il commissario Erlendur si trova davanti un caso che ha le sue radici molti anni prima.
niente è facile, ma Erlendur, con tanti problemi personali, riuscirà a capire (e anche noi).
un film che viene dal freddo, merita.
buona visione - Ismaele
Il film ha inizio nel 1974, con l'
omicidio di una ragazzina ad opera di un uomo dall'identità nascosta. La scena
si sposta rapidamente al giorno d'oggi, e scopriamo che in trent'anni di
indagini il nome del colpevole dell'assassinio non è mai stato scoperto, e il
caso è rimasto insoluto. Nel presente lo stressato detective Erlendur sta
investigando su un ipotetico legame tra quel triste episodio e l'omicidio di un
malvivente locale, Holberg. Oltre a interrogativi sul lavoro, Erlendur ha
questioni da risolvere anche per quanto riguarda la sua vita privata: la
sorella incinta, Eva Lind, soffre infatti di problemi di dipendenza dalla
droga. Nel frattempo ci viene presentato un altro personaggio: Örn, impiegato
in un laboratorio di analisi sul DNA, la cui vita viene sconvolta dalla morte
della sorella, che soffriva di tumore al cervello. Col tempo, le vite e le
storie di questi due uomini si incroceranno con risvolti assolutamente
imprevedibili per entrambi, e la verità sulll'omicidio di Holberg diverrà
all'improvviso clamorosamente chiara.
A well-crafted police
procedural written and directed by the Icelandic director Baltasar Kormakur ("The
Deep"/"Everest"/"100 Reykjavik"). It's based on
the 2000 novel Tainted Blood by the Icelandic writer Arnaldur
Indridason.
It follows the middle-aged
weary cop Erlendur (Ingvar E. Sigurdsson) trying to link the mysterious 1974
death of a little girl to the recent murder of a reclusive lowlife thug.
Orn (Atli Rafn Sigurdarson) is a
dad still distraught at the death of his daughter, who hacks a national
genetics database to help in the investigation. Meanwhile Erlendur tracks
down leads with fellow investigators Oli (Bjorn Hylnur Haraldsson) and Elinborg
(Olafia Hronn Jonsdottir). On a personal level the cop wrestles with the drug
addiction of his pregnant unmarried daughter (Agusta Eva Erlendsdottir).
It depicts how senseless,
stressful and messy are most crimes, and that it's not necessarily action
heroics that get the perps but good old-fashioned police leg work, persistence
and dedication.
The surprisingly haunting crime
drama, not as simple as first thought, makes for a satisfactory watch, and that
it takes place in the rarely seen in film Iceland makes it all the more
interesting.
…Jar City presenta
un’autorialità che, nella forma, si rinnega, riducendosi ad una manciata di
terra intrisa di marciume; eppure, nella sostanza, sostiene in maniera coerente
e continua un’idea di irrimediabile naufragio della civiltà: la condizione di
un essere umano che vive in abitazioni di cemento e lavora in un ufficio, che
pensa e parla, ma è, di fatto, un animale malato e privo di grazia.
Un alone di letterarietà si affaccia, a sorpresa, nel finale, quando un padre dice alla figlia: “Scusami, non mi volevo arrabbiare con te. Ma quando vedo il modo in cui vivi, in cui sprechi la tua vita, e poi guardo una piccola bara riesumata dalla fossa, niente ha più senso, davvero. Non so cosa succederà, e vorrei pestarti a sangue. Credi di poterti mettere un’armatura e difenderti da tutto. Credi di poter guardare il marciume intorno a te, da lontano, come se non ti riguardasse. Ma tutta questa sporcizia ti perseguita, come uno spirito maligno. Alla fine, arrivi anche a dimenticare che la gente normale vive la propria vita.”
Un alone di letterarietà si affaccia, a sorpresa, nel finale, quando un padre dice alla figlia: “Scusami, non mi volevo arrabbiare con te. Ma quando vedo il modo in cui vivi, in cui sprechi la tua vita, e poi guardo una piccola bara riesumata dalla fossa, niente ha più senso, davvero. Non so cosa succederà, e vorrei pestarti a sangue. Credi di poterti mettere un’armatura e difenderti da tutto. Credi di poter guardare il marciume intorno a te, da lontano, come se non ti riguardasse. Ma tutta questa sporcizia ti perseguita, come uno spirito maligno. Alla fine, arrivi anche a dimenticare che la gente normale vive la propria vita.”
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