domenica 1 luglio 2018

Che Dio ci perdoni - Rodrigo Sorogoyen

il film non cede un attimo, e alla fine non sarai deluso, in un crescendo di cinema come si deve.
in Spagna non saranno 1003, ma sono sempre più i bei film spagnoli, noir, ma non solo, che riescono ad arrivare nelle sale italiane.
a Madrid si svolge un'investigazione contro il tempo, con tutte le situazioni di difficoltà possibili e immaginabili, all'interno della coppia di investigatori, nella vita di tutti i giorni, problemi con il capo, problemi fra colleghi, tra l'altro.
e quando il caso è a un passo dalla soluzione..., il resto guardatelo voi.
due ore ben spese, promesso - Ismaele





Il crescente clima di tensione, perfettamente adeguato al carattere nerissimo di questo film, non impedisce al regista di avventurarsi talvolta (e, secondo me, con ottimi risultati) sul terreno dell’ umorismo intelligente, riportando il racconto nell'ambiente spagnolo da cui aveva preso le mosse: la Spagna è davvero onnipresente in questo film, non solo per la riconoscibilità di molti dei luoghi di Madrid in cui si svolge, ma per l’irruenza triste del carattere di Javier, per la presenza profonda, nel bene e nel male, della mentalità cattolica diffusa in tutti gli ambienti da cui sembra derivare l’ambiguità quasi controriformistica di tutti i principali personaggi, costretti ad agire in una condizione di permanente doppiezza. Film davvero notevole per la complessità della narrazione, per l’eccellenza degli straordinari attori, purtroppo, per ora, visibile solo nella mia città. Non fatevelo sfuggire, se vi capita!

Gli spagnoli ultimamente producono meno horror, ma stanno sfornando ottimi thriller come questo Que Dios Nos Perdone. Immerso in una realtà sociale incadescente, fra visite papali e crisi sociale con manifestazioni di protesta, si sviluppa una trama avvicende su un serial killer che strupra e uccide vecchie signore indifese. C'è sicuramente Fincher come riferimento cinematografico oltreoceano, ma è vero che la vicenda è calata perfettamente nella realtà spagnola con un piglio meno cupo e più realistico e con una coppia di poliziotti che, come il corrispondente Seven, appare malassortita e piuttosto invisa dai colleghi. Un serial killer dalla psiche disturbata e perversa dai tratti comuni quanto inquietanti. Ottimo il comparto tecnico e la direzione degli attori dalla recitazione che non va mai oltre le righe. Da vedere.
Oltre a Roberto Álamo, premiato giustamente con il Goya 2017 per il miglior attore protagonista, e Javier Pereira, anoressico e disturbante nel suo erotismo distaccato e corrotto, ad unire i due film di Árevalo e Sorogoyen c’è quel “pedazo de actor” di Antonio de la Torre già incredibile in titoli come Balada triste de trompeta(2010), Caníbal (2013) e La isla mínima (2014), che qui, in Que dios nos perdone, cambia totalmente interpretazione rispetto al film “gemello” Tarde para la ira, senza sbagliare un colpo. Recitazione misurata, contenuta ed interiorizzata che permette all’attore di contribuire al successo del film nell’ottica di rappresentare una societa disturbata, atomizzata e sclerotica, e a noi spettatori di godere di una coppia di performance, la sua e quella di Álamo, rare nel cinema europeo.

2 commenti:

  1. Davvero un bel film, anche se alla fine la religione e Dio non c'entrano niente ;)

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    1. questi spagnoli bisogna tenerli d'occhio, se dio vuole

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