brooklyn per ritrovare il viziato e immaturo rampollo dei Zacharov. Al contrario dei modelli, Baker lavora in chiave anticlimatica mettendo in scena gag slapstick e un umorismo isterico per alleggerire una situazione che ha le sembianze del sequestro di persona e che, di fatto, ritorna sui passi e sui luoghi vissuti da Ani e Ivan per cancellarne l'aura romantica. Ai campi lunghi (e agli zoom-out), si alternano i close-up che posseggono l'intensità di quelli di Jonathan Demme e rilevano la presenza di un volto umano nello spazio disumanizzato della contemporaneità. In tal senso è questa l'impresa di Baker, azzerare gli psicologismi ed esplorare un personaggio - di cui fino alla fine sapremo invero poco - soltanto tramite la sua posizione nell'inquadratura, la sua vicinanza all'obiettivo o il suo decentramento in riprese sempre più larghe di un mondo sempre più vasto…

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In Vania non solo si concentra tutto il vero grottesco del film, un grottesco davvero figlio della bruttezza umana, quello del grande capitalismo visto da vicino nella sua intimità familiare, ma allo stesso tempo un certo tipo di adolescente contemporaneo, incapace di maturità e afflitto da infantilismo. All’opposto, il proletario Igor, quasi senza accorgersene, riesce ad accogliere con un abbraccio un grande pianto liberatorio, a sobbarcarsi il dolore e la rabbia di Anora. E a non dare troppa importanza al sesso.

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L'eterogeneità delle ispirazioni di Baker si traduce in una profonda versatilità stilistica e narrativa, come dimostra la struttura in tre atti del film: se la prima parte è una rilettura contemporanea della rom-com, tra Cenerentola e Pretty Woman, la seconda parte è decisamente più frenetica, una one crazy night nel cuore di New York in sospeso tra Fuori Orario di Martin Scorsese e il cinema dei fratelli Safdie, mentre l'ultimo atto riporta lo spettatore bruscamente a terra dopo averlo prima fatto volare con la fantasia e poi portato su un ottovolante, regalando un finale tra i più struggenti visti al cinema negli ultimi anni, in cui Baker lega le molte anime del film insieme con incredibile controllo e maestria.

 

Ne emerge prepotentemente il tema principale di Anora e di tutto il Cinema di Baker, ovvero il contrasto tra il sogno di una vita migliore, di una scorciatoia per il paradiso e il brusco risveglio in una realtà fatta di ostacoli e sacrifici.

 

Questo dualismo è ben espresso nella riluttanza dei due improbabili sposi nell'usare il loro nome di nascita.

 

Anora ripudia un nome che svela le proprie origini di migrante come una zavorra che la trascina nella mediocrità, preferendo il più solare Ani, mentre Vanya (Mark Eidelstein) rifiuta il suo nome in quanto scelto da dei genitori dalla quale influenza vuole liberarsi, scegliendo di farsi chiamare Ivan come a illudersi di avere un'identità che non sia legata a doppio filo a quel nido dorato in cui si richiude per far festa e giocare ai videogame. 

L'unico personaggio a non vivere di questa ambiguità è il "gorilla" Igor (un fantastico Jurij Borisov, che aveva folgorato Baker in Scompartimento n. 6), dal nome semplice, che significa "guerriero", e che Ani trova invece orribile; la dinamica tra i due personaggi è tra le più interessanti del film e crea momenti di solidarietà tra i più potenti messi in scena da Baker.

 

Il casting di Anora è perfetto e i personaggi che ruotano attorno alla protagonista sono tutti vividi e ben caratterizzati: tra questi spicca una prova da show stealer del fedelissimo caratterista del Cinema di Baker Karren Karagulian, qui finalmente in una parte importante ed esilarante…

da qui

 

 

 

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