un film a cento all'ora, che ricorda un po' lo stile dei fratelli Safdie.
Palma d’Oro a Cannes, nel 2024.
Ani è una lavoratrice del sesso, come tante, sempre di corsa, e poi incontra il suo principe azzurro, sex ans drugs piacciono a entrambi, solo che lui è un tonto, un ricco tonto, e pauroso, della madre sopratutto.
i due si sposano, e da lì parte la missione della squadra di recupero di Vanya.
ottimi anche i componenti della squadra, da segnalare Jurij Borisov (Scompartimento n.6).
Ani (Mikey Madison) è una forza della natura, sex worker, ma non solo.
un film che non delude, promesso.
buona (sessuale) visione - Ismaele
…il montaggio stacca per
inquadrare Anora che si muove sicura tra le sale dell'HQ: è un processo di
individuazione della macchina da presa che, attratta dalla protagonista, la
lascerà raramente nel prosieguo del film. Quest'atto è una lunga corsa a
perdifiato, stilizzata come uno spring-break di sesso ed
eccessi, che esplode tra le luci dei night club, le enormi vetrate della
magione dei Zacharov, i Led, i casinò e le suite degli alberghi di Las Vegas, i
luoghi dove Anora e Vanya si frequentano e infine si sposano. Al vissero felici
e contenti, subentrano dei nuovi personaggi, ossia Toros, il fixer della
famiglia Zacharov, il quale, occupato con un battesimo, invia Garnick e il
giovane Igor a verificare se Ivan abbia sposato una prostituta. È il turning
point che amplia l'orizzonte, precipitando la fiaba nella realtà e
spostando la forma della commedia romantica verso le traiettorie della screwball. Inizia
infatti un lunghissimo ed estenuante inseguimento da parte di Anora, costretta
ad aiutare Toros, Garnick (a cui ha rotto il naso) e Igor a ritrovare Ivan,
prima dell'arrivo dei suoi genitori. Baker realizza in questa seconda parte il
suo "Tutto in una notte" (Landis, 1985) o il suo "Qualcosa di
travolgente" (Demme, 1986), seguendo questo manipolo di personaggi
barcamenarsi da Coney Island a Brooklyn per ritrovare il viziato e immaturo
rampollo dei Zacharov. Al contrario dei modelli, Baker lavora in chiave
anticlimatica mettendo in scena gag slapstick e un umorismo
isterico per alleggerire una situazione che ha le sembianze del
sequestro di persona e che, di fatto, ritorna sui passi e sui luoghi vissuti da
Ani e Ivan per cancellarne l'aura romantica. Ai campi lunghi (e agli zoom-out),
si alternano i close-up che posseggono l'intensità di quelli
di Jonathan Demme e rilevano la presenza di un volto umano nello spazio
disumanizzato della contemporaneità. In tal senso è questa l'impresa di Baker,
azzerare gli psicologismi ed esplorare un personaggio - di cui fino alla fine
sapremo invero poco - soltanto tramite la sua posizione nell'inquadratura, la
sua vicinanza all'obiettivo o il suo decentramento in riprese sempre più larghe
di un mondo sempre più vasto…
…In Vania non solo si
concentra tutto il vero grottesco del film, un grottesco davvero figlio della
bruttezza umana, quello del grande capitalismo visto da vicino nella sua
intimità familiare, ma allo stesso tempo un certo tipo di adolescente
contemporaneo, incapace di maturità e afflitto da infantilismo. All’opposto, il
proletario Igor, quasi senza accorgersene, riesce ad accogliere con un
abbraccio un grande pianto liberatorio, a sobbarcarsi il dolore e la rabbia di
Anora. E a non dare troppa importanza al sesso.
…L'eterogeneità delle
ispirazioni di Baker si traduce in una profonda versatilità stilistica e
narrativa, come dimostra la struttura in tre atti del film: se la prima parte è
una rilettura contemporanea della rom-com, tra Cenerentola e Pretty Woman, la seconda parte è
decisamente più frenetica, una one crazy night nel cuore di
New York in sospeso tra Fuori Orario di
Martin Scorsese e il cinema dei fratelli Safdie, mentre l'ultimo atto riporta lo spettatore bruscamente a
terra dopo averlo prima fatto volare con la fantasia e poi portato su un
ottovolante, regalando un finale tra i più struggenti visti al cinema negli
ultimi anni, in cui Baker lega le molte anime del film insieme con incredibile
controllo e maestria.
Ne emerge
prepotentemente il tema principale di Anora e di tutto il Cinema di Baker,
ovvero il contrasto tra il sogno di una vita migliore, di una scorciatoia per
il paradiso e il brusco risveglio in una realtà fatta di ostacoli e sacrifici.
Questo
dualismo è ben espresso nella riluttanza dei due improbabili sposi
nell'usare il loro nome di nascita.
Anora
ripudia un nome che svela le proprie origini di migrante come una zavorra che
la trascina nella mediocrità, preferendo il più solare Ani, mentre Vanya (Mark
Eidelstein) rifiuta il suo nome in quanto scelto da dei genitori dalla
quale influenza vuole liberarsi, scegliendo di farsi chiamare Ivan come a
illudersi di avere un'identità che non sia legata a doppio filo a quel nido
dorato in cui si richiude per far festa e giocare ai videogame.
L'unico
personaggio a non vivere di questa ambiguità è il "gorilla" Igor (un
fantastico Jurij Borisov, che aveva folgorato Baker
in Scompartimento n. 6), dal nome semplice, che significa "guerriero",
e che Ani trova invece orribile; la dinamica tra i due personaggi è tra le più
interessanti del film e crea momenti di solidarietà tra i più potenti messi in
scena da Baker.
Il
casting di Anora è perfetto e i personaggi che ruotano attorno alla
protagonista sono tutti vividi e ben caratterizzati: tra questi spicca una
prova da show stealer del fedelissimo caratterista del Cinema di Baker Karren
Karagulian, qui finalmente in una parte importante ed esilarante…
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