Veiko Õunpuu mostra sei personaggi che la felicità ha perso per strada, vodka a fiumi e tristezza sono i loro compagni.
un bianco e nero gelido disegna le loro vite.
nonostante quello che sembra è comunque un film che merita - Ismaele
QUI
il film completo, in lingua originale con sottotitoli in spagnolo
…Esordio fulminante per questo giovane estone che, pur
vivendo ai margini del cinema mondiale, scrive e dirige un piccolo film che,
dai pochi che l’hanno veduto verrà conservato come una perla preziosa appena
pescata nel Baltico. Tratto dall’omonimo romanzo di Mati Unt, questa pellicola
indaga sulla vita di sei persone essenzialmente sole, tristi, lasciate a se
stesse. Nel corso di questo tratto travagliato del loro sentiero riusciranno a
ritrovare la sincerità necessaria a convivere con se stessi e col marcio che
vive in ognuno di noi. Lo scrittore perdona la moglie, la coppia si divide, la
madre comprende l’importanza della figlia, il portiere trova per poi perderlo
l’amore, il vecchio vive di piccole soddisfazioni. Messa in scena rigorosa ed
esteticamente valida, che opta per inquadrature statiche piuttosto che in
movimento, per un montaggio interno piuttosto che sulla pellicola e che segue
con bravura e, soprattutto ironia, le vicende più o meno intrecciantesi dei sei
protagonisti. Le musiche azzeccate e la fotografia livida e senza compromessi,
ma non per questo poco bella, fanno il resto, permettendo allo spettatore di
passare sopra ad alcune lungaggini di troppo.
…Film lunghetto -sfiora le due ore- e piuttosto lento,
ispirato ad un libro di Mati Unt (purtroppo inedito in Italia, pare) incentrato
sul tema (originalissssssssssimo) della solitudine e dell'incapacità di
comunicare dell'uomo moderno; cinque storie di ordinaria frustrazione che a
tratti si incrociano brevemente. Mati (Rain Tolk, il sosia baltico di Massimo
Coppola) è uno scrittore lasciato dalla sua ragazza che non riesce ad accettare
la cosa; Theo (Taavi Eelmaa) è un portiere d'albergo sessuomane insoddisfatto
della sua vita e del suo lavoro; Kaski (Sulevi Peltola) è un barbiere
finlandese che non si sente accettato dall'Estonia; Laura (Maarja Jakobson) fa
l'operaia, è madre di una bambina ed è separata da un marito ubriacone che la
perseguita; l'architetto Maurer (Juhan Ulfsak) e sua moglie Ulvi (Tiina
Tauraite) attraversano una crisi esistenziale e matrimoniale. Sullo sfondo, una
Tallinn livida e lugubre, una periferia di fabbricati ereditati dall'URSS1.
Personaggi tristi e silenziosi che fanno cose strane: Mati pedina la sua ex (la
bella Mirtel Pohla) e si ubriaca, Maurer insulta senza motivo sua moglie, Theo
scopa con tutte e forse non sa perché, Laura si droga di telenovelas, sua
figlia neanche decenne sta sul balcone a prendersi gelida pioggia, Kaski si
comporta da perfetto pedofilo senza neanche accorgersene. Sügisball non
vuole essere tragico o depressivo, quanto piuttosto opprimente e disilluso;
sprazzi di ironia alleggeriscono qua e là la tensione (a volte un po'
gratuitamente, come nel caso di Mati alle prese con un numero da avanspettacolo
mentre acquista una rivista porno). Saranno le ultime parole di Mati a chiarire
-se mai ce ne fosse il bisogno- ciò che la pellicola vuole essere: un ulteriore,
ennesimo tassello nel mosaico sterminato delle opere che provano ad indagare
sul senso della vita…
L'Estonia, Tallinn, la capitale, e la sua periferia umana e
architettonica, colma di detriti e di corpi, figli disillusi dello
sgretolamento dell'Unione Sovietica. Palazzi-alveari, ingrigiti e come
bombardati da misteriose forze del passato, che imprigionano i personaggi di
Ounpuu in un film cortocircuito, corale e di rara disperazione. Un
bell'esordio, questo, di uno dei migliori registi estoni. Tutte le coppie che
abitano quel territorio, sono in crisi, l'incomunicabilità è quasi totale, si
sfaldano senza possibilità alcuna, prendendo atto che la felicità è pura
illusione e l'amore assoluta assenza. Non importa il tuo livello sociale o
culturale, ognuno è spinto, ineluttabilmente, alla lontananza e alla
solitudine, un detrito, appunto, destinato a vagare in uno spazio fatto di
campi incolti, pattumiere e bottiglie su bottiglie di alcol. E chi solo lo è
già, spinge la sua solitudine ancora più in profondità. Sono tante le storie
che il regista racconta e abilmente incastra, fa sfiorare e pedina: è come un
libro di racconti amari, a tratti surreali, a tratti ferocemente sarcastici. Si
fa fatica a immaginare che un paese baltico considerato fra i più virtuosi
delle ex colonie sovietiche, sia così preda di un'umanità senza scampo,
costretta alla bruttezza e a nessun futuro. Il "ballo d'autunno" di
Ounpuu è un film coraggioso e d'autore, nel più ampio significato del termine.
Molto più bello del successivo, "The Temptation Of St.Tony" (qui), confuso ed elitario.
…La
struttura è quella di un film corale, e i punti di riferimento che possono
venir citati sono molti: da Altman per gli intrecci relazionali a Iñárritu per
l’interdipendenza, anche se qui non troppo accentuata, tra le varie misere
storie raccontate. Ma il taglio visivo di Autumn Ball ci
conduce lontano da questi autori mainstream per appaiarsi alle rasoiate
austriache di Seidl e Spielmann, con Antares (2004)
che diventa quasi un’opera gemella. La fauna abitante questo sbiadito quartiere
ha gli stessi problemi dei “colleghi” a Vienna e dintorni: c’è uno scrittore
disperato perché la sua ragazza lo vuole lasciare, una mamma che subisce le
avances di un tecnico della tv e che piange davanti ad essa guardandoUccelli
di rovo, un vecchietto che spia (e non solo) i bimbi giocare al parco
giochi, un usciere latin lover che annota sull’agenda tutte le sue conquiste ma
non sembra essere felice, e poi tante altre vicende di ordinaria amarezza che
evidenziano per l’ennesima volta il vicolo cieco in cui sono sprofondate le
persone di quest’area geografica…
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