Berlino è una protagonista del film, in un bianco e nero senza troppo sole.
è un'opera prima che non entusiasma, ma una visione non fa male - Ismaele
…Un eroe-antieroe che è il fulcro e la ragione del successo di
un film intelligente, gradevole, sicuramente non trascendentale ma capace di
dire cose interessanti con una dolcezza e uno stile che non lasciano
indifferenti. Speriamo che Gerster possa nei suoi prossimi lavori confermare
queste ottime premesse.
… Oh Boy – Un caffè a Berlino, opera prima del tedesco Jan
Ole Genster, traccia un ritratto affettuoso (ostentatamente empatico e
indulgente) di un figlio dei nostri tempi, cullato nell’inazione, disabituato
al fare, inconsapevole del futuro e raggomitolato in un presente fatto di gesti
ripetuti e minuscole gratificazioni. Mentre la sua vita si frantuma il suo
unico desiderio è quello un buon caffè. Il suo atteggiamento è specchio di
un egotismo infantile: mai arrabbiato spesso sbigottito
perennemente inadatto. Niko è destinato a diventare un uomo senza qualità,
privato di colpe e ambizioni, sperso in un mondo percepito con definitiva e
molle estraneità.
Il limite di Oh Boy sta
nella sua programmatica superficialità, nella monolitica
rappresentazione di un vissuto messo in scena solo attraverso esperienze
meccaniche, nella smaccata imitazione di modelli preconfezionati (il
bianco e nero, la colonna sonora swing, la
ricerca della bizzarria a ogni costo, i sentori della Nouvelle Vague, i woodyallenismi
ostentati, lo schematico spirito indie)…
Un ragazzo introverso in una Berlino ostica e in
b/n.
Dei conti da saldare e dei personaggi che cercano comprensione.
Stato d'animo amareggiato e finissimo humor derisorio.
Non una novità di questo genere, è dai tempi della Nouvelle Vague che si vedono queste situazioni, ma questo è un esordio dalla regia salda e Jan Ole Gerster ispira buoni propositi in futuro.
Dei conti da saldare e dei personaggi che cercano comprensione.
Stato d'animo amareggiato e finissimo humor derisorio.
Non una novità di questo genere, è dai tempi della Nouvelle Vague che si vedono queste situazioni, ma questo è un esordio dalla regia salda e Jan Ole Gerster ispira buoni propositi in futuro.
…Il risultato tuttavia non riesce a parlare nè del personaggio nè del
paesaggio. Superato l'impatto con un protagonista scritto bene e con un modo di
girare obiettivamente vivace e competente, lentamente Oh Boy scivola nel convenzionale. Pur non
perdendo in ritmo nè annoiando, l'impressione è che il vagare intorno alla
città sia più pretestuoso che altro, più un espediente che un'esigenza. Un
movimento senza troppo senso e abbastanza vuoto.
Similmente al viaggio attraverso la città anche l'espediente della
durata del film tutta compresa in un giorno e una notte appare più come un
vincolo utile a far emergere interesse anche riguardo una storia che non di suo
non ne avrebbe.
Se infatti a Oh Boy si
leva il ritmo e si leva la costruzione intelligente non rimane molto. E
dall'altra parte il ritmo e la costruzione in questione da soli non sono così
straordinari da bastare.
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