mercoledì 1 maggio 2019

Mug - Un'altra vita - Malgorzata Szumowska

Jacek è un ragazzo come tanti al suo paese, operaio, fidanzato, amico di tutti.
poi, per un colpo di sfiga, un incidente sul lavoro gravissimo lo sfigura.
viso e voce sono da elephant man, uno che nessuno vuole più come amico, e Dagmara (la fidanzata) gli sfugge per sempre.
in quel paese si costruisce una statua monstre di Gesù, che ormai è diventata una tradizione, morto per sempre, buono per le offerte.
la gente si comporta poco cristianamente con Jacek, è facile amare gli storpi se sono lontani, o meglio morti.
la chiesa ne esce malissimo, domande ai peccatori fatte in modo schifoso, da persone malate.
un film da non perdere - Ismaele









Questo gran bel film polacco comincia con un prologo bellissimo, apparentemente scollegato dal resto del film ma, invece, assolutamente coerente.
Iniziano i saldi natalizi, una moltitudine di persone si apposta fuori dal negozio.
Già la cosa è deprimente di suo ma lo diventa ancora di più perchè questo saldo ha una regola, ovvero entrare nel negozio in intimo, quasi nudi.
Vedi questi uomini in mutande e queste donne in mutande e reggiseno lottare per dei televisori al Led.
La scena è grottesca, girata benissimo.
Poi vediamo il nostro protagonista, col suo bel televisore, tornarsene a casa, prima con l'automobile, poi con il traghetto.
Per buona metà del film ti ricordi questo prologo e non capisci cosa voglia dire.
Poi, man mano che il film prosegue, ti accorgi che più che la storia intima di Jacek questo film racconta un paese, la Polonia, e lo fa in un modo spietatissimo.
Questa corsa umiliante, nudi per un televisore, questa corsa alla futilità, sarà solo la prima pennellata della regista ad un quadro fosco, foschissimo, di un popolo senza umanità…

Sur un ton de comédie dramatique, le film épingle ainsi l'hypocrisie d'un peuple basant toutes ses valeurs sur des préceptes religieux, mais qui finit par n'en appliquer quasiment aucun. L’image finale (attention spoiler) du Jésus regardant finalement ailleurs, et détournant ainsi le regard de ce qu’il se passe en Pologne, est à la fois hautement symbolique et constitue un message d’actualité. Une véritable réussite, mélangeant avec habilité tendresse et drame.

…Le deformità (o le difformità) degli esseri umani sono un tema piuttosto ricorrente al cinema. Da The Elephant Man (1980) di David Lynch, storia di Joseph Carey Merrick che – reso visivamente mostruoso dalla sindrome di Proteo – divenne, in epoca vittoriana, un personaggio quasi mondano, a Dietro la maschera (1985) di Peter Bogdanovich, struggente quanto breve iter esistenziale di Roy Lee Dennis, ragazzo colpito da displasia cranio-diafisaria (malattia ossea più nota come leontiasi) che visse neppure 17 anni a Glendora, California. Solo per citare i due film più noti (Nocturno dedicò al tema, anni fa, un intero dossier). Il polacco Un’altra vita – Mug (che significa “muso”), già premiato a Berlino 2018 dove vinse l’Orso d’argento, ma uscito in Italia solo il 24 aprile scorso, si riallaccia al tema della deformità facciale, quella che rende “altro”, che annulla l’interiorità a beneficio (o a maleficio) dell’esteriorità, che crea il “mostro” ambulante. Tanto più se chi ne è colpito, come il protagonista del film di Małgorzata Szumowska (autrice e regista quarantaseienne di una quindicina di opere in patria, ma da noi più o meno misconosciuta), era, prima dell’incidente che gli ha devastato il viso, un bellissimo ragazzo di nome Jarek, folta chioma, passione per la musica heavy metal che ascolta a tutto volume correndo sulla sua Fiat 126 rossa, prossimo al matrimonio con la biondina Dagmara nonché operaio nel villaggio di Swiebodzin, intento a lavorare alla mastodontica statua del Cristo redentore (realizzata davvero in quel villaggio, dal 2005 al 2010), alta, col basamento, oltre 52 metri.

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