una famiglia normale, madre, padre, e i due figli, è appena morta la nonna.
tutti hanno un destino, molti non lo sanno, questa è l'ereditarietà del titolo, solo pochi sanno, o lo sapranno, che dovranno fare delle cose.
il ritmo del film, delle domande, e delle risposte, quando possibili, crescono di minuto in minuto, e quello che sembrava impossibile è vero.
tutti bravissimi, Toni Collette di più.
il cinema avrà anche l'aria climatizzata compresa nel prezzo del biglietto, non perdetevelo, è più bello di quello che vi immaginate (tra l'altro è un'opera prima) - Ismaele
…El legado del diablo es una joya del cine artesanal que conjuga el terror
con el drama; maneja elementos propios del cine más clásico para introducirnos
dentro de una historia que no es lo que parece. Aquellos que acepten el desafío
pueden descubrir la posibilidad de un nuevo clásico instantáneo del género.
No soy muy fan del cine de terror, pero de vez en
cuando me encuentro con una película que me convence y salgo muy contento de su
proyección, y eso no quiere decir que me provoque terror o miedo, ya que no me
asusto viendo una película desde hace muchos años. Una de esas películas que
considero notables dentro del género es la ópera prima de Ari Aster, con guion
escrito por el cineasta neoyorkino, que te mantiene en tensión hasta el final y
no s hace pesada pese a durar más de 2 horas…
…La película sabe mantener un enigma hasta el final
gracias a su decente guion, pero sobre todo la propuesta destaca a nivel
artístico y técnico. El montaje
Lucian Johnston y Jennifer Lame dota de agilidad al proyecto y sabe jugar
bien con las escenas del presente y algunas elipsis. La fotografía de Pawel Pogorzelski es
magnífica, tanto en las escenas de exteriores, en las que suceden por la noche.
El sonido está presente en varias escenas para provocar el susto, pero en
menor medida que en las cintas más convencionales del género que llenan las
multisalas de todo el mundo.
No me quería olvidar de esas escenas con las casas en miniatura que cuida
minuciosamente la protagonista, y que tienen relación con algunos elementos
centrales de la trama.
La película puede gustar a los aficionados al cine de terror, pero aviso
que no es la típica película de género, y que puede ser más asequible al
público medio que disfruta con un terror diferente.
…La tensione s’incrementa graduale lungo lo svolgimento di
Hereditary. E’ un climax, il cui principio è lento, di tono fortemente
drammatico e in cui sono solo forniti alcuni vaghi elementi, lasciando lo
spettatore stranito e confuso davanti a un Kammerspiel
post-contemporaneo con una nota in nero. Poi, in una caduta libera che
aumenta la propria velocità di minuto in minuto, fatti sempre più foschi e
inquietanti travolgono chi guarda, in un’inevitabile deriva verso
la tenebra che sfocia in un finale tanto imprevisto quanto agghiacciante.
Il senso d’angoscia e di terrore sono poi acuiti dall’abile performance di due
interpreti femminili fondamentali e complementari. Da una parte, la giovane
Milly Shapiro dà forma a un personaggio silenzioso, ambiguo e caratterizzato da
sguardi e gesti evocativi, in un sapiente minimalismo espressivo. Dall’altra
Toni Collette porta sullo schermo una psicologia controversa, una donna
eccentrica ed emotiva, con scatti di collera e dilanianti sensi di colpa,
rendendola con felice e marcato manierismo. Gli altri due ruoli principali sono
altrettanto ben interpretati e funzionali alle due suddette: Gabriel Byrne è
controparte posata e sarcastica della moglie isterica, Alex Wolff il figlio
vessato e perfetto capro espiatorio sotto molteplici punti di vista. A
completare il tutto vi sono geniali escamotage nella regia e nel montaggio, nei
movimenti di macchina, con stacchi repentini tra due sequenze in cui il
medesimo soggetto, Peter, è seduto sul letto immerso nel buio e subito dopo è
in classe, di giorno, nella stessa posizione, oppure nell’overture in
cui la replica della stanza in miniatura si anima per divenire quella reale.
Eccezionale debutto che tradisce una notevole cultura
cinematografica e letteraria, accompagnata da un’inventiva non indifferente,
Hereditary è un horror che non si ferma al banale spavento, come molti prodotti
che approdano nei nostri cinema da troppo tempo ormai, ma scava a fondo nelle
radici stesse del male suggestionando lo spettatore sottopelle.
…Rara avis en el género de terror
Hereditary es una de las mejores películas de género visto en mucho tiempo.
Películas de horror nos llegan muy a menudo pero pocas tan estimulantes como la
que ha creado el novel Ari Aster con un guion milimétrico en la que
las piezas van encajando cual puzle donde al principio uno no tiene claro
que se pueda resolver pero según avanza la trama todo queda perfectamente
ensamblado. Si a ese guion le acompañas un montaje modélico pocas cosas pueden
fallar en una película cuya trama tiene muchas lecturas y es propicia a crear
debate una vez salidos de la sala.
Casas
malditas, rituales y demás trivialidades en el mundo del terror son aquí tratados,
por muy raro que parezca, con una originalidad que sorprende gracias a la
manera de narrarlo y la estupenda ambientación creada hace temblar al
espectador acompañada de unas escenas perfectamente rodadas. Terror
en estado puro que atemoriza e intriga por igual a un espectador que va
descubriendo con cuentagotas el desenlace de una historia que bebe de grandes
clásicos del horror.
Hereditary
no llega a ser perfecta, tampoco hace falta, debido a su parte final que acaba
por ser algo convencional pero que no molesta gracias a lo "mal" que
nos ha hecho pasar el director durante toda la película. Una película para
disfrutar y que se tendrá en la memoria durante mucho tiempo, si deseas ver una
película de género fuera de lo habitual esta es tu película , si por la contra
solo quieres ver otra película más de terror olvídate, aquí nada se parece a
esos films anodinos donde conoces hasta el orden de muertes de los
protagonistas. Hereditary nos lleva al horror familiar en una película
inquietante como pocas veces palpamos.
…Ari Aster architetta una messa in scena elegante, che
non ha timore di apparire snervante e gioca in maniera diretta con il
riferimento cinefilo più evidente, l’inarrivabile Rosemary’s
Baby di Roman Polanski,
che proprio nel 2018 ha compiuto cinquant’anni. Lo fa muovendosi su un duplice
registro: da un lato il dramma borghese e l’elaborazione del lutto – che in
film dell’orrore diventa inevitabilmente l’elaborazione di più lutti, in un
processo quasi impossibile da interrompere – e dall’altro l’horror demoniaco,
con tanto di pentacoli, insospettabili seguaci e paranoie visionarie. Da questo
punto di vista l’ultima parte di Hereditary, che
sceglie in modo netto su quale lato della barricata (tra delirio schizoide e
verità occulta) prendere posizione, potrebbe creare qualche malumore
soprattutto in quella parte di pubblico meno avvezza al genere: si tratta in
realtà della dimostrazione di un potere incubale non comune, e non semplice da
rintracciare in un panorama contemporaneo – lui sì – affascinato da un nuovo
puritanesimo, dove nulla deve essere mostrato, e nulla deve arrivare a
perturbare lo spettatore. Ari Aster ha il coraggio di farsi beffe di questa
discutibile prassi odierna e firma un’opera altera, non sempre equilibrata
nella gestione dei tempi ma carica di fascino e in grado di angosciare lo
spettatore, costringerlo a uno sguardo disallineato, mai prono, che riporta il
concetto di “demone” alla sua etimologia greca: essere divino, estraneo alle miniature immobili e
perfette solo all’apparenza che sono gli esseri umani.
…Il regista gioca con le nostre percezioni,
spingendoci a mettere in dubbio le stesse immagini che i nostri occhi vedono –
o credono di avere visto. Cosa c’è nell’angolo della stanza? Un cappotto
piegato su una sedia, oppure qualcosa di peggio, che non osiamo nemmeno
immaginare? Tutto questo prolunga la sensazione di terrore, la enfatizza.
Perché “Hereditary – Le radici del male” non è
soltanto un horror, ma un film sul trauma, su quel
fardello che molto spesso la famiglia ci lascia sulle spalle. E che, come agli
sfortunati protagonisti, ci tocca portare anche senza avere nessuna colpa.
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